Alexander Calder è stato un famoso scultore americano del XX secolo. Discendente da una famiglia di artisti e ingegnere è noto soprattutto per le opere di arte cinetica, a tratti ludiche, chiamate “mobile”. Vince nel 1952 il Premio per la scultura alla Biennale di Venezia. L’artista fu stimato, amato e collezionato da Peggy Guggenheim tanto che è l’importante retrospettiva del 1964 al Museo Solomon R. Guggenheim che segnò la sua definitiva consacrazione. La sua ricerca artistica e la sua produzione oltre che il suo successo furono inarrestabili difficili da citare per la loro mole ed eterogeneità. L’artista arrivò persino a dipingere un’automobile per BMW. L’artista ebbe quindi grande successo già durante la sua vita e morì a New York l’11 novembre 1976.
Alexander Calder discendente di una famiglia di artisti
L’infanzia di Alexander Calder
L’artista durante l’infanzia Calder si spostò spesso di città in città per seguire il padre che aveva commissioni dalle varie istituzioni pubbliche. Ovunque la famiglia destinava uno spazio a studio per il figlio, che fu enormemente favorito nello sviluppo della sua creatività. Alexander Calder già nel natale del 1909, ad appena undici anni, fu in grado di regalare ai genitori, lavorando una lastra di ottone, un cagnolino e un’anatra. Da notare che queste primissime opere erano già “cinetiche” in quanto in grado di oscillare.
Tra ingegneria e arte
Dotato di un grande senso pratico, Alexander Calder si laureò giovanissimo in ingegneria nel 1919. Prima di dedicarsi totalmente all’arte l’artista sfruttò così la propria laurea lavorando nell’industria automobilistica o come ingegnere idraulico. Le conoscenze in fisica e matematica acquisite all’università, unite evidentemente al suo innato talento, furono fondamentali nella realizzazione delle sue tante famosissime opere cinetiche, che avrebbe creato di lì a poco.
Alexander Calder e la scelta di dedicarsi all’arte
Alexander Calder decise presto di lasciare il lavoro di ingegnere per dedicarsi all’arte. Dirà poi che determinante per tale scelta fu la vista dell’alba con il sole che sorge e la luna che ancora si riflette sul mare vista, una mattina del 1922. L’artista era imbarcato in Guatemala su un mercantile e fu come folgorato dalla bellezza, che decise di volersi dedicare ad essa. “Era mattino presto e il mare era calmo al largo del Guatemala, quando sopra il mio giaciglio – una corda arrotolata – vidi l’inizio di una fiammeggiante alba da una parte e la luna che pareva una moneta d’argento dall’altra”.
Gli studi e New York
Si trasferì a New York dove si iscrisse alla Art Students Leaguee. Entrò, come disegnatore, nella National Police Gazette. Il giornale nel 1925 gli affidò l’incarico di seguire i circhi Ringling Brothers e Barnum & Bailey e illustrarne le esibizioni durante i loro spettacoli a New York. Questa esperienza fu tra l’altro all’origine di una passione per il mondo del circo che non lo abbandonò più.
Il circo a Parigi di Alexander Calder
Nel 1926, Alexander Calder trasferì a Parigi dove divenne amico di tanti intellettuali e artisti come Fernand Leger, Marcel Duchamp, Joan Mirò con il quale instaurò un rapporto che durò tutta la vita. In questa città creò il Cirque Calder. Si trattava di un’opera-spettacolo composta da piccole sculture cinetiche modelli simili a marionette realizzati per lo più in fil di ferro e legno con l’utilizzo anche di vari materiali come ad esempio il cuoio.
Lui durante gli spettacoli muoveva questi personaggi di questo burlesco teatro per circa due ore: il risultato fu enorme. Il suo era un circo dove tanti erano i protagonisti: il saltatore che, dirà lui in seguito “lo si lasciava cadere dalla parte dei piedi e dopo molte giravolte e avendo fortuna, lui ricadeva sulle mani”, “… il cavallo che camminava in cerchio”, “una danzatrice del ventre con una specie di elica, che attraversava il suo corpo longitudinalmente e girava, sollecitata dalla stessa specie d’ingranaggio” e tanti altri ancora.
Queste opere ora appartengono al Whitney Museum di New York, che alla fine della carriera dell’artista riproposero gli spettacoli dei primi anni della carriera.
Le sculture animali
Nel 1928 Alexander Calder sempre a Parigi realizzò “Romulus e Remus”, in filo e legno, ora parte della collezione del Museo Solomon R. Guggenheim, New York. Nello stesso anno Alexander Calder tenne alla Weyhe Gallery di New York la prima mostra di caricature e animali in fil di ferro. E presto gli furono dedicate mostre a New York dove già nel fu protagonista della prima mostra di dipinti.
Il rapporto tra Alexander Calder e Peggy Guggenheim
Molto stretto fu il rapporto tra l’artista e la mecenate, collezionista e gallerista Peggy Guggenheim. Il rapporto andò probabilmente al di là dell’amicizia e l’ereditiera americana sin dai primi anni ’40 sostenne fortemente il lavoro di Calder non solo nell’arte.
L’artista realizzò per Peggy gioielli ed elementi d’arredo come la celebre testiera del letto in legno e argento del 1946, poi spostato da New York a Palazzo Venier a Venezia dove si trova tutt’ora.
