Per oltre un secolo, le Araceae sono state tra le piante favorite nel mondo intero. Questa grande famiglia include piante esotiche e strane, ma in realtà molte delle specie sono famigliari ai giardinieri e anche molto comuni come piante d’appartamento e da giardino. Mentre la maggior parte di loro proviene da zone tropicali, alcune sono diffuse praticamente in ogni continente e quindi anche in zone dal clima temperato. A parte la bellezza degna di nota delle foglie e degli steli, quello che accomuna la Araceae sono la struttura e la forma insolita del fiore. Non sarà difficile, dopo averle conosciute da vicino, diventarne avidi collezionisti.
Origine
I membri di questa grande famiglia si trovano frequentemente nei Tropici e colonizzano una grande varietà di habitat. Perciò, tra le Araceae si trova un ampio ventaglio di preferenze: dalle epifite, che crescono sugli alberi o sulle rocce, fino alle galleggianti acquatiche, e a volte invasive, come la Pistia stratiotes.
Oltre a quelle amanti dei climi caldi e umidi, ci sono anche specie native europee e persino italiane, come Arum italicum e Arisarum vulgare.
Note botaniche
Sono sicuramente piante fuori dal comune, tant’è che uno studioso ha detto che dovrebbero essere classificate come Famiglia Addams. La maggior parte degli oltre 100 generi di questa eccentrica famiglia sono erbacee perenni che si sviluppano da un tubero o da un rizoma. In molte di loro scorre una lattice dall’odore forte, che in alcune contiene ossalati di calcio.
Il fiore delle Araceae
Ciò che permette di riconoscere un’Aracea è la struttura unica dei fiori. Infatti, è questo quello che accomuna i membri di questa grande famiglia. In realtà quello che noi chiamiamo fiore è una foglia modificata, o spata, che nasconde la vera infiorescenza. Avvolto in questo scudo protettivo c’è lo spadice. Lo spadice ha la forma di una clava ed è composto da moltitudine di minuscoli fiori fusi insieme. I fiori sono carnosi e possono essere ermafroditi oppure unisessuali. In quest’ultimo caso, le piante sono monoiche. Avranno cioè fiori di entrambi i sessi: i fiori maschili si trovano sulla punta dello spadice e quelli femminili sulla parte vicina alla spata. Questa compresenza rende le piante fertili. La spata è in genere molto appariscente e questo ha stimolato i produttori a creare nuove cultivar e nuovi ibridi dai colori più vari e dalle texture accattivanti.
Profumo o fetore?
Un altro tratto comune distintivo di molte Araceae è il profumo che producono per attrarre gli impollinatori. Per un fiore, profumare non è ovviamente inconsueto, moltissimi lo hanno nei propri geni. Ma quello che in questo caso è davvero spiazzante, è che il profumo creato dalle Araceae serve ad attirare gli insetti saprofagi. Veri e propri spazzini, i saprofagi sono tutti quegli insetti che si nutrono di animali e piante in putrefazione. Perciò, in questo caso, il cosiddetto profumo dei fiori di alcune Araceae è in realtà uno sgradevole olezzo che assomiglia all’odore della carne marcia. Ad acuire la diffusione dell’odore intorno alle piante, contribuisce un’altra caratteristica peculiare: molte specie sono termogeniche, in grado cioè di produrre calore. Questa skill ha un doppio scopo: serve a riscaldare l’aria intorno alla pianta (utile se il clima è freddo o addirittura gelido) e aiuta a rafforzare le esalazioni in modo che siano percettibili in un’area più ampia. Ma forse la nomea di questa caratteristica come pestilenziale è veramente esagerata, perché nella maggior parte dei casi, l’odore scompare una volta ottenuto lo scopo: la fecondazione.
Le tropicali da appartamento, da serra e da giardino
Molte, anzi moltissime, sono già nei salotti di tutto il mondo.
Caladium
La novità più trendy sono le enormi foglie candide, anche solcate di rosa, di verde e di scarlatto di questa Aracea. Negli ultimi anni sono state create cultivar che possono dare luce ad ogni angolo ombroso. Alle nostre latitudini sono da coltivare in vaso oppure in terra, riservando loro le cure di una Dahlia. In sostanza, possono passare tutta la stagione vegetativa all’aperto, ma i rizomi andranno messi al riparo non appena la pianta perderà la parte aerea.
Scindapsus pictus
È originario del Sud-Est asiatico. Rampicante sempreverde che può crescere diversi metri anche coltivato in casa, ha piccole foglie a cuore con disegni crema e rosa.
Epipremnum
La specie più presenzialista di tutte, portava il nome di Pothos. Nonostante il cambio tassonomico, è rimasta la meno pretenziosa di tutte le piante d’appartamento, capace di sopravvive al pollice più nero. Epipremnum aureum è la già comune, per chi volesse qualcosa di più interessante, si consiglia di cercare Epipremnum amplissimum o Epipremnum pinnatum.
