Giovanni Fattori è uno dei principali pittori italiani dell’Ottocento all’interno del movimento dei Macchiaioli.
Le origini: Firenze e il Risorgimento
Nacque a Livorno nel 1825 da una famiglia umile, ma, senza mai smettere di lavorare, riuscì comunque a studiare: dopo esser stato allievo del pittore Giuseppe Baldini e studiò a Firenze presso l’Accademia di Belle Arti sotto Giuseppe Bezzuoli. E proprio a Firenze iniziò a frequentare il centralissimo Caffè Michelangelo, culla del movimento dei Macchiaioli di cui egli stesso sarà uno dei massimi esponenti. Questo caffè, frequentato anche da artisti del calibro di Odoardo Borrani, Telemaco Signorini e Vito d’Ancona, instaurò rapporti di amicizia quasi fraterna con Costantino Mosti, i fratelli Nardi e Ferdinando Baldes. Fattori partecipò ai moti risorgimentali del 1848 con il compito, modesto ma pericoloso, di fattorino del Partito d’Azione. Anche fu il pittore dell’anti eroi: così anche del Risorgimento Fattori preferì narrare dei più umili. Esempio massimo di tale spirito è “Il campo italiano alla Battaglia di Magenta” (1861-62), in cui il pittore racconta l’umanità sofferente del ritorno dei soldati feriti.
Giovanni Fattori e i Macchiaioli
Giovanni Fattori è considerato uno tra i più importanti artisti del movimento dei Macchiaioli, che nacque a Firenze nel 1855 e fu l’espressione artistica più importante derivante dai fermenti ideologici del Risorgimento italiano. Il movimento si opponeva all’ambiente stantio e formale delle Accademie di allora. I massimi teorici di questo movimento furono Diego Martelli ed Adriano Cecioni che dettarono le regole basilari dello “stile”. Il nome deriva dalla “teoria della macchia’’ per cui la visione delle forme deriverebbe dal modo in cui la luce attraversa macchie di colore accostate e o sovrapposte le une sulle altre. Il verismo del colpo d’occhio dell’artista sostituisce ogni forma di rigido formalismo.
La Maturità
Dal 1869 insegnò come incaricato alla cattedra di paesaggio all’Accademia di Firenze. Giovanni Fattori dipinse i suoi quadri fino alla vecchiaia, circondato dai suoi allievi tra i quali Nomellini, Chiglia, Lorenzo Viani, il giovane Modigliani e il suo prediletto (e futuro erede) Giovanni Malesci che alla sua morte ne gestirà il patrimonio e pubblicherà con la Deagostini nel 1961 la Catalogazione illustrata della pittura a olio di Giovanni Fattori.
I successi in vita in campo artisti, furono rattristati però da una turbolente e sfortunata vita privata: il matrimonio con l’amata amica di vecchia data Settimia Vannucci durò solo sette anni a causa della prematura morte della moglie per tubercolosi nel 1867. Dopo esser rimasto vedovo nel 1903 anche della seconda moglie, Marianna Bigazzi, Fattori sposò nel 1907 Fanny Marinelli. Anche questo terzo matrimonio si concluse con la morte prematura della moglie solamente un anno dopo nel 1908. Giovanni Fattori non ebbe figli naturali e morì a Firenze il 30 agosto 1908: aveva 82 anni di età.
Di cosa parlano i quadri di Giovanni Fattori?
Nelle opere di Giovanni Fattori due temi ricorrono con più frequenza: l’attenzione verso le tensioni sociali del suo tempo e l’interesse per il paesaggio della sua Toscana. Nel suo approccio alla pittura non è possibile non cogliere il suo allontanarsi dal linguaggio accademico del Romanticismo per essere più vicino alla vita reale. Ancora “Lo staffato” (1880) ci parla del dramma di un soldato ferito che, solo, vive il suo dramma per un piede rimasto impigliato nella staffa di un cavallo imbizzarrito.
Anche nel suo descrivere la campagna (della Toscana, ma potrebbe essere di una qualunque altra parte di questa nuova Italia Unita), il suo sguardo si sofferma spesso sulla stanchezza e sulla fatica dell’uomo e dell’animale. Iconiche risultano essere ad esempio ai quadri “Bovi al carro” (1867) e “Mandrie Maremmane” (1893).
Meno noti, ma molto efficaci, meritano attenzione anche i ritratti che Giovanni Fattori fa a familiari o amici. Il tema sociale lascia spazio a immagini di vita quotidiana della prima borghesia italiana. Fra i tanti: “La Signora Martelli a Castiglioncello” (1867-1870), o “Signora all’aperto” (1866).
Dove possiamo ammirare le opere di Giovanni Fattori?
La produzione di Giovanni Fattori fu vasta ed è oggi esposta principalmente in numerosi musei italiani: a Livorno presso il Museo civico “Giovanni Fattori”, a Milano alla Pinacoteca di Brera e a Firenze presso la Galleria di Arte Moderna di Palazzo Pitti, dove è possibile vedere tra le tante opere anche Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta (1862) e Lo staffato (1880). Opere minori, tra cui alcune incisioni, sono invece custodite al MET (Metropolitan Museum of Modern Art) di New York.
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