Arte, design e corpo saranno al centro della DesignWeek di Milano grazie a due importanti mostre fotografiche. Nel nuovo spazio CAVEA Marini protagonista sarà il corpo “bloccato” di Francesca Piovesan, mentre le fluttuanti immagini muscolari di Veronica Gaido animeranno la storica boutique di Delvaux. Le due mostre sono legate dal comune tema, dall’uso innovativo della fotografia e dalla direzione artistica di Sabino Maria Frassà (già Cramum e Gaggenau).

Queste mostre dimostrano come il design e le aziende siano sempre più vicine a un cambiamento epocale, volto a ripensare il ruolo del corpo: non solo e non più inteso quale mero “strumento” del vivere quotidiano e quindi del design, ma quale reale oggetto di studio e persino “nuovo materiale“.

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Opera di Veronica Gaido all’interno della mostra Vortex da Delvaux Milano

Il corpo e la pelle diventano arte

La body-art di Allan Kaprow e Gina Pane sono due capisaldi dell’arte come la intendiamo oggi. Gaido e Piovesan interpretano però il corpo in un nuovo modo, non sfidando più se stesse, ma trasformando il corpo – proprio e altrui – in termometro della contemporaneità. Come spiega il curatore Frassà “il passare del tempo, le emozioni, i drammi e le gioie sono registrate dalla nostra pelle, che diventa protagonista e utile strumento di conoscenza nelle mani delle artiste. E’ ora il tempo di riconsiderare il corpo, lontano da ogni stereotipo di genere ed etnia, per dargli un nuovo ruolo e valore. Questi “nuovi” corpi sono perciò intesi dalle artiste nella coesistente e ambivalente funzione di involucro che blocca-protegge e/o di elastico strumento fautore del movimento stesso”.

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Francesca Piovesan, Installation view con le opere del ciclo “ECO” in mostra al CAVEA MARINI di Milano.

Il corpo come blocco e difesa dagli altri

Tutto nel nostro mondo ha una forma contenuta in qualcos’altro, perché ogni cosa esiste in quanto ha una propria individualità, ovvero è separata dall’altro da sé. E così Francesca Piovesan ha realizzato il nuovo ciclo di opere ECO, tra fotografia e scultura, inserendo i suoi famosi specchi con le impronte del proprio corpo all’interno di blocchi di pietra di Ceppo di Gré®.  In queste opere l’artista intende la pelle quale strumento di “difesa” e forma di contenimento nei confronti di un mondo esterno, che molte volte non si comprende (più) pienamente. Spiega Frassà “Il corpo si fa oggi pietra al fine di proteggersi. Tutto diventa stasi e quiete nell’immobilità”.

Francesca Piovesan: amore, pietra e mito.

Queste nuove opere narrano il dramma universale dell’amore non corrisposto. Le sculture sono infatti ispirate al mito della Ninfa Eco che si consumò per l’amore non corrisposto nei confronti del bellissimo Narciso. Tale fu il dolore che di lei rimasero solamente la voce e le ossa pietrificate. Forti i riferimenti alle sculture marmoree del Bernini: non solo e non tanto il corpo del Ratto di Proserpina quanto il capolavoro Apollo e Dafne del 1625 conservato alla Galleria Borghese di Roma. Il corpo della Ninfa Dafne si trasforma in alloro, e quindi in pietra nelle mani dello scultore, per evitare di cadere vittima dell’amore non ricambiato per Apollo. Enigmatico, come sempre lo è il lavoro di Francesca Piovesan, Eco risulta un corpo in cui il dramma umano viene sublimato e regna il più totale silenzio. “Di quell’amore così lontano rimane solo un ancestrale memoria, un bisbiglio infinito – sempre presente – in cui ci si perde”.

Le opere di Francesca Piovesan sono esempi di camera less-photography ovvero sono immagini fotografiche realizzate senza l’impiego della macchina fotografica. Qui uno scorcio dalle opere ECO in mostra al CAVEA MARINI di Milano.

Il vortice di corpi di Veronica Gaido

All’opposto Veronica Gaido celebra il corpo come fonte di inarrestabile movimento, quasi futurista. Le sue immagini vibrano come la luce delle candele da cui nascono. Dal 2008 i suoi scatti che compongono il grande progetto “L’amour et le divorce” indagando il rapporto tra corpo, luce e movimento. Si tratta di un lavoro fotografico nei mezzi, ma con evidenti intenti pittorici. “Il lavoro di Veronica è un risolto tentativo” spiega Frassà “di sintetizzare la rappresentazione del corpo attraverso e con la storia dell’arte, tra pittura e fotografia”. La sfida che l’artista si pone è da sempre rappresentare l’essere umano nel suo divenire: fermi non si può stare. Non è cosa dei vivi. L’immaginario a cui fa riferimento è così il dinamismo dell’essere, quasi ontologico, lontano da qualsiasi deriva documentaristica.

