L’approccio multidisciplinare di Angelo Mangiarotti è rappresentato dalla fusione dei suoi contributi a tre discipline creative (architettura, design e scultura), in un continuo, fluido attraversamento di confini concettuali.
Cenni biografici
Angelo Mangiarotti è nato a Milano nel 1921 e ha studiato Architettura al Politecnico del capoluogo lombardo, dove si è laureato nel 1948.
La prima esperienza americana
Dopo qualche esperienza italiana, si è trasferito negli Stati Uniti. Lì ha lavorato per qualche anno e partecipato a parecchi concorsi (legati, in particolare, al Loop – il centro storico della finanza di Chicago). In quel periodo ha avuto modo di conoscere tre figure chiave della storia dell’architettura moderna: Gropius, Mies van der Rohe e Frank Lloyd Wright.
Rientrato in Italia, ha aperto uno studio associato con Bruno Morassutti, architetto e fotografo, a cui lo legava la comune colleganza con Lloyd Wright. Nel frattempo svolgeva funzioni di Art Director per Colle Cristalleria, a Colle Val d’Elsa, zona famosa per la lavorazione del vetro secondo la tradizione e la manualità artigiana; una collaborazione durata sino all’inizio degli anni novanta.
Il Giappone
Nel 1989, presa la decisione di spostare una componente della sua attività nel paese del Sol Levante, a Tokyo, ha fondato il Mangiarotti & Associates Office.
L’insegnamento e le pubblicazioni
Ha insegnato a lungo, e con vari incarichi, in contesti universitari internazionali, tra cui le Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, di Palermo e di Firenze, l’ISDI di Venezia, il celebre IIT (Illinois Institute of Tecnology) di Chicago, l’École Polytechnique Fédérale di Losanna e le due università di Adelaide, in Australia.
Ha pubblicato libri e svariati articoli su giornali e riviste di settore. Nel testo uscito nel 1987, col titolo ‘In nome dell’architettura”, ha espresso in modo netto le sue convinzioni su un approccio alla progettazione sensibile all’utenza e condivisa a livello collettivo.
Il suo percorso di vita si è concluso nella sua città natale, Milano, dove è scomparso nel 2012.
L’attività di Angelo Mangiarotti – premi e celebrazioni
Angelo Mangiarotti, nel suo lungo percorso professionale, ha ricevuto premi e riconoscimenti. Tra questi, ricordiamo il prestigioso Compasso d’oro dell’ADI alla carriera, il Prix Européen de la Construction Métallique, per l’utilizzo creativo e innovativo dell’acciaio, e le due lauree honoris causa in Ingegneria (Monaco) e Disegno Industriale (Milano).
Una menzione particolare merita il premio Design Plus Award a Francoforte, da lui vinto nel 1991, per la collezione di posate Ergonomica, ideata per Mepra. Il comitato del premio ha esaltato quei 24 raffinati pezzi in acciaio per la loro qualità scultorea armonizzata con la funzione.
Angelo Mangiarotti ha partecipato a diverse mostre tecniche e artistiche, in Musei e spazi espositivi di fama internazionale, come il Centre Pompidou, a Parigi, il California Museum of Science and Industry a Los Angeles, la Fortezza da Basso a Firenze e le sale della Fondazione Cini a Venezia.
Vanno sicuramente menzionate anche le tre mostre a lui dedicate dall’Istituto della Cultura di Tokyo e, a Milano, dalla Triennale e dalla Galleria Sozzani.
L’approccio multidisciplinare di Angelo Mangiarotti – opere iconiche
Come anticipato nell’incipit, Angelo Mangiarotti aveva un solo mood d’approccio al design, all’architettura e alla scultura. Definiva i suoi obiettivi estetici, partendo da un pensiero etico e collettivo, mirato, in primis, alla funzione.
Da profondo conoscitore delle qualità dei materiali, che plasmava personalmente, attraverso il disegno, la prototipazione e l’espressione artistica, riusciva a svelarne potenzialità e suggestioni materiche e strutturali.
