Brancusi è il padre della scultura contemporanea e uno tra i massimi artisti del novecento. Constantin Brancusi nacque in Romania il 19 febbraio 1879, naturalizzato francese, morì a Parigi il 16 marzo 1957. Le sue opere raccontano spesso l’infinito. Nel suo lavoro non c’è mai infatti un vero verso, perché l’arte può e deve permettere all’essere umano di vedere e rappresentare il suo essere infinito. La sua fama è tale che nel 1971 gli viene intitolato l’asteroide 6429.
La vita
Nato da una umile famiglia, lavora sin da quando ha 9 anni. Fin da piccolo Brancusi dimostrò le sue capacità artistiche, lavorando il legno che, in queste zone rurali della Romania, era una attività molto amata e frequente. Ormai adolescente, grazie al mecenatismo di alcuni datori di lavoro, potè studiare presso la Scuola di arti e mestieri di Craiova tra il 1894-1898. Si tratta di una cittadina della Romania meridionale, fondata lungo le rotte commerciali provenienti dall’oriente. Studiò quindi ad appena circa 200 km da Bucarest dove si trasferì per frequentare l’Accademia. Be presto l’approccio per lui troppo formale lo spinge a lasciare gli studi accademici. Nel 1903, dopo esperienze a Vienna e Monaco, si trasferisce a Parigi, pare con un viaggio a piedi, e dove si trasferisce definitivamente anche se manterrà un rapporto molto solido con il suo paese di origine.
Brancusi a Parigi
In questo mondo, fucina delle avanguardie artistiche del secolo, diventa amico anche di Amedeo Modigliani, Fernand Léger, Henri Matisse, Marcel Duchamp, Henri Rousseau. Avvicina opere di scultori come Medardo Rosso e Auguste Rodin, che lo influenza fortemente nei primi anni di carriera. Entra nello Studio-Atelier di Rodin dove lavora soltanto per alcuni mesi perché, come spiegò, “nulla può crescere sotto un grande albero”.
Dopo un faticoso inizio e una vita dura per cui si adatta a tanti lavori, a Parigi espose per la prima volta al Salon d’Automne, presieduto dallo stesso Rodin. Nell’opera “Busto di un bambino” (1906) emerge così palese l’influenza del maestro: un giovane Brancusi definisce solo la spalla in primo piano oltre alla bocca chiusa e ai lineamenti contratti. Si intravvede però già la ricerca dell’assoluto, di quella dimensione per cui nulla riesce a interferire con la sua indagine psicologica del protagonista.
Brancusi, il primitivismo e Modigliani
All’inizio della sua carriera le opere rispecchiano il suo interesse per il primitivismo, forse anche per l’influenza delle opere di Derain. “Il bacio” (1907), due personaggi che, stretti in un abbraccio, sono di fatto una sola cosa ci dà l’idea di un blocco di pietra in cui egli cerca l’immagine, quanto mai semplice e geometrica, quasi con tagli netti. Tra il 1907 e il 1916 esegue varie versioni de Il bacio, una scultura in pietra calcarea estremamente affascinante che diventa un simbolo del suo lavoro artistico.
Brancusi semplifica e questo suo semplificare lo leggiamo in modo facile e immediato in opere come “Sonno” (1908) dove la testa scolpita nel marmo è segnata da pochi solchi dello scalpello o in “Musa addormentata” (1909-1910) in marmo bianco. Questa fase dell’arte di Brancusi influenzò fortemente l’esperienza scultorea dell’amico Amedeo Modigliani.
Il successo a New York
Brancusi nel 1913 espone alcune sue sculture alla Mostra dell’Armony Show di New York, che porta in America il fermento artistico di Parigi. La mostra è un trampolino per la carriera di tanti artisti di quegli anni. Così nel 1914 ha sua prima personale e New York nella galleria 291 di Alfred Stieglitz che ebbe un notevole successo.
Brancusi e l’astrazione
L’incontro con gli Stati Uniti e il successo scatenò nell’artista un processo di maturazione artistica. L’artista si avvicinò progressivamente e inesorabilmente all’astrazione. Legato probabilmente a questo suo nuovo approccio dobbiamo interpretare quello che, nell’ottobre 1926, viene conosciuto come “affare Brancusi”. L’artista in occasione del suo secondo viaggio negli USA, accompagnato dal suo amico Duchamp, viene bloccato da un impiegato alla dogana per non aver pagato correttamente le imposte sulle importazioni. L’impiegato non riconobbe nella celeberrima scultura “Uccello nello spazio” (1923) un’opera d’arte ma un semplice utensile da cucina al quale applicare una tassazione. La mancata applicazione del l’esenzione prevista per le opere d’arte si tramutò in un lungo processo, che terminò solo due anni dopo.
