La pianta del sapone, anche conosciuta come Sapindus Mukorossi, è originaria dell’India e di quel vasto territorio che si estende dalla Cina meridionale fino al Nepal ed è tipica delle regioni caldo-temperate e tropicali. Proprio per queste caratteristiche climatiche in cui si sviluppa, essa è annoverabile come “frutto esotico”.
Albero del sapone o sapindus mukorossi
In India e in Nepal i gusci delle noci prodotte dall’albero del sapone vengono impiegati come detersivo per il bucato. Sono impiegati anche per la cura degli elefanti sacri e nella medicina ayurvedica, uno dei più antichi sistemi di cura del corpo e dello spirito.
Tuttavia l’albero del sapone è presente anche in Italia e in particolare a Milazzo e nell’Orto botanico di Palermo dove si possono trovare custodite preziose piante esotiche.
Il sapindus mukorossi è un albero piuttosto longevo e la cui vegetazione cresce molto rapidamente ma che ritarda di alcuni anni la produzione dei frutti. Questi ultimi sono maturi quando si tingono di un colore dorato. Iin genere tra i mesi di settembre e ottobre si procede all’estrazione della polpa e all’essiccazione del guscio. Questa pianta cresce, in genere, senza particolari disturbi provocati da insetti o parassiti. Non richiede particolari attenzioni e cure.
La Saponina presente nelle noci
Occorre precisare che la saponina è un nome generico di un’ampia classe di composti chimici dei glucosidi. Largamente diffusa nel regno vegetale e il cui nome deriva proprio dalla peculiare e forte azione schiumogena. Questi composti incolori e amorfi sono impiegati come additivi per saponi o in profumeria per la realizzazione di emulsioni cosmetiche. La saponina è in grado di emulsionare i grassi, dissolvendoli.
Inoltre, se presente in concentrazioni elevate, è in grado di giocare una forte azione tossica sugli insetti e sugli animali a sangue freddo. Infatti, le noci saponarie, per la loro composizione chimica sono anche conosciute per una azione repellente e insetticida. Sono usate in quei trattamenti agricoli volti al contrasto dei parassiti. La pianta inoltre costituisce un ottimo fertilizzante per il terreno circostante e, conseguentemente, un potente argine contro il processo di desertificazione.
Una pianta estremamente versatile
L’albero del sapone, specialmente nei paesi d’origine, trova moltissimi impieghi.
Utilizzato da secoli nella medicina ayurvedica, sono state recentemente studiate molte delle azioni farmacologiche di questo albero. La funzione detergente, disinfettante ed antibatterica, oltre che insetticida e citotossica (termine adoperato in farmacologia per indicare una peculiare sostanza avente i caratteri degli anticorpi contro determinate e specifiche cellule). Infatti, proprio per questo, le noci di sapone vengono utilizzate per la rimozione dei pidocchi dal cuoio capelluto, per la cura della cute in casi di patologie come acne o forme di eczema. Si consideri inoltre il valore pH di 5,4. Questo permette alle noci del sapone di essere particolarmente delicate e adatte a tutti i tipi di pelle, anche dei neonati.
I frutti dell’albero del sapone
I frutti che produce l’albero di sapone sono detti “drupe” (dal latino druppa, oliva ben matura), frutti carnosi costituiti da un unico seme. Non edibili a causa dell’alta concentrazione di saponina nel guscio, dal 15 al 30% circa. Le noci prodotte da questo albero sono composte da un nocciolo, dalla polpa e dalla buccia. Ognuna di queste parti si rivela estremamente preziosa, specie presso quelle località dove l’albero del sapone cresce spontaneamente.
Anche la buccia dei frutti si usa per donare lucidità e fulgidezza ai gioielli in oro e argento ma anche ai capelli. Il seme della pianta invece, oltre a servire per la riproduzione della stessa, può essere utilizzato per curare carie, nausea, raffreddori e contiene un olio che può essere impiegato come biocarburante, ottenuto da una fonte rinnovabile al 100%.
Composizione dei gusci
I gusci dei frutti prodotti dall’albero del sapone sono dei formidabili alleati per l’igiene personale e il bucato, al quale conferiscono particolare morbidezza a tal punto da rendere vano l’utilizzo dell’ammorbidente. In Occidente l’industria di sapone si serve della saponina, alla quale però vengono addizionate numerose sostanze chimiche, deleterie per l’ impatto esercitato sull’ambiente.
I vantaggi dell’utilizzo dei frutti dell’albero del sapone è dato dalla loro natura totalmente ecologica e biodegradabile: non producono o lasciano alcun residuo tossico nell’ambiente e, una volta terminato l’utilizzo, possono essere gettati nei rifiuti organici.
Come si usano le noci dell’albero del sapone
Ecco alcuni spunti di utilizzo per:
- le pulizie: utilizzare una ventina di noci di sapone, bollite per 30 minuti circa che verranno poi schiacciate per ottenere un liquido che, lasciato raffreddare, potrà essere utilizzato come sapone per le stoviglie;
- l’igiene personale: utilizzare una sola noce che, se strofinata energicamente, può essere impiegata anche per due o tre lavaggi successivi;
- il bucato in lavatrice: inserire, solitamente dentro un piccolo sacchetto di cotone o stoffa, 4 o 5 noci intere direttamente all’interno del cestello. Attraverso il movimento centrifugo, le noci rilasciano i tensioattivi presenti al loro interno, agendo perfettamente in sostituzione degli abituali detersivi chimici.
Una scelta green e consapevole per il rispetto dell’ambiente
L’albero del sapone contribuisce alla trasformazione del biossido di carbonio in ossigeno e ad una diminuzione del surriscaldamento globale. È quindi una valida alternativa a detersivi e ammorbidenti sintetici e industriali.
I detersivi chimici contengono tensioattivi derivanti dalla raffinazione del petrolio. Hanno un elevato impatto a livello ambientale in un duplice momento: durante l’estrazione e lo smaltimento. Sono perciò detergenti sintetici realizzati con grandi quantità di zolfo e azoto, sostanze preziose per la flora marina. Essendoci però delle quantità di tali sostanze in forte esubero, le alghe non possono essere smaltite velocemente dagli animali acquatici. Processo, noto con il nome di “eutrofizzazione delle acque” ossia una proliferazione a livello batterico.
Gli scarti generati dal processo produttivo possono penetrare il terreno fino alla falda acquifera, inquinando irreversibilmente fiumi e mari.
Sostanze presenti nei detersivi sintetici
Le principali sostanze presenti in detersivi e ammorbidenti sintetici sono il “Sodio Lauriletere Solfato” (SLES) e il “Laurisoldato di sodio” (SLS). Entrambi ottenuti attraverso la raffinazione del petrolio e la loro funzione è quella di aumentare il potere schiumogeno a contatto con l’acqua.
Testo di Martina Maggiali