Inevitabilmente, la sua modalità progettuale richiamava la tradizione artigiana d’eccellenza. Maestro dell’interior design, ha progettato lampade, tavoli, librerie e numerose proposte d’arredamento. Quasi sempre la modularità era il pattern concettuale del suo lavoro.
Il tavolo Eccentrico
Il tavolo, soprattutto in marmo, era sicuramente uno dei focus della sua produzione di design. Effettuava studi sofisticati sugli equilibri, le tensioni gravitazionali e gli incastri. Il peso specifico del materiale non incideva sulla leggerezza dei profili, che venivano esaltati dalla pulizia del segno.
Nel 1979 ha disegnato per Agapecasa un particolare tavolo dal piano ellittico – l’Eccentrico – sostenuto in modo asimmetrico da una gamba cilindrica inclinata. Stabilizzato su quella dinamica, il mobile sfrutta il proprio peso per trasformare il giunto in un incastro chiuso.
La libreria Cavalletto
Angelo Mangiarotti ha ideato molte librerie, sempre caratterizzate da composizioni modulari. Una delle più conosciute è sicuramente la libreria Cavalletto, del 1953, prodotta da Agapecasa.
In quel mobile l’elemento modulare è un cavalletto a V capovolta; ogni componente si sovrappone all’altra per inserzione su giunti a gravità e può includere piani d’appoggio e contenitori chiusi.
La lampada Lesbo
Negli anni settanta, lavorando per Artemide, Mangiarotti ha concepito una lampada intitolata all’isola che ospitava Saffo, la poetessa greca dell’antichità.
La lampada riprende la passione del designer milanese per il vetro e, da una base ad anello di metallo cromato, si sviluppa, nel diffusore, con un volume a ‘fungo’. È una vera e propria scultura in vetro di Murano soffiato, che produce gradienti di luce soffusa e suadente, diretti principalmente verso l’alto.
Tra le molte lampade progettate da Mangiarotti, vanno senz’altro citate anche quelle a giogali, ganci di vetro realizzati a mano, combinati e assemblati per modellare lampadari anche complessi, sempre in chiave di modularità.
Le sculture
Le sue opere scultoree sono assai numerose, spesso destinate a spazi aperti e realizzate in marmo, pietra, alabastro, onice e altri materiali modellabili. Per gli approfondimenti vi suggeriamo le pagine dedicate dal sito della Fondazione Mangiarotti.
Architettura e abitazioni
Sullo stesso sito sono disponibili anche le viste delle sue produzioni architettoniche e strutturali. Nello spirito interdisciplinare di Mangiarotti (e citiamo un’osservazione di Stefano Boeri durante la mostra alla Triennale di Milano), interagivano diversi mondi e sfere di competenza, con salti di scala, che, per esempio, potevano “proiettare un vaso o un bicchiere su una porzione di un edificio”.
In questo senso, si rileva una certa contiguità con l’architetto Ernesto Nathan Rogers dello studio BBPR.
Mangiarotti è stato spesso affiancato da ingegneri che, peraltro, gli riconoscevano un know-how da esperto in strutture, per quanto in modalità ‘intuitiva’. Il suo era un lavoro già completo, che richiedeva solo un controllo tecnico di conferma. Disegnava i singoli pezzi da ‘assemblare’ a livello industriale, proprio come avrebbe progettato pezzi di design.
La casa a tre cilindri
Il progetto della Casa a tre cilindri, realizzata a Milano, tra il 1959 e il 1962, è stato disegnato, a quattro mani, da Mangiarotti e Morassutti.
Ancora nel segno della modularità, annovera tre volumi cilindrici, pensati per offrire la massima indipendenza alle unità abitative. I cilindri si sollevano da terra e lasciano spazio alla zona giardino, che arriva anche sotto il palazzo.
©Villegiardini. Riproduzione riservata
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