Bulbose è il termine con cui si indicano tutte le piante appartenenti a quei generi e specie, dotati di un organo sotterraneo di riserva o di propagazione, come appunto, bulbi, cormi, tuberi, radici tuberose e rizomi. Sono piante molto attrattive e si prestano a essere desiderabili perché sono le prime a fiorire in giardino e perchè offrono un’ampia gamma di colori e forme. Sono anche di facile coltivazione, sempre che si conoscano un po’, il loro mondo e le regole di base. In merito a ciò, ci sono domande che si ripetono anno per anno e che meritano risposte che siano quanto più esaurienti possibile. Eccole.
Bulbose: come sceglierle?
Al momento dell’acquisto verificare che siano sode e piene. Se alla pressione delle dita risultassero vuote anche solo leggermente, meglio evitare di comprarle perchè significa che nelle fasi di conservazione non si sono rispettate le procedure necessarie. Verificare anche che gli apici dei bulbi non presentino ammaccature o accenno di vegetazione con segni di seccume. Lo stesso vale per tuberi, cormi e rizomi. In caso di radici tuberose, controllare gli stessi parametri e in più che portino una porzione di fusto. Essenziale anche avere la certezza che siano bulbose prodotte nell’anno precedente all’utilizzo.
Quando si piantano le bulbose?
Il periodo di impianto è relativo all’epoca di fioritura. Tutte hanno necessità di un periodo di riposo che la precede. Le bulbose che fioriscono in primavera vanno messe a dimora in autunno, preferibilmente a ottobre. Una volta piantate si irriga bene e si ripete l’irrigazione solo in caso di inverni particolarmente siccitosi, da una a tre volte al massimo, nell’arco della stagione. Le bulbose a fioritura estiva si piantano intorno ad aprile. Quelle a fioritura autunnale ad agosto e quelle invernali, intorno alla metà/fine di settembre.
Come deve essere il terreno per le bulbose? Come prepararlo?
Le bulbose in genere vogliono terreno soffice e ben lavorato, possibilmente ammendato con terriccio di foglie, soprattutto se è tendenzialmente argilloso. Questo tipo di pratica è necessaria proprio per evitare ristagni idrici. Un terreno ricco e drenante è fondamentale alla riuscita e al non far marcire bulbi e radici bulbose o cormi. Per prepararlo è necessario lavorare molto bene i primi 25-30 cm, eventualmente aggiungere sabbia e miscelarla bene al terreno lavorato. Serve anche aggiungere un quarto di stallatico pellettato alla quantità totale di terra smossa. Ripulire da sassi, rastrellare e livellare e il substrato di coltivazione è pronto.
A che profondità piantare le bulbose?
La profondità a cui piantare ciascuna, varia in base a genere, specie e varietà. Un modo alquanto pratico ed efficace, con i bulbi e i tuberi ma solo con essi, è quello di considerare almeno una profondità doppia all’altezza del bulbo. Ricordando sempre, però, che in caso di terreno sciolto si deve piantare ad una profondità maggiore di 4-5 cm rispetto alla misura del bulbo in sé come invece si fa coi terreni argillosi, quindi più pesanti. I cormi, specie se hanno già alcuni ‘occhi’ (getti), è preferibili collocarli ad una profondità leggermente inferiore a quella che si ricava dall’altezza di ciascuno di essi. Pertanto, solitamente restano abbastanza superficiali. Rizomi e radici tuberose, invece, devono essere interrati per due terzi della loro larghezza o comunque devono essere ricoperti da pochissima terra.
A che distanza piantarle?
Innanzitutto va detto che la distanza fra i bulbi è fondamentale per il loro sviluppo, onde evitare che vadano in competizione. È effettivamente utile dotarsi di un trapiantabulbi poiché, non appena preparato il terreno, sarà molto più semplice, meno faticoso e più veloce il lavoro. In caso si voglia invece creare una composizione di bulbi, è consigliabile preparare tutta la porzione che si vuole utilizzare per la realizzazione, asportando interamente il terreno necessario a ricoprirle. Dopo di che è necessario posizionarle sul terreno per collocarle alla giusta distanza, considerando che bulbi piccoli come Crocus o Galanthus, richiedono di essere posizionati a 8-10 cm gli uni dagli altri, che dalie, Canna indica o Fritillaria imperialis ne richiedono dai 30 a 60 a seconda dello sviluppo in altezza della specie o della cultivar. A scanso di equivoci, comunque, sulle confezioni si trovano sempre le indicazioni di profondità e distanza a cui piantare.
Come e quanto irrigarle?
