Aspidistra elatior ha una storia tutta sua, fatta di vecchie corti in mezz’ombra, di tristi androni bui, di angoli dimenticati, di malinconiche balere, di silenti chiostri conventuali, di nascosti cortili presso le canoniche e spesso anche di solenni altari nelle chiese, dove veniva posta per adornare. Una storia di ricordi polverosi ma sicuri.
È una pianta facile da coltivare, ha incredibili capacità di adattamento a qualunque contesto. Rispetto a molte altre che necessitano di mille attenzioni per non vederle morire, con Aspidistra è l’opposto: bisogna impegnarsi molto per perderla. È proprio la pianta ideale per chi ritiene di non essere incline al giardinaggio ma non si arrende.
Tanto è sempre stata silenziosa e umile la sua presenza che, quando le mode sono diventate più frivole e proiettate alla mera vanità, ad un certo richiamo barocco e alla ricerca estetica più estrema, Aspidistra elatior è finita nel dimenticatoio. Ritenuta vecchia, superata e fuori moda, è pian piano scomparsa dalla scena. Insieme a Sansevieria, invece, ha scritto un pezzo della nostra storia e della nostra cultura del verde da interni.
Origine e nomenclatura
Proviene dalla Cina e da alcuni paesi dell’Asia. Cresce spontanea nei boschi, in grandi macchie al piede di alberi dove trova un’ombra luminosa grazie alla luce che filtra attraverso il fogliame. Ama i luoghi placidi dove può esprimere la sua semplice e quieta bellezza sempreverde.
Il nome Aspidistra deriva dal greco antico aspìdion (piccolo scudo) ispirato dalla forma delle foglie, mentre il nome della specie, elatior, deriva dal latino e significa largo, grande.
Aspidistra: conoscerla più da vicino
Fa parte della famiglia delle Asparagaceae, è una rizomatosa ed è sempreverde. Tutta la pianta, a maturità, raggiunge un diametro piuttosto ampio (mai meno di 60-70 cm) e pari altezza, se coltivata in piena terra. In vaso sono leggermente più ridotte in larghezza. A parte il sole diretto e ai terreni troppo pesanti, per il resto Aspidistra elatior si adatta a vivere in qualunque condizione, persino quelle impossibili come gli ambienti con pochissima luce, con poca circolazione d’aria, con basse temperature, pieni di fumo e di smog, di intenso transito.
Risolve tanto, soprattutto nei giardini o nei terrazzi più difficili dove, anche esteticamente, dà il meglio di sé, rispetto alla coltivazione in vaso, in cui acquisisce maggior valore se coltivata in composizione con altre piante. Inoltre, le cultivar ottenute negli ultimi 20 anni (la più nota è la ‘Variegata’), hanno migliorato davvero di molto il suo aspetto, rendendola più moderna e maggiormente decorativa.
Aspidistra, George Orwell e un cenno sulla sua storia
Si dice che debba la sua fama ad un libro di George Orwell che le ha intitolato un libro ‘Keep the Aspidistra Flying’, del 1936, ma in realtà, almeno in Italia, è conosciuta soprattutto per la sua facilità di coltivazione e la larga diffusione negli ingressi dei condomini nei grandi centri urbani che arredava e ravvivava chiedendo pochissimo, quasi nulla, in cambio.
Il suo genere è corredato di pochissime specie. In compenso le cultivar sono sempre di più e più interessanti. Fu introdotta in Europa alla fine del 700 da John Bellenden Ker, un naturalista inglese, al suo ritorno da un lungo viaggio in Estremo Oriente e sull’Himalaya.
Foglie e fiori di Aspidistra
È nota proprio per i folti ciuffi di foglie lanceolate, acuminate all’apice, coriacee e davvero molto grandi, considerato che arrivano a dimensioni ragguardevoli: fino a 60-70 cm che fanno assumere a tutta la pianta, un portamento a ventaglio arcuato. Sono sorrette da uno stelo di media lunghezza.
È pensiero comune che Aspidistra elatior non fiorisca, ma in realtà non è così. Emette fiori soprattutto quando la si coltiva in piena terra e, quando accade più o meno a metà estate, spesso non si notano poiché nascono ai piedi delle foglie. Hanno aspetto tondeggiante, sono di colore rosa scuro e ricordano, molto vagamente, i fiori di Stapelia, anche se questi sono molto più specializzati e infinitamente più definiti e più belli. Passata la fioritura si formano bacche scure tondeggianti piene di semi.
Coltivazione di Aspidistra elatior
Come già detto, non ha grandi necessità colturali, salvo porre attenzione a che non si creino ristagni idrici, al non posizionarla in zone dove il caldo estivo è intenso e l’aria siccitosa o ai raggi diretti del sole anche se tardo-primaverile o inizio-autunnale. Ha una crescita relativamente lenta: se coltivata secondo i suoi bisogni, arriva ad emettere ogni anno almeno 5-6 foglie nuove.