Brancusi e la Romania
Brancusi era fortemente legato alla Romania. La sua vita privata e artistica non si distaccarono mai dal suo Pease, anche se morirà a Parigi naturalizzato francese. L’interesse per la natura in cui era nato rimase un fattore caratterizzante per tutta la sua carriera: le tante opere dedicate agli uccelli ne sono una chiara testimonianza: da L’uccello d’oro a Uccello nello spazio. Non stupisce perciò nemmeno che tra le sue opere “primitiviste” più celebri ci sia Maiastra. Con. quest’opera lo scultore ricorda e celebra la creatura mitica protagonista di antiche leggende della Romania. L’uccello è rappresentato con il collo e la testa protesi verso l’alto nell’atto di cantare la sua melodia, che, secondo le credenze popolari, aveva poteri miracolosi.
L’artista tornò in Romania frequentemente per tutta la sua vita. Si dedicò per anni alla realizzazione del giardino pubblico di Targu Jiu. Si tratta di uno dei primi e più celebri esempi di arte pubblica promosso da un artista. In questa città, sorta sul fiume Jiu, lungo la strada “La via degli Eroi” l’artista fece collocare importanti sue opere.
Il giardino di Brâncuși a Targu Jiu
A Targu Jiu troviamo il Complesso monumentale creato in ricordo dei caduti durante la Grance Guerra.
“Il tavolo del silenzio” che simboleggia il tavolo prima dello scontro in battaglia. Intorno ad esso l’artista ha posizionato a eguale distanza dal tavolo 12 piccole sedie (rimando forse ai dodici apostoli) a forma di clessidra si sviluppa lungo un viale al cui inizio si trova la Porta del bacio, alta più di 5 metri, con pilatri decorati con motivi circolari sotto la quale forse avrebbero dovuto baciarsi i soldati che stavano partendo per la battaglia.
La colonna infinita
In questo grande parco, sulla stessa direttrice, si trova la grande scultura “La colonna infinita”. L’artista colloca in mezzo a una area verde un’opera di quasi 30 metri che idealmente unisce la Terra con il Cielo. La colonna è composta da dai 17 pesantissimi moduli in ghisa che ripetono una base romboidale. Non vi è alcuna base a enfatizzare l’assenza di inizio e di fine dell’opera. L’opera pesa 29 tonnellate, di cui la metà è costituita dall’acciaio interno e dai quattro parafulmini interni. Dopo un anno dalla sua costruzione fu ricoperto di ottone dorato da una ditta svizzera al fine di riflettere meglio la luce e fondersi da lontano con il cielo.
I mobili di Brancusi
Caratterizzante di Brancusi è anche l’elaborazione dei gruppi mobili. E questo atteggiamento si evidenzia ad esempio in “Eva” scolpita nel 1920 e sotto la quale nel 1921 inserisce “Adamo”. Ancora Brancusi si occupa delle basi su cui le opere sono appoggiate che diventano opera d’arte essi stessi. Inizia a vendere supporti di legno da unire alle sue sculture e su cui poggeranno la maggior parte dei suoi uccelli e che sono considerati arte anch’essi tanto è vero che nel 1926 alla Brummer Gallery di New York l’artista espone basamenti senza scultura sopra.
Brancusi e la fotografia
Nella ricerca artistica di Brancusi entrò presto la fotografia. Non tutti sanno ma era alla base della ricerca non solo tecnica di tutte le sue opere scultoree. L’artista arrivò addirittura a costruirsi una vera camera oscura e con strumenti professionali. In quegli anni, è utile ricordare, che Parigi ospita Man Ray. Con Duchamp formano un trio di amici geniali che si influenzano vicendevolmente.
Brancusi e Man Ray
Brancusi è undici anni più grande di Man Ray. Tra lo scultore e il fotografo surrealista si instaura una profonda e duratura amicizia. Man Ray rimase sempre attaccato alla prima parte della carriera di Brancusi, che continuò a citare per tutta la sua vita. Già nel 1914 è evidente l’influenza del primitivismo nello scatto intitolato “La lune brille sur l’île de Nias”.