Le bulbose vanno irrigate bene al momento della messa a dimora per ricompattare la terra attorno ed eliminare eventuali bolle d’aria. Dopo di che bisogna sempre considerare:
- le bulbose a fioritura primaverile necessitano di terreni tendenzialmente più umidi che asciutti, purché ben drenati, per tutta la fase vegetativa e un periodo di asciutto dopo la perdita delle foglie. Questo perché in genere provengono da aree del pianeta dove i climi sono caratterizzati da un alto grado di umidità seguito da lunghi periodi siccitosi;
- le bulbose a fioritura estiva, invece, originano in zone in cui, nel momento massimo del loro ciclo vegetativo, avvengono la maggioranza delle precipitazioni (stagione delle piogge) seguite da periodi di asciutto.
Per tutto ciò, quindi, le annaffiature devono tenere conto dei loro ritmi biologici scanditi proprio dalle loro origini in natura. Un metodo efficace per mantenere umido il substrato in presenza di estati torride, è quello di creare una pacciamatura al piede con corteccia, lapillo o altri materiali organico, specialmente a gigli, dalie e canne. Indispensabile, ovviamente, una buona irrigazione, soprattutto regolare e meglio ancora se apportata con un’ala gocciolante.
Quanto concimare le bulbose e quando?
Se al momento dell’impianto si è lavorato e ammendato bene il substrato di vegetazione con materiale organico a lenta cessione, solitamente basta una sola concimazione organica a fine fioritura, nel primo anno di coltivazione. Per gli anni successivi meglio procedere a concimare alla ripresa vegetativa e alla fine della fioritura con la stessa sostanza, in caso di bulbose che restano nel terreno. Se invece si espiantano per riporle in attesa della stagione più favorevole, meglio una concimazione di pronta disponibilità con un prodotto di sintesi a fine fioritura.
Come sostenere le bulbose più alte?
Specialmente con le bulbose a fioritura estiva che hanno un’altezza considerevole (fino a 80-100 cm) – ma accade spesso anche con le peonie e le fresie in primavera – succede che tendano a sdraiarsi. In questo caso, meglio inserire un tutore al momento della messa a dimora, a profondità maggiore di dove sono stati collocati, così che quando crescono i lunghi steli non si corra il rischio di forare l’apparato ipogeo e le relative radici. È necessario che i tutori siano più bassi di una ventina di centimetri rispetto alla pianta. Negli ultimi due decenni si sono prodotti tutori estremamente decorativi che apportano valore estetico al giardino.
Quanta luce vogliono le bulbose?
Generalmente sono piante che amano almeno 4-6 ore di sole al giorno, fatto salvo quei generi che devono essere posti in pieno sole tutto il giorno.
Cosa fare quando sfioriscono?
È questo il passaggio fondamentale ma anche cruciale. Quando si mettono a dimora le bulbose, spesso non si considera che una volta sfiorite poi dovranno appassire in loco e infine sparire. Questo solitamente crea i veri problemi poiché ci si ritrova con una fioritura bellissima che poi lascia il posto ad un ciuffo di foglie che man mano ingialliscono. L’effetto è davvero triste. Tutto ciò fa sì che se non si hanno le debite informazioni, si proceda con la sola operazione da non fare mai: il taglio delle foglie in fase di appassimento. Quando accade, ovviamente, il più delle volte le bulbose non si rigenerano e muoiono. Come si è appunto visto, il bulbo, il cormo, il tubero, la radice tuberosa o il rizoma che siano, sono apparati di riserva che costituiscono ciò che consente a queste piante di tornare a fiorire anno dopo anno. Questo avviene per mezzo della fotosintesi clorofilliana, cioè attraverso il processo di elaborazione e trasformazione degli zuccheri che le foglie compiono ogni giorno. Se le foglie vengono tagliate, come potranno le bulbose fare scorte per poi ricomparire un anno più tardi?
Le procedure corrette
Innanzitutto è consigliabile asportare sempre il fiore appassito per evitare che la pianta vada a seme sottraendo inutilmente ulteriori sostanze al bulbo. Una volta effettuato, rallentare un minimo le irrigazioni e attendere. Attendere è la parola necessaria. Le foglie non solo devono ingiallire ma devono proprio seccare. Solo quando esercitando una trazione minima si staccheranno con estrema facilità sarà possibile tagliarle rasoterra nel caso di bulbi, tuberi e cormi. Per ciò che riguarda le radici tuberose, invece, è necessario asportare le foglie secche ma si dovrà lasciare una porzione di fusto nell’ordine di un terzo rispetto all’altezza totale. I rizomi seguono un diverso iter. In caso di foglie persistenti al freddo, quindi sempreverdi, si eliminano i fiori secchi e le foglie appassite, ma si lascia vegetare il resto.
Arriva il freddo: cosa fare con le bulbose?