Terreno
Ama un substrato sciolto, torboso e ricco, oltre che una tessitura mista. Se coltivata in vaso è indicato miscelarvi una parte di sabbia di fiume. In piena terra si adatta più facilmente ma la condizione che sia un terreno permeabile, idoneo ad un buon drenaggio idrico, è pressochè fondamentale. Non serve essere solleciti nei rinvasi e, in caso di sostituzione per necessità di maggiore spazio, non serve utilizzare contenitori di misure molto più grandi.
Esposizione e temperature
Ama l’ombra, purchè luminosa, e la mezz’ombra, a condizione che il sole non colpisca direttamente le foglie. Se ciò accade, si verificano scottature foliari che solitamente partono dagli apici delle foglie. In caso di esposizione prolungata, seccano prima i margini foliari per finire con il compromettere completamente le foglie. Gradisce un clima leggermente più umido. Le foglie di Aspidistra, nei periodi più caldi, necessitano di alcune nebulizzazioni di acqua e vanno tenute pulite dalla polvere. Si possono anche lavare con un doccino e possibilmente è preferibile asciugare il grosso dell’acqua, così da sgrondare quella in eccesso ed evitare che la terra si inzuppi. Se voltivata in vaso, è opportuno non tenerla all’esterno senza ripararla col tessuto non tessuto durante l’inverno, badando a diminuire sensibilmente le irrigazioni (ne basterà una sola al mese). Infatti, in vaso teme un po’ le temperature sotto i 3°. Se coltivata in piena terra resiste anche fino a 5-6° sotto lo zero.
Come e quanto irrigare Aspidistra elatior
Non ha grandi necessità idriche e per evitare che si inzuppi troppo il pane di terra, piuttosto di allagarla, è preferibile limitarsi ad un paio di irrigazioni alla settimana durante la piena fase vegetativa. Sempre però avendo cura di essere parsimoniosi sulla quantità. Una buona pratica, è comunque quella di verificare con le dita appena sotto la superficie del substrato: se è asciutto, è il momento di bagnarla.
Si adatta in ogni caso, anche ad un po’ di siccità in più, specie se coltivata in piena terra.
In generale tutte le piante amano essere bagnate con acqua non calcarea ma Aspidistra tollera anche l’acqua più dura.
Potature
Aspidistra non necessita di interventi rilevanti. Vale anche per lei la regola di asportare il secco, le foglie danneggiate o che si afflosciano alla base, onde evitare marciumi nei pressi del colletto della pianta.
È indispensabile usare sempre lame ben affilate e disinfettate. Questo, a prescindere da genere e specie delle piante che si coltivano.
Concimazione
Non necessita di somministrazioni ripetute nell’arco del mese. Una sola volta basterà. È indicato un concime organico o uno di sintesi con un titolo di Azoto più alto. Se coltivata in piena terra, diminuire le quantità indicate dal produttore. Sarà opportuno, invece, lavorare molto bene la buca di impianto e preparare il fondo ammendando con stallatico pellettato, in proporzione di un terzo rispetto alla quantità di terra necessari al riempimento della buca.
Riproduzione di Aspidistra elatior
Come tutte le rizomatose anche Aspidistra si riproduce per divisione del cespo in primavera. Servirà usare una certa delicatezza quando si arriva ai rizomi per non danneggiarli e, una volta sentiti sotto le dita, esercitare la necessaria pressione per staccarne la quantità opportuna. Ognuno di essi, per poter attecchire, necessita di portare radici già ben sviluppate e almeno qualche foglia. Se il rizoma che si ottiene fosse di dimensioni ridotte, anche una sola foglia basterà. In caso il rizoma sia più grande, il numero delle foglie va aumentato di uno o due elementi. Si interviene per moltiplicarle a primavera.
Avversità
Aspidistra teme soprattutto i marciumi radicali dovuti all’eccesso idrico o al ristagno e altrettanto il sole diretto che può danneggiarla considerevolmente. Può essere attaccata da cocciniglia bruna, da afidi e ragnetto rosso.
Valore aggiunto
Aspidistra elatior è una pianta che garantisce di potersi proprio dimenticare di doverle dare qualche attenzione colturale, una volta trovata una zona dove coltivarla in ombra luminosa. Questo, soprattutto coi ritmi che si sostengono, è un grande valore.
Fra le varie, le sue foglie sono molto utilizzate per i bouquet, per le composizioni in mazzi misti di fiori recisi ed è largamente impiegata nelle presentazioni dei piatti della cucina orientale.
Caratteristiche di Aspidistra elatior
- Tipo di pianta: erbacea perenne, sempreverde, rizomatosa
- Famiglia: Asparagaceae
- Origine: Cina, Asia
- Dimensioni: circa 70 x 70 cm (o più)
- Colore e forma dei fiori: Rosa scuro-vinaccia, basali
- Foglie: grandi, lanceolate
- Periodo di fioritura: metà estate
- Esposizione: luce indiretta o filtrata; ombra luminosa
- Resistenza al gelo: in vaso solo se riparata; in piena terra fino a -5°
- Difficoltà di coltivazione: nessuna
- Utilizzo ideale: esterno-interno
©Villegiardini. Riproduzione riservata
Ti potrebbero interessare:
Sansevieria: ritorno al futuro