Le “sculture mobili” di Alexander Calder
In seguito lo stile si evolve rapidamente dividendo il proprio tempo tra gli Stati Uniti e la Francia. Nel 1929 la Galerie Billiet organizza la sua prima personale nella capitale francese. In questo periodo esegue le prime sculture astratte e nel 1931-32 introduce nelle sue opere elementi mobili: tali sculture vengono chiamate mobile, mentre quelle fisse verranno invece chiamate stabile. Tra l’altro in questo periodo, durante una traversata su un transatlantico, incontrò Louse James, pronipote dello scrittore Henry James, che poi sposò.
E già nel 1931 realizzò la sua prima scultura cinetica per cui Duchamp coniò il termine “mobile”. Presto Calder abbandonò per queste creazioni ogni meccanismo meccanico affidandone il movimento unicamente alle correnti d’aria. Sarà poi Jean Arps che per definì le sue opere non mobili “stabiles”.
Verso l’astrattismo grazie a Mondrian
In questi anni si avvicinò, nel 1930, a Piet Mondrian e la visita al suo studiò sarà alla base della scelta dell’astrattismo totale e in particolare la visione di una parete tutta cosparsa di rettangoli di cartone colorato, che il pittore spostava di continuo, lo “scioccò” come racconterà poi spesso in seguito. Fu così che nel 1931 Calder aderì al gruppo Astrazione-Creazione, un collettivo artistico che si proponeva di appoggiare l’arte astratta. A tale esperienza arrivò di nuovo grazie alla vicinanza e amicizia con alcuni membri del movimento, tra i quali Piet Mondrian e Vassilij Kandinskij
Il ritorno in Francia dei Calder
Nel 1933 dopo aver esposto a Parigi con il gruppo Abstraction-Création, i Calder lasciarono la capitale francese e rientrano negli Stati Uniti.
Acquistarono una vecchia casa colonica a Roxbury, nel Connecticut, in cui una vecchia caldaia venne destinata a studio dell’artista. Qui Calder si avvicinò quindi alle opere per esterni, dapprima per il suo giardino: non sono ancora di grandi dimensioni, ma già si intravedevano quelle che saranno le successive opere, di grandi dimensioni.
Le grandi sculture stabili di Alexander Calder
Al 1937 risalgono i suoi primi stabili (stabiles) di grandi dimensioni (versione ingrandita di stabili precedentemente realizzati in formato più piccolo). Queste opere erano imbullonate e realizzate per intero con lastre metalliche, ai quali dette il titolo di Devil Fish (Pesce diavolo) o il Big Bird (Grande Uccello), fatte partendo a modellini più piccoli e presentate dalla Pierre Matisse Gallery nella mostra Stabiles and Mobiles.
Insieme a Picasso all’Esposizione Universale del 1937
Intanto, nel 1937, su commissione del governo repubblicano spagnolo, presentò alla Fiera mondiale di Parigi, per il Padiglione della Spagna, la Mercury Fountain, una fontana costruita per essere utilizzata non con acqua ma con mercurio metallico liquido. Il progetto era ispirato a modelli esistenti nella Spagna islamica come quella al Kasr-al-Kholaufa a Cordoba.
Nello stesso Padiglione della Spagna Picasso qualche metro più in là esponeva la Guernica. Da notare come si tratti di due grandi artisti che, a partire da una stessa formazione classica, anche attraverso la comune passione per il circo, rivoluzionarono l’arte del loro tempo. Picasso nell’idea di pittura, l’altro in quella della scultura.
Il successo americano
Ormai Alexander Calder era chiaramente avviato a una carriera di grande successo soprattutto a livello di critica. La conferma sono le numerose mostre che si susseguono a partire dalla fine degli anni ’30. Nel 1939 la sua prima retrospettiva è ospitata alla George Walter Vincent Smith Gallery di Springfield, nel Massachusetts.
Alexander Calder durante la Seconda Guerra Mondiale
Le opere del periodo bellico: legno e ritagli metallici
Il ritorno a Parigi dopo la Seconda Guerra Mondiale
Quotazioni di mercato di Alexander Calder
Il successi di mercato di Alexander Calder dopo la Seconda Guerra Mondiale
La consacrazione di Alexander Calder
La produzione artistica degli ultimi anni
Nel 1974, l’artista intraprende le serie dei “Crags”.
Alexander Calder e BMW
Nel 1975 la casa automobilistica BMW incarica Calder di dipingere il primo veicolo del BMW Art Car Project, voluto dal pilota francese Hervé Poulain, amico dell’artista. Alexander Calder dipinse così la BMW 3.0 CSL.
Alexander Calder e le commesse pubbliche
Negli anni Alexander Calder realizzò opere su commissioni pubbliche. E’ l’occasione per l’artista per realizzare sempre più grandi e imponenti “mobiles” e “stabiles”. Il suo lavoro diventa sempre più ingegneristico e l’artista si occupa in prima persona della progettazione di questi grandi interventi ambientali.
Pensiamo a La Spirale, per la sede parigina dell’UNESCO (1958, il.125 mobile (1957) per l’aeroporto John F. Kennedy di New York, Teodelapio, per la città di Spoleto (1962); Man, per la Expo di Montreal (1967); El Sol Rojo [Il sole rosso] (la più grande scultura mai realizzata da Calder, alta circa m. 20,40), del 1968, collocata all’esterno dello Stadio Azteco di Città del Messico in occasione delle Olimpiadi e tante altre ancora.
La morte
Calder morì a New York, nel 1976 all’età di settantotto anni, poche settimane dopo aver visitato un’importante retrospettiva del suo lavoro al Whitney Museum of American Art di New York.
Nel 1987 nasce la Fondazione Calder, tutt’ora molto attiva nella promozione e conservazione delle opere del maestro.
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