Famoso soprattutto per la decorazione del Tempio malatestiano a Rimini, Agostino di Duccio è stato un noto scultore ed architetto del XV secolo.
Da Firenze a Modena
Agostino di Duccio è nato a Firenze nel 1418. Influenzato da Luca della Robbia ed il Ghiberti, si formò insieme a Donatello e Michelozzo lavorando anche al pulpito del Duomo di Prato. Nel 1441 venne esiliato da Firenze con l’accusa di furto e si trasferì a Modena.
Nella città emiliana lavorò a diverse decorazione nel duomo. Al di sopra della Porta Regia è stata posta una lastra di marmo soprannominata Storie di san Geminiano scolpita da Agostino di Duccio nel 1442 in cui narra alcuni miracoli del santo tra cui la guarigione della figlia dell’imperatore o la liberazione di Modena da Attila. Nel duomo è anche presente una statua di un miracolo di San Geminiano che inizialmente era nella torre campanaria.
Agostino di Duccio e il tempio Malatestiano
Si trasferì per un periodo a Venezia per studiare le sculture del periodo targogotico veneziano. Qui, nel 1446, Agostino di Duccio conobbe Matteo de’ Pasti che lo assunse a decorare alcuni interni del tempio Malatestiano a Rimini.
Le decorazioni dovevano celebrare Sigismondo Pandolfo Malatesta e la sua famiglia. Fu scelto l’uso di allegorie con figure pagane in tal numero che Pio II, dopo aver visitato il complesso, disse che sembrava un tempio per l’adorazione del demonio.
Agostino di Duccio rimase a Rimini a lavorare ai rilievi dell’interno del tempio Malatestiano dal 1449 al 1457.
Rilievi leggeri
I rilievi del fiorentino sono molto riconoscibili grazie ad una decorazione leggera, aveva ripreso e migliorato, infatti, la tecnica dello stiacciato da Donatello. Questa tecnica prevede l’uso di variazione minime rispetto al fondo rendendo il decoro molto più vicino ad una immagine che ad una scultura.
Sono di Agostino di Duccio solo alcuni cicli all’interno del tempio Malatestiano come le Virtù teologali nella cappella di san Sigismondo ed i putti e i musicanti nella cappella di Isotta.
Cappella dello Zodiaco
Sicuramente i bassorilievi più famosi sono presenti nella cappella delle Divinità planetarie chiamata anche dello Zodiaco. Qui si trovano non solo la rappresentazione dei pianeti e dei segni zodiacali ma sono presenti anche due bassorilievi che narrano allegoricamente di Sigismondo Pandolfo Malatesta. Proprio al di sotto del segno del Cancro, segno di Sigismondo, è rappresentata Rimini vista dal mare con le sue mura, il castello, il ponte di Tiberio ed il porto. Il secondo bassorilievo chiamato Naufragio di Sigismondo in vista dell’isola Fortunata è una scena tratta da un poemetto che lodava il signore della città scritto dal poeta parmense Basinio Basini.
Le opere tra Forlì e Cesena
Contemporaneamente ai rilievi del tempio Malatestiano, Agostino di Duccio eseguì altre decorazioni tra le città di Forlì e Cesena. A Cesena lavorò al portone in legno della Biblioteca Malatestiana nel 1454 e sempre quell’anno lavorò anche nel santuario di Santa Maria delle Grazie di Fornò vicino Forlì. Lì scolpì la Madonna col Bambino in scala 1:1, ad oggi nella chiesa è presente una copia e l’originale è conservato nel Palazzo Vescovile di Forlì. Sempre per il santuario di Santa Maria delle Grazie di Fornò è stato scolpito un bassorilievo dal titolo Santissima Trinità adorata da Pietro Bianco che, come composizione, ricorda molto la Trinità di Masaccio custodita nella Basilica di Santa Maria Novella a Firenze.
A Perugia
Nel 1457 Agostino di Duccio si trasferisce a Perugia per decorare la parte frontale dell’oratorio di San Bernardino. La facciata a capanna presenta una elegante policromia ed è decorata dai bassorilievi in stiacciato tipici dell’artista fiorentino. Ai tempi erano presenti lapislazzuli ed oro che davano alla parete gli effetti del chiaroscuro. Questa facciata è da considerarsi uno dei più alti esempi di arte rinascimentale nella città umbra.
Sempre a Perugia nel 1459 lavorò anche all’altare, ora andato distrutto, di San Lorenzo nella chiesa di San Domenico. Tornò a Firenze per qualche anno ed eseguì la Madonna d’Auvillers commissionata da Piero de’ Medici il Gottoso che ora è possibile osservare al Louvre. Nel 1470 ritorno a Perugia dove lavorerà affiancato da molti allievi. Nel 1473 decora la porta di San Pietro secondo disegni rinascimentale ispirati a Leon Battista Alberti e nel 1477 la tomba Geraldini nel Duomo di Amelia. Rimase a Perugia fino alla morte avvenuta probabilmente nel 1481.
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