Fulgido esempio dell’architettura razionalista del ventennio, dalle linee pulite ed una forte geometria, l’ex casa del Fascio di Como progettata da Giuseppe Terragni è da considerarsi un edificio moderno e funzionale. L’edificio molto probabilmente diventerà un museo sul Razionalismo senza non poche polemiche, capeggiate dagli stessi eredi dell’architetto che considerano la scelta un modo per snaturalizzare quel luogo.
Dove si trova
L’ex casa del Fascio si trova in Piazza del Popolo, un tempo chiamata piazza Impero, nel centro di Como ed è delimitata dalle attuali via Pessina e via dei Partigiani. L’ingresso è rialzato rispetto di qualche gradino rispetto il livello della piazza.
L’esterno
L’ex casa del Fascio di Como è sostanzialmente un mezzo cubo alto la metà dell’altezza, la pianta è dunque quadrata con lato lungo circa 33 metri ed alto quasi 17 metri. Già dalle misure dello stabile si può notare una cerca regolarità geometrica e anche le facciate non sono da meno. Innanzitutto sono tutte diverse con diversi spazi chiusi e spazi aperti bilanciati perfettamente. Ogni lato, tranne quello a sud-est dove è presente la scala principale, le finestre e gli strati esterni dell’edificio sono impiegati in modo da esprimere gli interni.
Le facciate
La facciata che da sul piazza del Popolo è sostanzialmente divisa in due parti, da una parte quella che possiamo considerare una vera e propria torre littoria dall’alta un grande loggiato formato da cinque campate. Originariamente nelle campate dovevano essere presenti delle tende per schermare il sole mentre nell’altra parte erano previste delle scene realizzate dal pittore Marcello Nizzoli.
Nella facciata a sud che da su via dei Partigiani dalla forma delle finestre si può evincere la funzione dell’interno infatti le finestre lunghe e strette erano dei servizi igienici mentre quelle che formavano una L erano degli uffici. Una porzione di facciata è in vetrocemento ed è la zona adibita al vano scale.
Nella facciata diametricamente opposta che affaccia su via Pessina i piani differiscono leggermente tra loro. Le aperture più grandi sono contenute nelle tre campate centrali e se nei primi tre piani presentano serramenti in legno e parapetti in vetrocemento nell’ultimo la parete è arretrata e si forma una piccola loggia.
Infine, nella facciata posteriore è presente una lunga vetrata verticale ed altre finestre a L come nella facciata che affaccia su via dei Partigiani. In aggiunta, però, le finestre centrali dell’ultimo piano si vanno ad aprire formando un grande loggiato.
Gli interni
Un pianerottolo di accesso porta ad un grande atrio con il contro soffitto rivestito di marmo nero che accompagna il visitato verso quello che era un sacrario per i martiri fascisti successivamente adibito a luogo celebrativo dei caduti delle Fiamme Gialle. Nella parte opposta al sacrario c’è lo scalone principale è di fatto il punto centrale degli interni della struttura.
Il locale principale dell’ex casa del Fascio di Como è sicuramente il grande salone chiamato un tempo il Salone delle Adunate. Si tratta di un grande locale alto il doppio degli altri piani ed illuminato da una copertura in vetrocemento. Originariamente le pareti erano di un delicato color verde tendente al blu e raccoglieva dei pannelli affrescati dall’artista Mario Radice, una stele di marmo ed una immagine di Mussolini su vetro. Adesso il locale presente pareti intonacate di bianco e tutte le altre decorazioni sono state smantellate dopo la fine della guerra.
Nel primo piano è presente un ballatoio che si affaccia sul Salone delle Adunate ed unisce i vari uffici. Il secondo piano è uguale in pianta al primo anche se al posto dell’affaccio sul Salone delle Adunate si apre su un cavedio in vetroceramica e vetrocemento ed è di fatto la copertura del salone.
L’ultimo piano, invece ha due grandi loggiati che vanno a dividere il piano che un tempo erano dedicati uno ai gruppi universitari e l’altro era destinato ad accogliere l’archivio. È raggiungibile solo attraverso la scalinata secondaria.
La storia
La casa del fascio di Como è stata costruita tra il 1933 ed il 1936 su progetto dell’architetto razionalista Giuseppe Terragni. Fu attiva fino al 1945, anno in cui Como fu liberata e lo stabile occupato dai partiti del Comitato di Liberazione Nazionale.
Da lì in poi ci furono dei problemi riguardo a chi fosse il vero proprietario dell’immobile. Il comune si interessò all’acquisto e la ex casa del fascio rischiò seriamente di essere demolita per far spazio a qualche a qualche edificio di più alta rendita data la posizione privilegiata nel centro di Como. Lo stabile rimase per molto tempo all’asta ma anche grazie a diverse proteste ed alla pressioni di architetti come Bruno Zevi la vendita fu sospesa.
La Soprintendenza per i Monumenti vincolò l’edificio che rimase così di proprietà dello Stato, si trattava di un vincolo indiretto ricadendo nella zona del Duomo di Como. Venne affidato così alla Guardia di Finanza anche grazie all’intercessione del senatore Attilio Terragni, parente dell’architetto.
Il nuovo millennio
Negli anni 90 si tennero alcuni lavori di restauro limitato soltanto alle opere più urgenti. Ma sarà nel nuovo millennio che l’ex casa del Fascio di Como venne maggiormente valorizzata. Diventò, infatti, sede dei festeggiamenti per il centenario della nascita dell’architetto Giuseppe Terragni. Varie manifestazioni si svolsero durante l’anno tutte che vertevano sul dare la giusta importanza all’architetto padre di quel luogo dimostrando l’importanza che ha avuto per l’architettura nazionale ed internazionale. Parteciparono anche molti artisti ed architetti come Daniel Libeskind, Rafael Moneo e Peter Eisenman. Nel 2016 anno celebrato gli ottanta anni dell’ex casa del Fascio di Como proiettando sulla facciata principale un omaggio all’architetto.
Vi potrebbero interessare anche
- Pietro Lingeri, architetto razionalista milanese
- Ignazio Gardella, architetto e maestro del razionalismo
- Luciano Baldessari: mostre, design e grattacieli
- Marcello Piacentini, architetto e urbanista del ventennio fascista
©Villegiardini. Riproduzione riservata