Il giardino monastico, chiuso e nascosto, è da sempre visto come uno spazio protetto dal mondo in tempesta. Il libro di Carla Benocci ‘A ciascuno il suo paradiso’ indaga sul rapporto dei vari ordini religiosi con la natura, sul significato e forme che i giardini hanno assunto nel tempo.

Il mondo occidentale ha attraversato crisi profonde, politiche, culturali, morali: alla fine dell’Impero Romano sono i benedettini, com’è noto, a dare valore e nuova identità ai territori europei, e un’anima nuova alle comunità, impegnate nella sacralità del lavoro della terra, secondo una guida spirituale e di profonda cultura. Il paradiso in terra si delinea secondo forme nuove, legate agli ordini religiosi che nascono o sono riformati in età moderna: essi mirano a dare una risposta alla ricerca di armonia dell’età dell’Umanesimo e del Rinascimento, toccando la sfera sociale, religiosa e politica, in un’estensione del mondo conosciuto fino ad allora non concepibile.

L’età attuale, con i suoi problemi e contraddizioni ma anche con i sogni e le speranze, nasce da una crisi ancora più profonda, che investe l’ambiente nella sua totalità. Ognuno ricerca oggi uno status migliore, una sorta di felicità che sia un anticipo di paradiso, secondo profonde istanze spirituali. Il volume indaga sulle diverse esperienze di questo ‘paradiso’ in terra offerto dai giardini religiosi, o meglio dagli ‘orti’ di alcuni ordini, intesi nel senso più esteso possibile, come luoghi di produzione e di bellezza, di meditazione e di conoscenza, comprendente altresì l’immersione in boschi, che si qualificano non come selve oscure ma come esemplari luoghi di vita del mondo naturale, dove convivono in equilibrio le creature viventi, a cominciare dalle piante.

Il giardino monastico: i Cappuccini

I Cappuccini delineano in questo ambito un percorso esemplare nello sviluppo delle costituzioni cinquecentesche, che si avvicinano sempre più alla sensibilità moderna nel rapporto con la natura, pur mantenendo i principi francescani di semplicità e povertà. Dal punto di vista compositivo, innovativo è l’esempio del giardino monastico cinquecentesco del convento cappuccino di Frascati, promosso e sviluppato dal papa Gregorio XIII, che valorizza con percorsi appropriati il difficile e suggestivo andamento del terreno, trasformando i luoghi di sosta in cappelle dove meditare, secondo una tipologia che avrà ampi sviluppi.

giardino monastico
Giardino del convento cappuccino di Frascati

Il volume di disegni del 1623 del frate cappuccino Antonio Pisollo da Pordenone, che sviluppa le tipologie dei modelli di conventi cappuccini nelle diverse condizioni territoriali, offre anche un esempio e diversi suggerimenti per gli orti-giardini dell’ordine, nei quali sono perfettamente coniugati i valori di bellezza e utilità, con aree destinate ai fiori, alle vigne, ai frutteti, alle erbe medicinali, con cappelle per la sosta e il riposo, ma anche larghi spazi verdi dove le erbe sono lasciate libere di crescere spontaneamente, inducendo all’attenzione e alla scoperta, in sintesi a una più profonda conoscenza delle stupefacenti logiche e qualità delle piante.

Fra Michele da Bergamo, tra i principali collaboratori del pontefice Urbano VIII Barberini, sviluppa nei giardini pontifici secenteschi e dell’ordine cappuccino della provincia romana le indicazioni francescane di semplicità e di armonia in soluzioni davvero raffinate e moderne, riprese e sviluppate negli spazi verdi dei conventi cappuccini italiani, in particolare della provincia dell’Emilia, disegnati da Pietro Maria Massari, e nelle regioni centrali e orientali europee, mirabilmente rappresentati da Friedrich Bernhard Werner. 

