La completa trasformazione di questo modesto cottage operaio a un piano, nella storica ‘Tiny Town’ di Toronto, firmato Anya Moryoussef Architecta, ha trasformato una casa fatiscente in un rifugio luminoso ed essenziale. La cliente, Laurel Hutchison, è un’insegnante in pensione, il budget destinato alla ristrutturazione base ha permesso di salvare dal degrado la sua casa di 112 anni.
Il risultato ottenuto è un’abitazione di 720 metri quadrati, delicatamente proporzionata e piena di luce, costruita sulle sue fondamenta originarie, che rielabora ogni aspetto dell’antico cottage operaio, una tipologia abitativa di fine secolo quasi completamente scomparsa dalla città.
Il contesto urbano
Il contesto urbano dove si trova il cottage, Craven Road, è piuttosto insolito. Precedentemente nota come Erie Terrace, la strada fu originariamente sviluppata per ospitare operai e immigrati a basso reddito all’inizio del XX secolo. Caratterizzata da piccole abitazioni che si estendevano solo sul lato est della strada e una recinzione comunale che correva lungo il lato ovest, in questa strada atipica si trovava la più alta concentrazione di case unifamiliari sotto i 500 metri quadrati di Toronto. Oggi Craven Road rimane una comunità unita e un avamposto architettonico unico in una città sempre meno accessibile.
Ricostruzione parziale: una strategia
Il progetto di Anya Moryoussef è iniziato con l’obiettivo di mantenere l’impronta originaria della casa a un solo piano per permettere alla padrona di casa di poter vivere in maniera confortevole anche in età avanzata. Per evitare la lunga procedura burocratica comunale che avrebbe anche costretto Laurel a rimanere fuori casa più a lungo delle sue possibilità, il progetto di Anya Moryoussef è stato presentato e autorizzato come un intervento di ristrutturazione. Tuttavia, poco dopo l’arrivo del costruttore sul posto, si è scoperto che il corso superiore delle fondamenta aveva bisogno di essere ricostruito. Per farlo era necessario abbattere i muri sopra le fondamenta, operazione contraria alle norme della città, secondo le quali almeno il 50% dei muri esterni deve rimanere al suo posto affinché un progetto possa qualificarsi come ‘ristrutturazione’, invece che come ‘nuova costruzione’ (facendo così scattare il processo di approvazione). La soluzione pensata dallo studio è stata di munire il cottage di un sistema di puntellamento temporaneo che sospendeva in aria l’involucro della casa fuori terra, consentendo ai tecnici di accedere alle fondamenta per poterle riparare e soddisfacendo, al contempo, il requisito dell’ispettore edilizio di mantenere in piedi almeno il 50% delle pareti originali della casa. Questa prodezza ingegneristica, architettonica e costruttiva è stata resa possibile in parte dalla generosità di un vicino che ha permesso al costruttore di utilizzare come contrafforte la sua terrazza posteriore in cemento armato per l’ancoraggio di un muro di sostegno temporaneo.
Reinvenzione della tipologia e del brief del cliente
Con l’impronta originaria intatta e le altezze dei muri, gli angoli del tetto e le percentuali di finestre rispetto alle pareti rigorosamente prestabilite dalle linee guida per le ristrutturazioni, al processo di progettazione è seguito un attento studio della tipologia del cottage operaio esistente per poter de-costruire, trasformare, reinterpretare e ri-costruire la casa in modo completamente moderno. Le principali strategie progettuali hanno incluso il capovolgimento lungo l’asse della pianta, il riorientamento della pianta verso l’intimo cortile esposto a sud e la creazione di un senso di compressione ed espansione reinventando il timpano tradizionale del tetto come una clerestory a dente di sega per inondare la casa di luce naturale e aria fresca.
Sono state introdotte strategicamente, inoltre, altre aperture per far confluire la luce da varie direzioni e collegare l’interno al piccolo giardino, oscurando al contempo le viste dirette alla casa dall’esterno. L’insieme di queste strategie crea la sensazione di uno spazio altamente animato, in continua evoluzione, che sfida i confini fisici della casa.
Queste decisioni progettuali sono state una risposta diretta alle richieste della committenza: il desiderio di luce abbondante, di tranquillità e di un relativo senso di isolamento dall’ambiente urbano occupato, una solitudine ispirata, dove si può essere soli, ma non solitari. La casa è stata trasformata in un contenitore di luci e ombre, dove sembrano quasi abitare lo spazio, insieme a Laurel.
Nonostante l’estetica relativamente minimalista, la casa non sembra mai vuota.
Per enfatizzare ulteriormente questo aspetto, la facciata interna della parete nord della casa, alta 15 metri e che fa da sfondo agli spazi abitativi principali, funge da schermo di proiezione per i colori, i bagliori e le ombre sempre diversi durante lo scorrere del giorno e delle stagioni, comprese le luci soffuse e le sagome arboree della foresta urbana matura sul lato ovest di Craven Road.
La casa è composta da quattro stanze: un ingresso, un soggiorno, una sala da pranzo e una cucina; un piccolo studio/dispensa che può ospitare un letto singolo; un bagno/lavanderia e una camera da letto principale.
