L’Ara Pacis di Roma ha dedicato un’ampia mostra antologica ad Alberto Biasi, tra i più importanti artisti ottico-cinetici europei. Grazie alla collaborazione con Euromobil il percorso espositivo ha incluso oltre 60 opere, che vanno dal 1959 – quando da giovane Biasi forma il Gruppo N a Padova – fino al 2014. La mostra ha fatto emergere chiaramente la figura di Biasi quale “disegnatore sperimentale” della realtà al di là della percezione. Dietro alle opere luccicanti e coinvolgenti, c’è molto di più. Si nasconde una forte posizione ideologica per cui l’artista diventa regista e strumento della liberazione dell’immaginazione del pubblico, piuttosto che il suo demiurgo.
L’artista non illumina il futuro, lo scompone attraverso la luce. Il risultato è un’opera d’arte, che mette sempre in evidenza, seppur in modo ludico e quasi giocoso, le contraddizioni e le effimere certezze del mondo in cui viviamo. Il titolo della mostra “Tuffo nell’arcobaleno” è il nome di un’opera fondamentale del 1969 che possiamo considerare sintesi stessa di tutta la ricerca artistica di Biasi: da un lato l’artista cerca di far coesistere armonicamente elementi a prima vista “contraddittori”, dall’altro cerca di coinvolgere lo spettatore in un’esperienza non solo visiva. Al riguardo meritano grande attenzione i sei “ambienti” in mostra: si tratta di storiche installazioni attraverso le quali l’artista riesce a trasformare lo spettatore in protagonista dell’opera d’arte. Nella celebre “Proiezione di luce e ombra n.1” del 1961 siamo così tutti risucchiati in un movimento perpetuo ed evanescente di luminosi fasci puntiformi. Difficile quindi distinguere tra quadri e scultura: Biasi da sempre ci racconta la realtà creando con alluminio, acciaio corten e metacrilato illusioni tridimensionali da vedere, toccare e … sperimentare.
Biasi è nato a Padova nel 1937 ed è tra gli indiscussi protagonisti della Storia dell’Arte del Secondo Dopoguerra in Italia. Nel 1959 è tra i fondatori del Gruppo N a Padova. Le sue opere si trovano al MOMA di New York, all’Hermitage di San Pietroburgo, al Centre Pompidou di Parigi, e in moltri altri musei nel mondo.