Italo Gamberini è stato un architetto curioso ed eclettico, padre delle prime strutture razionaliste e funzionaliste in Italia. Prolifico soprattutto in Toscana fece parte del Gruppo Toscano continuando a collaborare con molti dei componenti anche dopo lo scioglimento.
Italo Gamberini, la formazione
Italo Gamberini è nato a Firenze il 21 settembre 1907. Nella città toscana frequentò l’università laureandosi in architettura nel 1932 ed ebbe come insegnante Raffaello Brizzi, fondatore e preside della scuola. La sua carriera iniziò proprio come assistente di Raffaello Brizzi diventando successivamente professore di ruolo nel 1945.
Italo Gamberini e il Gruppo Toscano
L’anno in cui si laureò entrò a far parte del cosiddetto Gruppo Toscano, un gruppo di architetti toscani composto oltre che da Italo Gamberini anche da Nello Baroni, Pier Niccolò Berardi, Sarre Guarnieri, Leonardo Lusanna e da Giovanni Michelucci che ne divenne il rappresentante. Quello stesso anno parteciparono al concorso per la nuova stazione di Santa Maria Novella a Firenze.
Verso una nuova stazione
La stazione fiorentina necessitava di un ammodernamento e dopo aver affidato il progetto dapprima all’architetto Angiolo Mazzoni venne indetto un concorso di idee. A vincere fu proprio il Gruppo Toscano che progettarono il primo esempio di edificio funzionale (la struttura rifletteva la funzione) diventando anche una delle opere più importanti del razionalismo italiano.
L’edificio, non solo parla in un linguaggio razionalista ma riusciva ad inserirsi in modo armonioso ad un contesto storico particolarmente importante quale il centro di Firenze proprio alle spalle della chiesa di Santa Maria Novella.
Critiche
L’edificio divise l’opinione pubblica, se da una parte la struttura ricevette numerose critiche dall’altra fu accolta calorosamente dai giovani modernisti ma soprattutto dal governo fascista che ne tessé le lodi permettendo la sua realizzazione.
Anche all’interno del gruppo ci furono tensioni tanto che durante la costruzione si creò una profonda frattura soprattutto tra il componente più anziano Giovanni Michelucci, classe 1891, e gli altri architetti più giovani tutti nati tra il 1905 ed il 1908. La frattura fu tale che il gruppo si divise formalmente nel 1934.
Italo Gamberini,
adesione al razionalismo e sperimentazione
Dopo la costruzione della stazione di Santa Maria Novella, Italo Gamberini continuò a lavorare a diversi progetti con i suoi colleghi e fu uno dei firmatari del manifesto di fondazione dei Gruppi futuristi di Antonio Marasco formatosi nel 1933 a seguito dei contrasti tra Marasco e Marinetti.
Partecipò a importanti concorsi come per quello del 1935 della stazione di Santa Lucia a Venezia insieme ai colleghi toscani con Baroni, Berardi e Lusanna. In questo periodo, però, realizzò poche opere. La sua adesione al razionalismo fu totale non smise, però, di sperimentare usando materiali tradizionali come il mattone a vista per la facciata della sede della Singer a Firenze o la pietra serena usata sempre a Firenze per le facciata di edifici per appartamenti.
Italo Gamberini, gli anni 50
Nel dopoguerra Italo Gamberini fu particolarmente attivo diventando uno dei protagonisti dell’architettura italiana del periodo. Nel 1945 vinse il concorso per il nuovo ponte della Vittoria insieme a Nello Baroni, Lando Bartoli e Carlo Maggiora mentre tra il 1946 ed il 1947 curò la ricostruzione post bellica della zona vicino a Ponte Vecchio.
Sperimentazioni degli anni 60
Anche nei periodi di maggiore attività non smise mai la sperimentazione unendo il nuovo con la tradizione come per esempio nella chiesa di San Ranieri a Pisa del 1960 dove Italo Gamberini scelse di utilizzare la pietra di Trani grezza ed il cemento a vista per sostenere una copertura in ferro rivestita in legno.
L’architetto fiorentino studiò anche soluzioni originali usando elementi e componenti industriali. Ne sono un esempio i mobili brise-soleil e i molti dettagli costruttivi per l’edificio per la società BICA in via nazionale a Firenze. Fu proprio in questo edificio che per la prima volta fu costruita in Italia una facciata continua.
Italo Gamberini, sede regionale della Rai di Firenze
Gli anni 60 furono caratterizzati anche dalla serie di edifici cosiddetti specialistici come per esempio la sede della Rai a Firenze che ottenne nel 1969 il premio In/Arch. Qui Italo Gamberini progettò sia lo stabile ma anche l’arredamento ed il giardino.
Ad ogni funzione un volume
La struttura presenta forti variazioni di altezza e volume. Il blocco principale è costituito da un edificio destinato agli uffici, mentre un secondo edificio ortogonale al primo si collega al principale tramite uno stabile quadrato più alto. Le diverse funzioni sono evidenziate dal diverso trattamento dei volumi e tramite diverse forme di finestre. Finestre a nastro sono dedicate agli uffici mentre il locale per le produzioni è più chiuso e compatto.
Struttura ed esterni
Cemento armato è usato per la struttura eccezion fatta per l’atrio principale quelli ai piani alti dove la struttura è metallica così da permettere vetrate più ampie ed una maggiore illuminazione dei locali. Per l’esterno è stato usato un rivestimento in silipol arancione che riprendeva i colori del cotto e della pietraforte tipici della tradizione fiorentina. Mentre per le torri fu stato usato acciaio porcellanato e rame rigato così da staccare dal fondo arancione del silipol.
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci a Prato
L’ultima grande opera di Italo Gamberini risale al 1978 terminato poi nel 1989. Si tratta del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci a Prato. Ad oggi è composto da due parti, ad inglobare l’edificio di Italo Gamberini è presente una nuova struttura progettata dallo studio Maurice Nio/NIO architecten di Rotterdam e terminata nel 2016.
Il progetto
L’edificio degli anni 80 presenta un ottimo connubio tra esigenze espositive e soluzioni tecnologiche. Per la costruzione di questo museo Gamberini pensò ad una struttura dinamica che offrisse agli spettatori sia la fruizione delle opere d’arte ma che diventasse anche un punto di aggregazione. Pensò, perciò, di dividerlo in due parti una destinata all’esposizione e un’altra, posta al livello inferiore, adibita all’incontro con gli artisti diventando anche un punto di ritrovo o di studio, andando a riprendere il modello polifunzionale del Centro Georges Pompidou di Parigi.
La struttura segue una pianta a U segmentata creando una visione prospettica delle sale e si apre su una gradinata semicircolare di un teatro all’aperto.
©Villegiardini. Riproduzione riservata
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