Joan Mirò è uno dei più noti artisti spagnoli del 900. Nacque a Barcellona il 20 aprile 1893 e morì a Palma di Maiorca il 25 dicembre 1983. È annoverato tra gli esponenti di spicco del surrealismo, anche se in realtà fece parte di questo movimento per pochi anni. Andrè Breton, che del surrealismo fu il massimo teorico, era solito dire che Mirò fosse “il più surrealista di tutti”. L’artista ricevette in vita numerosi riconoscimenti tra i quali il Guggenheim International Award, la laurea Honoris Causa dall’Harvard University di Cambridge.
La vocazione artistica di Joan Mirò è stata precoce. Esistono suoi fogli e disegni datati già del 1901. La famiglia non lo assecondava e lo avviò a studi economici in vista di una carriera nel commercio. Ben presto rivolse i propri interessi verso l’arte, iscrivendosi a Barcellona prima all’Accademia privata di Francisco Galì e in seguito alla Libera Accademia di Disegno del Cercle Artistic de Sant Lluc. In questa città Joan Mirò tenne la sua prima mostra personale in cui è forte l’immedesimarsi nei paesaggi catalani, nei suoi abitanti, di cui assorbì la dimensione umana nella sua interezza che va dall’aspetto politico a quello poetico.
Joan Mirò si trasferì nel 1919, per la prima volta, a Parigi dove entrò in contatto con il circolo dada di Tristan Tzara, che lo influenzò profondamente. Sempre a Parigi sperimentò le più importanti esperienze figurative dell’epoca, conoscendo Picasso e soprattutto l’avanguardia surrealista. Tornato in Spagna, se ne allontanò allo scoppio della guerra civile per la quale da Parigi si adoperò nella raccolta fondi per la causa repubblicana. Nel 1940, al momento della invasione nazista, tornò stabilmente in Spagna che lascerà solo per alcuni viaggi e soggiorni a Parigi e New York nel dopoguerra. In questa città entrò in contatto con il dripping di Pollock che influenzò l’ultima fase della sua carriera.
Per tutta la vita Joan Mirò continuò la propria ricerca artistica indipendente, incentrata sul bisogno costante di superamento e sperimentazione materica. Passò così dalle opere di matrice realista (1920-1923) alle opere della “Rivelazione” (1923-1924); al surrealismo con la “Pittura di sogno e comprensione del vuoto” (1925-1927). Seguì la trattazione del paesaggio con “Interni olandesi” e i “Ritratti immaginari” (1926-1929). Il dadaismo e l’espressionismo si ritrovano nelle opere “Crudeltà e Metamorfosi”, “Realismo tragico” (1934-1938), come anche nelle famosissime “Costellazione” (1939-1941) o ”Espansione” (1952-1954). L’influenza dell’astrattismo americano è presente invece nelle opere più tarde come “The Solar Dripping” (1976). Negli ultimi decenni Joan Mirò si avvalse sempre più di oli, pastelli, tempere, murales su muri e su rame, disegni, incisioni, acqueforti, puntesecche, litografie, xilografie, collages, sculture, le ceramiche e le famose terre a fuoco vivo in collaborazione con Artigas. Non è perciò sbagliato considerare Mirò come un artista eclettico non afferibile ad alcun preciso movimento, in grado di spaziare dalla pittura alla scultura, alla ceramica, ai murales, sempre alla ricerca di un linguaggio nuovo e universale per esprimere il suo mondo interiore fatto di sensazioni e di emozioni.
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