La cucina a U è stata studiata per consentire una deambulazione senza ostacoli anche in età avanzata; il bagno privo di cordoli è adatto alle attrezzature per l’accessibilità con pareti bloccate per futuri maniglioni; l’illuminazione a LED e finiture robuste per promuovere la manutenzione e le bollette energetiche ridotte; uno spazio per dormire destinato a una potenziale badante convivente e un portico anteriore progettato per ospitare una futura rampa, con una tettoia che protegge dalle intemperie.
Per sfruttare al meglio il budget a disposizione, lo studio si è procurato infissi di alta qualità e di recupero. Per garantire che la casa fosse di facile realizzazione, resistente, efficiente dal punto di vista energetico ed economica da mantenere, sono stati utilizzati materiali facilmente reperibili, tra cui acciaio ondulato con finitura Galvalume per il rivestimento esterno e la copertura, e pavimenti in legno prefinito.
Sostenibilità pensata da Anya Moryoussef
Il progetto di questa casa di 720 metri quadrati ha sfruttato ogni elemento dello spazio e del budget per ridurre al minimo il consumo energetico attraverso l’implementazione di un involucro ad alte prestazioni, di apparecchiature ad alta efficienza e di infissi a basso consumo energetico; il riutilizzo delle fondamenta originali e del sistema di puntellamento per evitare di mandare in discarica il calcestruzzo ad alta intensità di carbonio; lo sfruttamento del riscaldamento passivo, del raffreddamento, della ventilazione e dell’illuminazione naturale attraverso orientamenti strategici, aperture e piante esterne.
Le prestazioni energetiche hanno tratto grande beneficio dal posizionamento e dall’orientamento delle finestre a lucernario, che sono state progettate in coordinamento con lo sviluppo del modello energetico da parte del progettista meccanico. Il guadagno solare passivo è stato significativo durante i mesi invernali e ha rappresentato quasi un quarto del fabbisogno energetico per il riscaldamento degli ambienti della casa.
Con il suo progetto di ristrutturazione, Anya Moryoussef si è posta l’obiettivo di rispettare il tessuto e la storia culturale della strada, re-immaginando al contempo la tipologia del cottage operaio per creare una casa iperfunzionale. Ha inoltre cercato di costruire in modo ‘piccolo’, economico e sostenibile, dando al contempo la priorità a un design edificante per la salute psicologica e a un’ottima abitabilità anche in età avanzata. Infine ha cercato, riuscendoci a pieno, di rispettare i rigidi requisiti comunali in materia di ristrutturazione, ricostruendo efficacemente la casa dalle fondamenta.
Questa luminosa abitazione, con i suoi spazi piccoli ma ampi, è stata descritta dal famoso critico nazionale di architettura Alex Bozikovic come “Un’idea semplice, costruita con materiali ordinari, ma un’idea bellissima eseguita in modo eccellente.”
Informazioni su Anya Moryoussef Architect
Anya Moryoussef Architect (AMA) è uno studio di architettura e interior design pluripremiato e tutto al femminile con sede a Toronto, Ontario, Canada. Fondato nel 2016 per perseguire l’applicazione deliberata e fantasiosa del design alla vita quotidiana, AMA realizza spazi che sono espressioni profondamente personali dei loro abitanti.
L’approccio dello studio di Anya Moryoussef combina archeologia, antropologia ed empatia per re-immaginare il regno dell’abitare ed esplorare criticamente la natura, la cultura e il potere dello spazio domestico. Il processo empatico dello studio è incentrato sull’idea che l’osservazione attenta sia la base di un grande design, e considera ogni suo progetto, dalle ristrutturazioni alle nuove costruzioni e tutto ciò che sta in mezzo, come un rinnovamento, un riconoscimento e una ri-creazione in parti uguali. Oltre ad affrontare le preoccupazioni più ovvie e pressanti dei suoi clienti, delle loro famiglie e delle comunità, il lavoro di AMA cerca di dare priorità all’importanza del benessere emotivo, dell’ispirazione quotidiana, della provocazione intellettuale e del semplice piacere come parte necessaria di ogni spazio.
Anya Moryoussef (BES, M.Arch, OAA, MRAIC) ha ricevuto due medaglie del Royal Architectural Institute of Canada, tra cui il prestigioso Emerging Architect Award (2021). Di recente, AMA è stata inclusa nel 2022’s Twenty + Change, una lista selezionata dei migliori talenti emergenti del Canada, e Craven Road Cottage è stato finalista per l’Ontario Association’s of Architect’s Design Excellence Award. Come educatrice, Anya è docente presso la Facoltà di Architettura, Paesaggio e Design John H. Daniels dell’Università di Toronto e la Scuola di Architettura dell’Università di Waterloo, e in precedenza ha insegnato presso la Bergen Arkitetektskole in Norvegia. Anya ha studiato e praticato a livello internazionale, tra cui Londra, New York, Istanbul e Roma. Oltre a comparire frequentemente sulla stampa di architettura e design, i suoi scritti di saggistica creativa sono stati pubblicati da riviste accademiche e letterarie.
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