Monstera
Monstera deliciosa è un’Aracea originaria delle foreste delle foreste subtropicali del Centro America. Ha decorato le pareti delle case europee con le sue lunghe liane fino agli anni ’70 del secolo scorso. Caduta in disuso, oggi è oggetto di un nuovo interesse. Il nome Monstera, mostro, lo deve alla grandezza che è capace di raggiungere e l’aggettivo deliciosa ai suoi frutti edibili. Una curiosità: sono state trovate piante in natura anche in zone del Mediterraneo, come in Sicilia.
Monstera addansonii è una gigantessa al pari della cugina, ma la distinguono le foglie variamente traforate.Per questa sua caratteristica, gli anglofoni la chiamano con il fantasioso nome di “swiss cheese plant”.
Tra i tanti generi più o meno simili, è degna di nota Monstera pinnatipartita. Le sue foglie nascono intere e a maturità diventano profondamente incise. È raro trovarla in commercio.
Rhaphidophora
Un altro genere delle Araceae che si divide in molte specie, tutte originarie di una vasta area che va dall’Africa alle isole del Pacifico. Rhaphidophora decursiva, nativa della Cina e dell’Indocina, è conosciuta per l’attività antimalarica degli estratti delle sue foglie. Rhaphidophora tetrasperma è la specie piu facile da trovare in commercio ed è spesso confusante chiamata Monstera nana. Invece, Rhaphidophora hayi è una rampicante in grado di attaccarsi ai supporti tramite petioli.
Zamioculcas zamiifolia
Un’altro must per i negati con le piante. Produce continuamente racemi di foglie lustre e coriacee, in casi ecezionali anche fiori tipici delle Araceae. Sopravvive alle incurie più reiterate, prosperando gioiosa con poca acqua, poca luce e quasi senza concimi. Quasi.
Anthurium scherzerianum
Anthurium è un genere con centinaia di specie e altrettante tra cultivar e ibridi. Originari del Centro e Sud America, sono quasi tutte piante epifite. Devono essere coltivate in casa.
Colocasia esculenta
Nativa forse dell’India, è oramai presente in molte zone del globo, anche come alloctona invasiva. Persino in Italia ci sono colonie naturalizzate nelle Isole e in Calabria. Le foglie, che sono enormi in alcune cultivar, le hanno procurato il nome volgare di “orecchio d’elefante”. In effetti, se ben coltivate, sono piante che possono raggiungere dimensioni notevoli. Prima che alla bellezza indubbia come pianta ornamentale, deve la sua diffusione alla sua commestibilità. Con il nome di taro, ma anche dasheen, yam e un’altra mezza dozzina di lemmi, designano la Colocasia esculenta, ma anche, senza troppe distinzioni, Alocasia e Xanthosoma.
Alocasia
Un genere che conta quasi cento specie, tutte originarie del Sud-Est asiatico. Molte sono simili a Colocasia e non è facile distinguerle. Le foglie all’ingiù o all’insù non sono dirimenti, come dimostrano le foglie pendule di Alocasia sanderiana o Alocasia x amazonica. Queste due varietà hanno foglie di forma quasi scultorea. Sono sagittate, verde lucido, sulle quali risaltano le nervature bianco crema. da coltivare rigororsamente dove le temperature non scendano sotto i 15°C.
Araceae dal profumo pungente
Symplocarpus foetidus
È originario di alcune regioni umide del Nord-Est americano, zone dove l’inverno le temperature vanno parecchi gradi sotto lo zero. Viene definito dai locali “puzzola di palude” e il nome non è certo immeritato. In primavera, dal fango emerge lo spadice avvolto nella spata porpora, maculata di giallo crema. Il fiore ha l’odore mortifero che serve ad attirare gli impollinatori. È una pianta termogenica, cioè capace di creare intorno a se temperature tra i 15° e i 35°. Così facendo, riesce a sciogliere il ghiaccio e a procurarsi la possibilità di essere fecondata spandendo il suo odore nell’aria.
Amorphophallus
Il genere raccoglie decine di specie, molte dall’aspetto mozzafiato e anche un po’ inquietante. La forma di molte di esse (intuibile dal nome latino) ha creato parecchi imbarazzi in epoca vittoriana.
Amorphophallus titanum
È senza dubbio la più specie più conosciuta. La sua fioritura gigantesca e l’odore che ne emana sono tali da diventare un evento pubblicizzato dai giardini botanici, come avviene anche nei famosi Kew gardens di Londra. Lo spadice enorme può raggiungere i 3 metri di altezza. La spata che lo avvolge è porpora all’interno e verde all’esterno, altrettanto maestosa. L’insieme assume l’aspetto di un avvenimento preistorico.
Amorphophallus konjac
È molto più contenuto di titanum nelle dimensioni, ma altrettanto stupefacente. Nativo dello Yunnan, viene largamente coltivato in tutta l’area tra Cina, Giappone e Indonesia. Dai suoi tuberi si ricava un amido gelatinoso, usato dall’industria dolciaria. In occidente sono molto popolari i sostituti ipocalorici della pasta fatti con tuberi di konjac.
