Phlebodium aureum è una felce sempreverde di grande bellezza che si sta diffondendo sempre più. Originaria dell’America centro-meridionale e delle fasce tropicali, è molto apprezzata per le sue fronde di colore azzurro-verde oltre che per la sua capacità di adattarsi a un’ampia gamma di condizioni di coltivazione, qualità che l’hanno resa una pianta molto ricercata per l’appartamento. Versatile, a bassa manutenzione è davvero molto bella con le foglie che sembrano palchi intagliati in una sorta di tessuto verde-azzurro come nella cultivar ‘Blues Star’.
Origine e nomenclatura
Il nome Phlebodium deriva dal greco phlebo (vena) a causa di un reticolo di vasi in rilievo che ricorda quelli delle vene, presente nelle foglie. Nota in precedenza come Polypodium aureum, il genere Phlebodium appartiene alla famiglia delle Polypodiaceae.
Le felci sono uno dei gruppi di piante più antichi (sono apparse circa 425 milioni di anni fa) ma Phlebodium si è evoluto più recentemente a livello geologico. Al genere Phlebodium appartengono: Phlebodium pseudoaureum conosciuta anche come Phlebodium areolatum e Phlebodium decumanum che, a seguito dell’ultima ridenominazione, sono spesse confuse con Phlebodium aureum. A livello commerciale esistono ibridi di Phlebodium che variano comunque di poco.
Foglie
Le foglie sono di un colore verde glauco-azzurro, profondamente lobate, a portamento decombente-strisciante a causa dei rizomi che si allargano sul terreno, di una lunghezza che va dai 30 cm circa, fino a raggiungere i 60 e più, se coltivate nelle condizioni a loro più favorevoli. Nascono da rizomi squarrosi (ricoperti di peluria morbida) di color marrone-dorato, portate su steli molto sottili.
Grazie al colore delle sue fronde, è un elemento che rende ancor più interessanti i contrasti cromatici con altre piante d’appartamento. Coltivata come elemento singolo in vaso, riesce a diventare un punto focale nell’ambiente. È un ottimo soggetto da terrario, fintanto che è giovane e di dimensioni contenute. In vaso non riesce a crescere molto ma se coltivata in piena terra arriva oltre i 50 cm di altezza.
Phlebodium aureum: conoscerla meglio
Phlebodium aureum è una pianta molto adattabile e di poche necessità. Questo la rende particolarmente indicata per chi desidera una pianta molto ornamentale e al tempo stesso che non necessiti particolari cure. In natura è epifita ma vive in vari ambienti compresi quelli terrestri. Phlebodium aureum è anche la scelta giusta per chi ama le felci ma non ha avuto successo nel coltivarle. Ha una crescita abbastanza lenta e alterna cicli di crescita più rapida ad altri più lenti. Ama vivere all’esterno dove il clima è caldo ma ben si adatta alla coltivazione al chiuso.
Phlebodium, un valore aggiunto
Un altro aspetto tutt’altro da sottovalutare, è la sua capacità di assorbire gli inquinanti negli ambienti domestici. È stato infatti dimostrato che è in grado di rimuovere composti organici volatili come formaldeide e benzene, presenti in molti materiali delle abitazioni contemporanee, dall’aria della propria casa.
Terreno ideale per coltivare Phlebodium aureum
Il terriccio giusto è quello che risponde bene alle irrigazioni in base alle necessità di ogni pianta, quindi anche nel caso di Phlebodium aureum. Richiede substrato facilmente drenante e l’apparato radicale deve potersi ossigenare al meglio, quindi senza alcun ristagno idrico. Il terriccio più idoneo alla coltivazione di Phlebodium è quello per orchidee. In alternativa si adatta ad accettare qualunque terriccio purchè dreni molto rapidamente, mantenendo l’aerazione. È preferibile evitare il solo terriccio torboso poiché tende a compattarsi troppo. Meglio perciò ripiegare sull’universale mescolato a sabbia di fiume o di cava e lapillo. Predilige i terreni tendenzialmente acidi.