Giardino dei cappuccini Genzano
Illustrazione del giardino convento dei Cappuccini a Genzano di Roma, opera di Fra Michele da Bergamo. Oggi il convento è gestito dalle Piccole Suore dell’Assunzione, di culto ortodosso

Il giardino monastico: i Minimi

I Minimi propongono fin dalla seconda metà del XV secolo, in osservanza della propria Regola, esempi di frutteti-giardini terrazzati  in vista del mare o di corsi d’acqua, derivanti dal modello del primo convento dell’ordine, a Paola: l’idea moderna del paesaggio, da conoscere, rispettare e valorizzare, trova nelle diverse soluzioni compiute da questo ordine importanti esempi, sviluppati sia nei territori affacciati sul mare della penisola italiana, in particolare in Calabria, Sicilia, Liguria, Puglia, sia in Francia. Interessante è la capacità di adeguare il modello originario in territori diversi, come nella provincia della Toscana, ricercando e attuando soluzioni comprendenti sempre gli elementi base della progettazione, come dimostra ad esempio il giardino monastico del convento dell’isola di Marta nel lago di Bolsena.

a ciascuno il suo paradiso giardino dei Minimi giardino monastico
Vista del giardino del convento dei Padri Minimi a Paola e del santuario regionale di San Francesco da Paola, fondati nel 1500.

Il giardino monastico: i Gesuiti

Il giardino è per i gesuiti, e in particolare per i novizi accolti nel noviziato di San Vitale, un mondo da indagare e sul quale meditare, individuando il miracolo della creazione in ogni aspetto del mondo naturale, comprendente piante occidentali e provenienti dal Nuovo Mondo, insetti, animali e tutti gli esseri viventi, ciascuno dei quali può essere portatore di elementi negativi e positivi, dai quali trarre esempi per la vita spirituale di ognuno e per la salute del corpo, in una sorta di “refection spirituelle”.

La descrizione di questo giardino monastico a San Vitale redatta nel 1611 da Louis Richeome sintetizza in modo esemplare il rapporto del gesuita con il mondo naturale, tenendo presente gli esercizi spirituali; il gesuita Giovanni Battista Ferrari traduce anche per i laici questi valori in modelli di giardini riconducibili ai principi cattolici, integrati con indicazioni pratiche che rendano comprensibili i concetti più difficili e li traducano in soluzioni reali e percorribili, variamente interpretate e diffuse anche nei giardini gesuiti europei.

La Compagnia di Gesù, organizzata con un rigore quasi militare, prevede per i gesuiti tre tipi di “ricreatione”: nella vita quotidiana del collegio, dove sono spazi aperti destinati e anche luoghi di studio di piante officinali, nella “villetta” a breve distanza dai collegi, dove ricrearsi in periodi appositi, come nella vigna dell’Antoniana a Santa Balbina, luogo di soggiorno anche del santo fondatore Ignazio di Loyola, e nelle vigne  e ville in campagna, ad esempio a Tivoli, dove la ricreazione necessaria a ristorare il corpo e lo spirito è attentamente regolata.

L’opera di Luigi Vanvitelli nella villa Rufinella-Sacchetti a Frascati, acquistata dai gesuiti per la villeggiatura, rappresenta un esempio quanto mai raffinato e funzionale del valore attribuito dalla Compagnia al rapporto equilibrato e rigeneratore con il mondo naturale.

La natura come schola di santità et hilarità: san Filippo Neri ama condurre giovani e adulti nelle vigne dove si organizza l’oratorio, esperienza sociale e religiosa gioiosa condivisa, all’insegna della musica, del gioco e della meditazione, come nell’oratorio della vigna di Sant’Onofrio e nella visita delle Sette Chiese, conclusa con un pasto comune. Anche gli oratoriani ricorrono a periodi di vacanza o villeggiatura in una villa, come nel possedimento di Frascati, poi villa Lancellotti, ma molto più appropriata risulta la grande tenuta di Carbognano. Il padre Virgilio Spada svolge un ruolo di protagonista nell’ambito della progettazione e gestione degli spazi verdi: molto interessanti sono le soluzioni adottate da Francesco Borromini, d’intesa con padre Spada, nel giardino pensile del complesso della Vallicella, nel progetto per la romana villa Pamphilj e nella gestione dei territori dell’abbazia di San Giovanni in Venere in Abruzzo. La cura della terra nelle sue diverse utilizzazioni si manifesta tra gli oratoriani nelle fornaci e nelle vigne romane e dei colli circostanti, dove si individuano anche dimore per la villeggiatura e una cartiera.

