Amici miei
piccoli vivaisti
Nessun riferimento al film di Mario Monicelli. Mi riferisco invece ai vivaisti incontrati al Castello di Masino alla ventitreesima edizione della mostra mercato di piante insolite e speciali “Tre giorni per il giardino” che si è inaugurata il primo maggio scorso in una piacevole giornata di sole. Un grande prato verde circolare contornato da un anello di tende bianche che proteggono gli espositori dal sole o dalla pioggia. Poi, alberi secolari. Più in alto, a ponente, il Castello. Già di buonora c’è gente mentre, in veste di giurato, mi aggiro tra uno stand e l’altro. Faccio fatica a concentrarmi sul mio incarico poiché conosco tutti gli espositori e molti sono “figli miei” e perciò anche amici miei. Le battute non mancano, il clima è festoso.
Nel pomeriggio ho occasione di ascoltare un vivaista che viene dall’altro capo della penisola e mi racconta quanto è dura.”Sa, la volta scorsa, la differenza spese/incassi è stata di 7 euro”. Un giovane con una giovane compagna dal bel viso pieno di entusiasmo mi mostra con orgoglio le sue piante più rare e come è riuscito a procurarsele. Un altro mi racconta che è partito da casa alle 3 del mattino… mentre un’altra mi dice che il gelo dell’inverno dello scorso anno ha distrutto quasi tutta la sua collezione di plumerie. Avendo io fatto quel mestiere anni addietro conosco bene il bilancio costi e ricavi, i problemi delle rimanenze, i danni da avversità atmosferiche, il costo del riscaldamento, le spese correnti e, oggi più che mai, le insolvenze da parte dei clienti.
Durante i 40 minuti di viaggio tra Masino e Pollone medito su questi ultimi contatti. Penso cosa fa fare la passione e che valore questa gran varietà di piante così speciali possa avere, questi coltivatori che propongono delizie quasi invendibili perché sconosciute, ce la faranno a tirar avanti? Dopo cena sfoglio la rivista The Garden della Royal Horticultural Society e leggo: ”Specialist nurseries under threat” (Vivai amatoriali sotto minaccia). Nigel Colborn scrive: ”Do we need a ‘red list’ of endangered nurseries?” (Abbiamo bisogno di una “lista rossa” dei vivai in pericolo?). In sintesi, poi dice: “So quanto sia difficile fare profitti per questo genere di piccoli vivai specializzati che devono far fronte alla concorrenza delle piante prodotte in quantità industriali in Olanda. Stanno valutando la possibilità che la grande distribuzione, come i grandi garden center, possano destinare uno spazio per i produttori locali di piante amatoriali a chilometro zero”. Mi sembra una buona idea per immettere sul mercato piante nuove o belle ma cadute nell’oblio. La settimana successiva, a Milano, la presidente di giuria della mostra di Orticola, che si è tenuta nei Giardini Pubblici ”Indro Montanelli” di via Palestro, proponeva un contributo in denaro con lo scopo di aiutare validi giovani vivai che facendo ricerca propongono piante nuove, belle e interessanti con non pochi sacrifici. Ottima idea! Diamo una mano a queste piccole realtà così preziose!