Araceae resistenti al freddo
Come già detto, oltre al preminente numero di generi tropicali, ne esistono alcuni nativi delle zone temperate con inverni freddi, Italia compresa.
Dracunculus vulgaris
Dracunculus vulgaris, endemico dei Balcani, si è poi diffuso in tutta l’area mediterranea dalla Grecia alle isole dell’Egeo fino all’Anatolia. Dal tubero spunta prima il fiore e subito dopo appaiono le foglie palmate, maculate di bianco. Le spate rosso porpora avvolgono lo spadice, di un rosso nerastro ancora più scuro. Le infiorescenze possono arrivare quasi al metro di lunghezza, il che le da il primato di Aracea più grande del Mediterraneo. In alcune aree esistono individui con spate bianche. Dracunculus canariensis è la sola altra specie di questo genere: è più piccolo e ha l’infiorescenza bianco candido.
Sauromatum venosum
Nativo di Asia e Africa, Sauromatum venosum ha tutte le caratteristiche dell’Aracea. Le infiorescente sono tra le più attraenti, con i contrasti di colore tra porpora e giallo e verde acceso. Anche il loro odore penetrante tiene fede alla genetica di famiglia. I testi di giardinaggio suggeriscono di coltivarlo in zone del giardino un po’ fuori mano. La lontananza eviterà che gli effluvi dei fiori arrivino in casa. In Italia può essere coltivato a dimora in giardino, in substrato leggermente acido.
Arum italicum
Arum è il genere più comune nell’area che comprende l’Europa, tutte le coste del Mediterraneo e l’Asia Minore. Sono piante erbacee rizomatose di altezza variabile a seconda della specie. Somo molto eterogenee anche nei colori della spata,colori che vanno dal bianco al giallo fino al porpora. Arum italicum è originario dell’area mediterranea ma si è naturalizzato in diversi Paesi del mondo. È attualmente presente nel Regno Unito, in Nord Europa, nelle regioni caucasiche e, in maniera sporadica, anche negli Stati Uniti. È una specie polimorfa, anche per la tendenza ad ibridarsi con altre. Le foglie, verdi, a volte marmorizzate di bianco, spuntano dall’autunno mentre le infiorescenze, anch’esse verdi oppure bianche, emergono dalla fine dell’inverno. Caratterisca che la rende riconoscibile sono le pannocchie di semi scarlatti.
Arisarum vulgare
Arisarum vulgare si riconosce facilmente dalla forma della spata, che è eretta con la punta ripiegata verso il basso. I colori hanno una certa variabilità, ma le spate sono sempre più o meno striate di verde e bianco, con sfumnature porpora. Cresce nei luoghi incolti, spesso sui litorali, e fiorisce da ottobre a maggio.
Arisarum proboscideum è un’altra specie che diversamente dalla precedente, fiorisce in primavera. La forma particolarissima dell’infiorescenza la rende una vera rarità: la spata biancastra diventa quasi nera sull’apice e si allunga in una lunga coda che le dona l’aggettivo del nome. Il suo habitat sono i boschi ombrosi lungo tutto l’arco appenninico italiano.
Araceae aliene naturalizzate in Europa
Alcune specie importate in Europa come acquatiche ornamentali, sono sfuggite alla coltivazione e sono diventate invasive. Tra queste ci sono alcune Araceae.
Pistia stratiotes
Dietro il gentile nome di lattuga d’acqua, si cela una delle piante più infestanti. Pistia stratiotes è oramai presente in molte regioni italiane dove le temperature invernali sono clementi. È una pianta galleggiante, che si riproduce velocemente tramite stoloni.
Lemna minuta
Una delle tante specie definite lenticchia d’acqua, introdotta come ossigenante nei piccoli bacini d’acqua. Al momento in Italia è praticamente presente in quasi tutte le regioni, dove in alcune causa problemi di eutrofizzazione proprio per la sua natura invasiva. Anche in altri Paesi europei, anche nordici, è segnalata come pianta alloctona.
Lysichiton americanus
È un’Aracea nativa del nord America, dall’Alaska alla California. Cresce in aree paludose all’ombra dei boschi, cresce lungo i corsi d’acqua e nelle torbiere. A crescita lenta, ma continua, ogni pianta può coprire un mq di spazio. È stata introdotta in Europa e ora si è naturalizzata nei Paesi nordici e centrali. È presente dall’Irlanda alla Scandinavia ed è stata trovata anche in Svizzera. Ad oggi non risulta nei Paesi mediterranei, dove però viene coltivata come ornamentale. Le spate compiono in primavera, prima delle foglie, e i fiori hanno il classico aroma che attira gli impollinatori.
Elena Zanni
©Villegiardini. Riproduzione riservata
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