Il giardino monastico: i Camaldolesi e i Certosini

Antichi ordini monastici, quali i camaldolesi e i certosini, danno prova in età moderna di applicare modelli ancora di grande attualità: esemplare è il codice forestale camaldolese, alla base delle moderne scienze forestali, riprendendo il passo del profeta Isaia in cui Dio dichiara di aver piantato sette alberi in solitudine, ognuno dei quali portatore di virtù essenziali, quali l’incorruttibilità, la bellezza e il profumo del cedro; le caratteristiche pungenti dell’acacia, utile a costituire siepi per recingere la vigna, distruggendo le vie dell’ingiustizia e correggendo i vizi; le virtù sedative del mirto, che inducono ad agire con moderatezza e discrezione, perseguendo il giusto mezzo; la capacità dell’olivo di produrre frutti soavi e profumati, simbolo di pietà e pace, di gioia e consolazione, anche con l’olio che se ne trae; lo slancio verso il cielo dell’abete, mirante a contemplare le cose celesti, denso di fronde; la funzione di utile sostegno dell’olmo, soprattutto per le fragili viti cariche di frutti; l’umiltà del bosso, che non cresce in alto ma rimane sempre verde, insegnando a non voler sapere troppo e a restare a terra con timore. Gli “accampamenti di Dio”, vale a dire i raggruppamenti delle casette camaldolesi nei rispettivi cenobi, sono ancora oggi esistenti a Camaldoli e a Frascati, dove in passato anche altri soggetti, come il cardinale Passionei e la regina Cristina di Svezia, hanno cercato rifugio dalle cure pubbliche. L’antico monastero romano di San Gregorio al Celio costituisce un altro esempio di spazio verde con oratori di grande attenzione da parte della comunità religiosa e laica romana e il monastero, già benedettino, di Santa Maria di Follina nella provincia di Treviso offre un’importante documentazione sullo sviluppo di un insediamento monastico fino al XVIII secolo.

Eremo di San Romualdo, sulle pendici del Tuscolo, a Monte Porzio Catone, nella zona dei Castelli romani e vicino a Frascati

Infine i certosini anticipano nelle tipologie dei propri cenobi gli esempi, ben più semplici, di giardini laici moderni, sia individuali che collettivi. Di grande fascino sono infatti i giardini della certosa di Firenze, impiantati già nel XIV secolo in aree limitrofe e ancora in parte conservati e sviluppati in età moderna, così come i giardini dei chiostri e delle celle dei monaci, presenti anche nella certosa di Trisulti, insieme a un grande giardino per le erbe officinali della celebre farmacia.

Giardino dei certosini farmacia di Trisulti giardino monastico
Giardino della Certosa di Trisulti

Un esempio di particolare fascino è quello della certosa di Santa Maria degli Angeli a Roma, sorta sulle terme di Diocleziano e trasformata per l’edificazione della chiesa da Michelangelo. I preziosi documenti illustrano lo sviluppo delle coltivazioni nel grande chiostro e nei giardini dei monaci, offrendo una conoscenza in dettaglio delle caratteristiche degli spazi verdi dell’ordine: la coltivazione antica della Galilea maior, vale a dire del grande chiostro, con un tappeto di fragole e una cintura di agrumi sul perimetro, offre l’idea assai seducente di un paradiso, dove i cinque sensi sono allietati dalla vista degli splendidi colori, il tatto dalle forme varie, il gusto da opportuni assaggi, l’udito dal canto degli uccelli che condividono questo piacere, l’odorato dal profumo di fiori e frutti. Se ne esce consolati, così come dai piccoli deliziosi giardini assegnati ad ogni monaco certosino, coltivati da ciascuno con le proprie mani, scoprendo ogni virtù delle piante.  

Carla Benocci 

Carla Benocci a ciascuno il suo paradisoScheda libro

Titolo: A ciascuno il suo paradiso. I giardini dei cappuccini, dei minimi, dei gesuiti, degli oratoriani, dei camaldolesi e dei certosini in età moderna

Autore: Carla Benocci

Casa Editrice: Istituto Storico dei Cappuccini

Collana: Bibliotheca seraphico-capuccina

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