 

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Opera di Veronica Gaido all’interno della mostra Vortex da Delvaux Milano

Due modi di intendere la fotografia

Sebbene il corpo sia il forte elemento comune a entrambe le mostre, le tecniche impiegate dalle due artiste sono molto diverse. Da un lato Francesca Piovesan è da sempre considerata la maestra della fotografia off-camera (in inglese “cameraless photography“) ovvero delle immagini fotografiche realizzate senza l’impiego della fotografia. Dall’altro Veronica Gaido realizza le sue opere in digitale, con una lunga esposizione, senza alcun operazione di post-produzione in quanto, parole sue, “toglierebbe significato e autenticità al lavoro”.

Dove e quando?

Mostra “VORTEX” di Veronica Gaido presso Delvaux in Via Bagutta, 12. Aperto tutti i giorni dalle 11:00 alle 19:00 dal 16 al 23 aprile 2023.

Mostra “BLOCCO” di Francesca Piovesan presso CAVEA MARINI in via Alberico Albricci, 1. Aperto dal 17 aprile al 31 luglio 2023. Visite su appuntamento (infocramum@gmail.com) da lunedì a venerdì. Apertura straordinario durante la DesignWeek: spazio aperto tutti i giorni dalle 13:00 alle 19:00.

Chi è Veronica Gaido?

Veronica Gaido città
Veronica Gaido, Incroci della Citta. 2019

Veronica Gaido muove i primi passi nel mondo fotografico ancora adolescente, trasferendosi prima a Milano, dove studia all’istituto italiano di fotografia e poi nelle grandi metropoli per ampliare le sue esperienze frequentando workshop cosmopoliti.

Nel 2001 collabora con la Biennale di Venezia di Harald Szeemann per il bunker poetico di Marco Nereo Rotelli. Nell’agosto del 2002 tiene la sua prima mostra “sabbie mobili” presso lo spazio di Massimo Rebecchi a Forte dei Marmi, curata da Maurizio Vanni.

Dopo l’esperienza fotografica Veronica Gaido ha sentito l’esigenza di cambiare, di esplorare nuove prospettive utilizzando un “drone” per riprese aeree dedicandosi alla creazione di un video per la fondazione Henraux, presentato alla triennale di Milano nel 2012. Nello stesso anno la fotografa fa parte della giuria “premio fondazione Henraux”, presieduta da Philippe Daverio, creando il progetto “awareness of matter”.

Nel 2013 inizia un tour tra India, Bangladesh che ha dato luce al progetto “atman” e a una mostra itinerante che toccherà Pietrasanta, Milano, Londra, Parigi e New Delhi. Dopo un anno nasce il progetto “mogador” scattato nel porto di Essaouira

Chi è Francesca Piovesan?

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Francesca Piovesan, Installation view con le opere del ciclo “ECO” in mostra al CAVEA MARINI di Milano.

Francesca Piovesan si è diplomata in Restauro di Dipinti Murali allo UIA di Venezia e in Arti Visive, indirizzo Decorazione, all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2015 vince il Premio CRAMUM e nel 2021 viene selezionata per rappresentare l’Italia alla Bornholm’s Biennials for contemporary glass and ceramics.

Dal 2008 ha partecipato a mostre in contesti italiani quali l’Archivio di Stato di Treviso, la Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare, il Magazzino del Sale 3 di Venezia e il PAC di Milano, Superstudio, mentre all’estero ha esposto all’Istituto Italiano della Cultura di Budapest, al Museum of Modern and Contemporary Art di Rijeka in Croazia, al Piramyda di Tirana e al Bornholm Art Museum in Danimarca.

Nel 2018 e 2021 Gaggenau le dedica due mostre personali a Roma e Milano, città che ha anche ospitato la sua prima mostra personale “NOI” al Museo Francesco Messina nel 2017.

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Francesca Piovesan, Aniconico Figura intera 13032023 Francesca Piovesan. Opera esposta all’interno della mostra Blocco al CAVEA MARINI di Milano.

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