Con Phlebodium aureum, attenzione ai rinvasi
Non ama essere rinvasata, pertanto è preferibile valutare la crescita dell’apparato radicale dopo i primi due anni, svasando la pianta e verificandone lo sviluppo. Un altro fattore da cui non farsi fuorviare, in questa valutazione, è la diffusione dei rizomi. Vivono in superficie e, come detto più sopra, tendono a riprodursi e a riempire tutto lo spazio superficiale del vaso. Questo non significa, però, che la pianta necessiti il rinvaso. Solo in caso in cui il substrato di vegetazione sia pieno di radici, ha senso effettuare la sostituzione del vaso. In tal caso, preferire la primavera inoltrata per tale operazione è la soluzione più idonea, così che essendo in piena attività vegetativa, Phlebodium possa avere tempo di superare lo stress.
Per essere sicuri controllare queste manifestazioni di Phlebodium
Un indicatore del bisogno di rinvaso è l’ingiallimento foliare e l’altro è la necessità di dover irrigare la pianta ogni due o tre giorni al massimo. Phlebodium non ha mai bisogno di vasi profondi poiché i rizomi non devono essere seppelliti dal substrato. Gli necessita invece un contenitore con un ottimo drenaggio.
Esposizione e temperature
Phlebodium aureum può adattarsi a condizioni di poca luce ma è indubbio che preferisca una posizione con tanta luce anche se indiretta. Non sono piante da sole diretto e lo maltollerano come solitamente accade anche ad altre felci. In assoluto meglio collocarle vicino ad una finestra esposta a nord o a est e non vicina a fonti di calore. Non tollera temperature sotto gli 8-10° che ne comprometterebbero la sopravvivenza.
Irrigazione
Phlebodium aureum ha bisogno di un’elevata umidità, infatti ha una tolleranza alquanto limitata a scarse irrigazioni e a lasciar asciugare troppo il substrato. Data la sua natura da epifita, cioè di essere una pianta che vive sugli alberi pur non parassitandoli, necessita di una costante umidità. Tuttavia è necessario trovare il giusto equilibrio di irrigazione-umidità onde evitare che che i rizomi soffrano di marciumi dovuti agli eccessi idrici.
Per irrigare al meglio
Lasciare asciugare bene almeno i primi centimetri di terriccio prima di dare nuovamente acqua. L’irrigazione deve essere abbondante ma l’importante è lasciar sgrondare bene l’acqua dai fori di drenaggio del vaso ed eliminare quella che si deposita nel sottovaso. È buona norma evitare di bagnare le foglie: meglio cercare di irrigare posiziondosi ai margini del vaso. Un’altra condizione fondamentale è di usare acqua lasciata riposare una notte e che sia a temperatura ambiente. Pur necessitando un certo grado di umidità, non ha bisogno che si umidifichi l’ambiente in cui è collocata e di nebulizzazioni. Può essere utile, invece, posizionare Phlebodium aureum insieme ad altre piante. La traspirazione reciproca aumenta il livello di umidità nel microclima circostante al gruppo di piante creato.
Propagazione
Phlebodium aureum si propaga attraverso le spore o per divisione del rizoma benchè sia quest’ultimo il sistema migliore, quello che offre garanzie di riuscita e soprattutto una rapida moltiplicazione. Infatti, riprodurlo da spora non è impossibile ma è sicuramente un’operazione più delicata da eseguire e più lenta nel dare risultati. Si stacca una foglia e si ripone in un sacchetto di carta fino al suo disseccamento. Una volta secca, bisognerà far cadere su un foglio di carta le spore e appoggiarle in un vassoio contenente la miscela per orchidee. Subito dopo si deve procedere ad umidificare con un nebulizzatore e infine coprire con della pellicola a cui vanno praticati dei microfori con un ago.
L’operazione di nebulizzazione è da ripetersi ogni due giorni circa per un arco di due mesi prima di veder spuntare le nuove plantule. Non è escluso che serva un lasso di tempo maggiore che talvolta può arrivare anche a quattro-cinque mesi.
Come dividere i rizomi di Phlebodium aureum
In un contenitore dove si sarà preparato un substrato preferibilmente composto da terriccio per orchidee, depositare più porzioni di rizomi, a condizione che portino ciascuno radici ben sviluppate e almeno due foglie, dopo aver scelto quelli più sani e vigorosi e averli ottenuti tagliandoli dalla pianta madre o staccandoli di netto. Vanno appoggiati sul terriccio pressando senza esagerare e senza coprirli di terra, badando che aderiscano bene al substrato. Dopo di che si procede ad irrigare con delicatezza ma avendo anche sicurezza di aver fatto penetrare bene l’acqua e che questa sia stata drenata completamente anche dal sottovaso. Vanno irrigati ogni due o tre giorni. In capo ad un mese dovrebbero spuntare le prime foglie.
