Torna alla Fondazione Arnaldo Pomodoro Open Studio, il ciclo di mostre allestite nello studio del Maestro nate con lo scopo di riscoprire e approfondire temi e periodi particolari del percorso artistico di Arnaldo Pomodoro, esponendo opere, documenti e materiali d’archivio originali.
Da domenica 12 marzo fino al 28 maggio 2023 la mostra La negazione della forma. Arnaldo Pomodoro tra minimalismo e controcultura, a cura di Federico Giani, punta i riflettori sul quinquennio 1966-1970, una stagione di grande vivacità e interesse. Sono gli ‘anni americani’ di Pomodoro, vissuti a cavallo tra l’Italia e gli Stati Uniti, con incarichi di insegnamento a Stanford e Berkeley, durante i quali l’artista sviluppa un’inedita sperimentazione formale, influenzata da fenomeni come il minimalismo, e partecipa da protagonista a iniziative di controcultura, che intendono cioè aprire nuovi spazi di pratica politica e culturale.
La mostra
La mostra è suddivisa in sei sezioni, ciascuna delle quali indaga un aspetto specifico del lavoro o della vita di Pomodoro, e presenta circa quaranta opere–sculture, grafiche, multipli, disegni, modelli e prototipi–alcune delle quali riscoperte e restaurate per l’occasione, altre concesse in prestito da collezionisti privati e da istituzioni come Collezione Intesa Sanpaolo e Museo Magi ‘900–Pieve di Cento (BO).
Il racconto del contesto e delle vicende che vedono protagonista il Maestro è affidato a una selezione di fotografie, filmati e materiali d’archivio e a un gruppo di opere di artisti americani, colleghi e studenti nei campus, con i quali Pomodoro stringe amicizia in quegli anni, come Harold Paris, Sue Bitney, William T. Wiley, Stephen Laube Arlo Acton. Uno dei temi fondanti della poetica di Arnaldo Pomodoro, all’origine dell’invenzione delle celebri Sfere, è la ‘negazione della forma’, cioè la ricerca della vitale contrapposizione tra pieno e vuoto. Tra il 1966 e il 1970–confrontandosi con le posizioni estetiche e teoriche del minimalismo, consacrato proprio in quegli anni da una serie di mostre cruciali negli Stati Uniti–Pomodoro spinge il suo intervento sulla forma sferica a un grado di estrema sintesi formale e concettuale. Nasce così un gruppo di lavori che lui stesso definisce nei termini di ‘operazioni mentali’: i Rotanti, Forma XeOnda.
Nei Rotanti le superfici corrose e le trame segniche che caratterizzano le Sfere lasciano progressivamente il posto a tagli e perforazioni nette e regolari, frutto di una lavorazione che, pur restando manuale, sembra voler sondare le possibilità di un’estetica meccanica o industriale. Questo aspetto risulta ancora più evidente nella scelta dell’acciaio cromato di Forma XeOnda, materializzazioni delle “forme negative” ricavate daiRotanti, vuoti che diventano positività concrete e reali. In questi anni la sperimentazione sul rapporto tra pieni e vuoti, tra opposti e complementari, interessa tutti gli ambiti di attività dell’artista. Sono veri e propri ‘esperimenti sul metodo’,rappresentati in mostra da una serie di litografie su carte riflettenti e con gamme cromatiche contrastanti, a metà strada tra il Pop e l’Optical, da un libro d’artista realizzato a quattro mani col poeta Roberto Sanesi, nonché da multipli e gioielli, questi ultimi editati dalla GEM-Montebello e immortalati dagli scatti di Ugo Mulas.
Gli anni americani di Pomodoro, animati da un mix di stimoli artistici ed extra-artistici che hanno sollecitato e nutrito le sue ricerche, sono raccontati in mostra da una serie di materiali d’archivio e da opere di amici artisti che documentano la sua attività di appassionato docente a Stanford e Berkley e il suo ruolo di ponte tra Stati Uniti e Italia, manifestatosi in particolare nelle iniziative di controcultura organizzate e promosse da Pomodoro, come la rivista d’avanguardia ‘Che fare’, fondata e diretta assieme all’amico Francesco Leonetti, e il ciclo di mostre all’apertoUna scultura nella strada, che coinvolse artisti come Alexander Calder, Giuseppe Spagnulo, Gianfranco Pardi, Mauro Staccioli e Nicola Carrino.
La mostra si chiude su Shaping Negation, La forma negativa (1970), film sperimentale realizzato a sei mani con gli amici Ugo Mulas e Francesco Leonetti, un ritratto auto-ironico dell’artista, delle sue opere e del suo modus operandi, e per esteso anche dell’intero sistema dell’arte, una sintesi dei tratti salienti di ciò che aveva caratterizzato il suo lavoro e la sua vita nel quinquennio 1966-1970, tra sperimentazioni minimaliste e iniziative di controcultura.
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