Alessandro Antonelli è stato un architetto italiano del XIX secolo che conta tra le sue opere più famose la Mole Antonelliana di Torino e la cupola della basilica di San Gaudenzio a Novara.

Gli anni di formazione

Antonelli è nato il 14 luglio 1798 a Ghemme vicino Novara ed è morto a Torino il 18 ottobre 1888. Dopo aver frequentato il Liceo Artistico di Milano e l’Accademia di belle arti di Brera si trasferì a Torino dove si laureò in Architettura e Ingegneria nel 1824.

Alessandro Antonelli nel 1828 vinse un concorso della Reale Accademia Albertina di Belle Arti che gli permise di recarsi a Roma per continuare gli studi, si appassionò alla geometria descrittiva e a molte opere della capitale. Quando tornò fu nominato nel 1836 professore della Accademia Albertina che aveva frequentato lui stesso, rimanendo ad insegnare fino al 1857.

Alcune delle opere più importanti di Alessandro Antonelli

Novara

Sicuramente ha iniziato la costruzione di edifici già quando risiedeva a Ghemme ed in piccole città vicine. Ma fu Novara a riceve le prime importanti opere di Alessandro Antonelli. Costruì nel 1833 l’altare maggiore del duomo in collaborazione con Berthel Thorwaldsen, scultore emergente conosciuto durante il suo soggiorno a Roma. Nel quinquennio 1840 – 1845 costruisce numerose case tra cui Villa Caccia e nel 1841 inizia i lavori per la cupola della basilica di San Gaudenzio. Nel 1850 l’ospedale maggiore e nel 1854 cura anche la ricostruzione della cattedrale di Santa Maria Assunta che però rimarrà incompiuta.

villa caccia novara antonelli
Villa Caccia è una delle opere meno conosciute di Alessandro Antonelli. Si trova alla periferia di Romagnano Sesia in provincia di Novara

La cupola della basilica di San Gaudenzio

La grande cupola è stata realizzata cinquant’anni dopo il termine della costruzione della basilica. È alta 126 metri in tutto ed è diventata subito il simbolo della città dato che è visibile perpendicolarmente da tutte le strade principali del centro di Novara.

Decise di usare solo materiali della zona e, perciò, la sua struttura non vede l’utilizzo di ferro ma soltanto di mattoni e calce. I lavori iniziarono nel 1844 con la costruzione del tamburo e degli archi di sostegno che andarono a sostituire quelli vecchi che erano inadatti a sostenere la nuova cupola. Come molte altre opere, la costruzione fu sospesa a causa delle guerre d’indipendenza. I lavori ripresero soltanto nel 1858 con Alessandro Antonelli che propose un nuovo progetto. Propose la costruzione di una cupola a due file di colonne e dopo diversi diverbi e problematiche la cupola fu chiusa.

Però, la cupola non poteva ancora dirsi completa. L’architetto fu richiamato nel 1873 dedicando tre anni alla decorazione floreale interna e solo al termine fece costruire il cupolino terminale sopra il quale fu issata la statua del Cristo Salvatore di Pietro Zucchi.

La cupola ha sempre avuto problemi strutturali tanto che nel 1937 fu chiusa per dieci anni per eseguire delle opere di consolidamento. Si scoprì che il modo di progettazione della cupola, cioè a cerchi concentrici, rendeva questa struttura solida e in caso di cedimento strutturale sarebbe collassata su se stessa non danneggiando gli edifici vicini. Ad oggi nella chiesa sono montati una serie di sensori che monitorano le oscillazioni e i cedimenti dell’intera chiesa.

San Gaudenzio antonelli
Cupola di San Gaudenzio – ©Francisco Anzola (Flickr CC BY 2.0)

Torino

Una volta tornato a Torino da Roma nel 1831 elabora un ambizioso progetto di trasformazione (mai realizzato) del centro storico di Torino ma soprattutto del quartiere Vanchiglia che prevedeva anche la demolizione e successiva ricostruzione di Palazzo Madama. Sarà proprio in questa zona che poi costruirà la Mole Antonelliana, la fetta di polenta (originariamente chiamata casa Scaccabarozzi) e casa Antonelli.

Fetta di Polenta torino
Casa Scaccabarozzi, chiamata anche Fetta di Polenta

Mole Antonelliana

Una cupola dal tetto piatto

La Comunità israelitica di Torino affidò ad Antonelli la costruzione del proprio Tempio. Inizialmente l’edificio doveva essere di 47 metri (oggi ne misura circa 168) e iniziò i lavori del pronao e della particolare cupola a base quadrata. L’architetto, però, propose molte modifiche che dilatarono i tempi di costruzione, aumentarono i costi e si aggiunsero anche problemi strutturali. Stremata, la comunità ebraica fece terminare i lavori imponendo all’edificio un tetto piatto.

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La Mole Antonelliana quando era il Tempio israelitico
L’aggiunta del tempietto

Nel 1873 la Mole fu ceduta al Comune di Torino e Antonelli riprese i lavori. L’architetto aggiunse il cosiddetto “tempietto” proprio al di sopra della cupola. Si tratta di un colonnato esastilo neoclassico a base quadrata che riprendere lo stile del pronao. Fu completato nel 1885 e l’edificio passò dai 70 ai 90 metri.

La guglia e la lanterna

Alessandro Antonelli, a quasi 90 anni, si impuntò per terminare una delle sue opere più importanti volendo aggiungere una guglia. Questa avrebbe ricordato la punta della Basilica di San Gaudenzio da lui progettata a Novara e sarebbe stata provvista di colonnati in uno stile intermedio tra neogotico e neoclassico. Abbandonò la base quadrata che lo aveva accompagnato per tutta la struttura e progettò un colonnato a base circolare che chiamò “lanterna”. Sopra di essa la guglia vera e propria alta circa 50 metri di sezione ottagonale.

Il Genio alato e la stella a cinque punte

L’architetto morì prima della fine dei lavori che continuarono sotto la supervisione del figlio e di Crescentino Caselli. Una statua raffigurante un “Genio alato”, uno dei simboli della famiglia Savoia, fu posta in cima alla guglia appena terminata. Nel 1904 la statua ebbe dei problemi e venne quasi spazzata via da una tempesta. Il comune decise di sostituirla con una stella a cinque punte, idea originaria di Antonelli.

In totale l’edificio misurava 167,35 metri diventando, fino al 1953, l’edificio in muratura più alto del mondo.

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La Mole Antonelliana vista dal monte dei Cappuccini. Fino al 2006, il piano regolatore della città, imponeva che nessun edificio dovesse superare la mole in altezza – ©Alessandro Gallione (Flickr CC BY-NC-ND 2.0)

Maria Giulia Parrinelli

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