Solitamente sono le bulbose a fioritura primaverile quelle che, una volta sfiorite e scomparse le foglie, si possono lasciare nel terreno. Si consiglia di tenere sempre presente che una volta finito il ciclo vegetativo, la stragrande maggioranza delle bulbose sparisce dalla vista e questo crea spazi improvvisi in giardino. Buona norma, perciò, sarebbe quella di inserire le bulbose solo dopo aver messo a dimora erbacee perenni o piccoli arbusti (calcolando bene lo sviluppo di ciascuna pianta), in modo da evitare spiacevoli effetti antiestetici. Sono invece le specie estive, quelle più a rischio, se si lasciano in piena terra dopo il ciclo vegetativo, motivo per cui è preferibile toglierle dal terreno.
Come togliere, trattare e conservare le bulbose
Una volta seccate completamente le foglie, si rimuovono dalla terra così come si rimuovono i due terzi dei fusti delle piante a radice tuberosa. Dopo averle estratte vanno ben mondate dalla terra e poste ad asciugare in un locale ben areato ma poco illuminato e non riscaldato. Quando sono asciutte si trattano con un fungicida e infine si ripongono in sacchetti di carta (tipo quelli del pane che assolvono perfettamente alla funzione) e, se possibile, sul fondo va messa una manciata di segatura o vermiculite. Dopo di che si lasciano al buio e al freddo, ad una temperatura che non scenda però sotto ai 7-10 gradi. Controllare comunque le singole necessità perché alcuni generi sopra una data temperatura prendono a vegetare. Bisogna porli in un luogo non facilmente raggiungibile dai topi che sono ghiotti di bulbose.
Quali avversità soffrono le bulbose?
Le bulbose sono attaccabili sia in piena attività vegetativa sia in fase di dormienza. A predisporle a queste problematiche, sono in genere la cattiva conservazione o condizioni di coltivazione non ottimali. Sono esposte ad attacchi di animali, al pari delle fitopatologie. Va detto che uno dei nemici più pericolosi per le bulbose in fase vegetativa, soprattutto, è il ristagno idrico.
Fitopatologie
Indubbio che ogni malattia entra più facilmente nell’organismo di piante debilitate, forzate o soggette a grossi stress. Perciò, buone condizioni di coltivazione si traducono in migliore risposta difensiva delle piante contro le malattie. Vale per tutte, non solo per le bulbose. Queste sono soggette a:
- marciumi batterici dovuti a problemi di drenaggio→ristagno e a cattiva conservazione. Non esiste cura, in questo caso. L’unica misura è la prevenzione sia nella coltivazione ponendo a dimora le bulbose con un buon substrato drenante e con un’ottima conservazione;
- micosi come Botrytis, Fusarium, Septoria e altri. Sono funghi che attaccano tutte le parti delle bulbose (fiori, foglie, bulbi) e si manifestano con la formazione di muffe biancastre che rivestono le parti esposte. Va prevenuto con una buona conservazione dei bulbi in luoghi asciutti. In caso di piante malate, si devono distruggere e si deve provvedere a sostituire il terreno oltre ad usare fungicidi ad ampio spettro;
- virosi che si manifestano con macchie irregolari e striature su foglie e fiori arrivando a deturparli. Anche in questo caso non esiste cura e il solo modo per proteggersi è quello di acquistare bulbose certificate (free virus) ed eliminando le piante contagiate. Indispensabile tenere lontani gli afidi che sono i primi vettori delle virosi e disinfettare accuratamente i ferri per non diffondere i virus.
Avversità di origine animale
Chiocciole, limacce e lumache di ogni genere, sono ghiotte di foglie di tulipani, gigli e dalie ma non disdegnano molte altre. Mangiano soprattutto la notte e un metodo efficacissimo è quello di creare una barriera di gusci d’uovo rotti o gusci di frutta secca rotti o di pigne da pinoli (gusci di nocciole e di pigne rotti si trovano anche come pacciamanti nei garden) così come di qualunque materiale che abbia molte asperità: non possono salirci poiché strisciando si taglierebbero e andrebbero incontro a morte certa. Un’altra metodica è quella di interrare bicchieri pieni di birra dove le lumache entrano e annegano.
Altri parassiti sono gli acari dei bulbi, gli afidi e i nematodi la cui cura va affidata ai prodotti specifici.
Come moltiplicare le bulbose?
Il metodo più semplice ed efficace con tutte le bulbose, è la divisione. Nelle piante il cui organo è un bulbo, dopo due o tre anni dall’impianto si opera staccando i bulbilli (o bulbetti) presenti a lato del bulbo originario. Con i tuberi, invece si procede a tagliarli con una lama affilata in modo di porzionarli facendo attenzione che siano presenti gemme (occhi) in grado di creare una nuova pianta. Con le radici tuberose, invece, se ne staccano alcune ponendo attenzione che abbiano gemme e parti del fusto. Relativamente ai rizomi, invece, si dividono prima dell’estate usando sempre una lama ben affilata e badando che siano i più giovani e scartando le parti più vecchie.
Ivana Fabris
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