Concimazione di Phlebodium aureum
Le piante, in genere, vanno concimate in piena attività vegetativa e si dovrebbe sempre evitare di dare nutrimento ad una qualsiasi pianta se è sofferente, perchè le si imporrebbe un maggiore stress. Ovviamente una pianta da interni non va in completo riposo vegetativo ma in ogni caso concimare quando le ore di luce diminuiscono sensibilmente non è consigliabile. Nello specifico, però, Phlebodium aureum è una pianta che ha poche necessità di nutrimento, pertanto è bene non dare troppo spesso e troppe quantità di concime o, peggio, un concime che sia ‘aggressivo’ e forzi eccessivamente la felce.
Potature
Rimuovere gli steli irregolari e il fogliame morto o danneggiato permette a Phlebodium aureum una miglior salute poiché aiuta la crescita ed evita patologie fungine che attaccano le foglie deteriorate o già appassite. Ricordare di disinfettare sempre cesoie e forbici con disinfettanti o su fiamma.
Avversità
Trovare alcune foglie di Phlebodium aureum con le punte secche o marroni non rappresenta un problema. Spesso è causato dall’acqua troppo calcarea o da un substrato troppo ricco di sali e sostanze chimiche. L’imbrunimento delle punte più diffuso sul fogliame, è facile sia dovuto al clima troppo secco.
Phlebodium: resistente e adattabile, ma non sempre
Evitare movimenti troppo bruschi per scongiurare il rischio di rottura o di distacco di alcune fronde poiché la pianta impiega diverso tempo per la cicatrizzazione dei tagli. Qualora l’esemplare posseduto avesse subito un forte stress e mostrasse segni di sofferenza, posizionarla in un luogo caldo e umido e l’illuminazione che predilige. Un buon metodo per ricreare le migliori condizioni di umidità, è quello di posizionare un sacchetto di plastica trasparente attorno ad essa e che sia grande almeno il doppio. Non appena si osservano segni di ripresa con l’emissione di nuovi getti o con uno stato generale di turgore e vitalità, sfilare il sacchetto e riportare gradualmente la pianta alla sua normalità di bisogni. I ristagni idrici che provocano marciumi radicali si evidenziano dalle foglie che assumono colorazioni marroni e violastre. Altrettanto accade se ristagna acqua nella chioma.
Parassiti
Non è soggetta ad attacchi parassitari come altre felci. Bisogna però controllare periodicamente i rizomi di Phlebodium aureum per verificare che non vi sia la presenza di parassiti che prediligono annidarsi lì. Usare sempre rimedi poco aggressivi ma sincerarsi che le sostanze usate siano arrivate davvero fino all’aggressore. I trattamenti vanno ripetuti fino alla scomparsa dei parassiti.
Fitopatologie
È invece molto più comune che Phlebodium aureum soffra di patologie che lo attaccano a causa dagli eccessi di umidità e idrici. Soffre facilmente di marciume radicale: è il problema più grave e anche più comune. In caso di eccesso di irrigazione e ristagno, infatti, si manifesta nel giro di poche ore.
Un altro problema che si verifica frequentemente è l’attacco della Peronospora, un fungo che ama il caldo umido e attacca le radici. In questo caso è opportuno prevenire e utilizzare sempre strumenti di lavoro ben sanificati. Non sono insoliti ruggine e oidio perchè sono favorite dall’umidità. Anche in questo caso la miglior cura è la prevenzione e avere costanza nel controllare che le foglie siano ben asciutte e che la pianta sia collocata dove c’è una buona circolazione d’aria.
Caratteristiche di Phlebodium aureum
- Tipo di pianta: felce, epifita, sempreverde
- Famiglia: Polypodiaceae
- Origine: America centrale e meridionale; fascia tropicale
- Dimensioni: da 40 cm e a espandersi, la larghezza; da circa 50 cm e oltre l’altezza
- Colore dei fiori: //
- Foglie: di color verde glauco-azzurro, profondamente lobate, a portamento decombente-strisciante a causa dei rizomi che si allargano sul terreno
- Periodo di fioritura: //
- Esposizione: luce piena ma indiretta; si adatta ad un’illuminazione più scarsa ma da evitare luce solare diretta
- Resistenza al freddo: nessuna
- Tossicità per animali e bambini: nessuna
Ivana Fabris
©Villegiardini. Riproduzione riservata
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