L’influenza e la citazione di Brancusi diventa palese nel celebre scatto “Noire at Blanche” del 1926. Il fotografo surrealista ritrasse la modella e compagna Kiki de Montparnasse insieme a una testa di statua africana nera che ricorda fortemente l’opera Musa addormentata di Brancusi. Non solo, la posizione stessa della modella riprende quella dell’opera, mentre la testa africana sostenuta dalla ragazza risulta eretta. In questo modo il fotografo ribalta la realtà e l’ordine “delle cose”, congelando un gioco di sensi e letture tipiche della fotografia surrealista. La fotografia comparve per la prima volta sul Vogue (1926) con il titolo “Visage de nacre et masque d’ébène” prima di essere richiamata nel 1928 con il celebre titolo che noi ancora adesso conosciamo “Noire at Blanche”.
Brancusi e Picasso
Molto più complesso è stato il rapporto tra Constantin Brancusi e Pablo Picasso, noto non solo per essere un grande artista, ma anche per essere una persona in grado di prendere dagli altri ciò che più gli serviva. Non ci sono testimonianze dirette, ma è un fatto che i due artisti non ebbero rapporti diretti né mai collaborarono, pur essendo attivi negli stessi anni a Parigi. Non solo, sia il primitivismo sia il cubismo di Picasso sono elementi presenti nella scultura dei primi anni di Brancusi. Evidente ad esempio un intento cubista ne Il bacio del 1912.
L’eredità di Brancusi
Brancusi visse e lavorò a lungo. Brancusi morendo ha lasciato l’intero suo studio allo stato francese che l’ha ricostruito sulla piazza del Centre Pompidou nel 1997. Si tratta un piccolo edifico in Rue Beaubourg 19, con anche un piccolo giardino, progettato da Renzo Piano Building Workshop in cui si trovano137 sculture, 87 piedistalli, 41 disegni, 2 dipinti e più di 1.600 tra lastre fotografiche in vetro e fotografie originali di questo artista fondamentale per l’arte del 900. Anche qui troviamo i suoi famosi gruppi mobili con cui voleva sottolineare la interconnessione esistenti fra le varie opere, impostazione che alla fine della sua vita quando non produceva più nuove opere era diventato il suo modo di esprimersi artisticamente.
A Hobita, città in Romania dove lo scultore era nato, si ritrova così oggi la Casa Memoriale di Constantin Brancusi, con fotografie e documenti.
Uno degli eredi a livello artistico di Brancusì è sicuramente Isamu Noguchi, nato nel 1904 a Los Angeles e morto a New York nel 1988), che di Brancusi fu assistente.
Dato l’inestimabile valore delle opere, sono nate negli anni alcune controversie in merito alla proprietà delle opere “pubbliche” dell’artista. Tra queste la più nota è quella relativa alla celebre opera Bacio, collocata inizialmente sulla tomba di Tatiana Rachewskaïa. La giovane era una ricca studentessa russa che si suicidò per amore nel 1910. Il suo amante, il medico romeno Solomon Marbais, chiese all’amico di scolpire il “loro bacio” e lo collocò sulla tomba della giovane. Da anni gli eredi della famiglia della giovane e lo Stato Francese si contendono legalmente i diritti di proprietà della celebre scultura per circa 50 milioni di euro.
Brancuși e l’architettura
Il rapporto tra Brancusi e l’architettura è da sempre segnato dalla mutua ammirazione. L’artista amava lo skyline di New York, perché in esso vedeva la versione abitata delle sue opere. E’ curioso osservare come sempre più spesso i grattacieli di oggi presentino forme e caratteristiche sempre più scultoree. Nella mostra “ArchiSculpture” a Basilea nel 2005 il grattacielo londinese “Swiss Re ” di Norman Foster era messo in relazione proprio con la scultura in marmo L’Oiseau (1923) di Brâncuși. Non solo, Jean Nouvel ha disegnato per La Défense nel 1989 a Parigi un edificio per uffici – mai realizzato – chiamato non a caso “Tours sans fins” (“torre senza fine”), il cui aspetto diventava più delicato con l’aumentare dell’altezza.
Brancusi e i record d’aste
Nel 2005 da Christie’s una versione del celebre L’Oiseau dans l’espace (L’uccello nello spazio) venne venduta per 5 milioni di dollari. Questa versione era precedentemente sconosciuta agli storici dell’arte. Il record è stato superato nel 2009, sempre da Christie ‘s, con la scultura in legno Portrait de Madame L.R. venduto per 29 milioni di dollari. Nel 2012 la scultura in bronzo Le premier cri (The First Scream) del 1917 è stata venduta a New York per oltre 13 milioni di dollari. Infine nel maggio 2017, una scultura in bronzo di soli 27 cm è stata venduta per oltre 51 milioni di dollari.
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