Marcello Piacentini può essere considerato uno degli architetti più influenti del ventennio fascista. Massimo ideologo del monumentalismo di regime è stato sia architetto che urbanista.

La formazione

Marcello Piacentini è nato a Roma l’8 dicembre 1881 dove è morto  il 18 maggio 1960.

Studiò spronato dal padre, l’architetto Pio Piacentini, conseguendo il titolo di professore di disegno al Regio Istituto superiore di belle arti nel 1906. Già da giovanissimo poté viaggiare in Germania, Francia, Olanda e Belgio. Dal nord Europa portò in Italia la modernità dell’architettura di quei paesi che utilizzò per la progettazione di numerose case per la borghesia durante il secondo decennio del XX secolo.

Le prime opere

Nel 1910 fu chiamato a realizzare il padiglione italiano all’Esposizione universale e industriale di Bruxelles. Grazie a questo progetto vinse il Grand Prix in architettura.

Due anni dopo Marcello Piacentini viene nominato dal governo italiano sovrintendente per l’edilizia nei territori della Cirenaica. A Bengasi costruì un monumento, l’albergo Roma, il Municipio ma anche la sede del Banco di Roma ed il teatro Berenice.

Negli anni 10 frequentò gli ambienti della Secessione romana collaborando con molti artisti come gli scultori Alfredo Biagini e Arturo Dazzi ed i pittori Guido Cadorin e Matilde Festa, che diventerà sua moglie. Risale a quel periodo la decorazione del teatro Quirino in perfetto gusto secessionista.

Periodo fascista

La ricerca di uno stile

Dopo la Prima guerra mondiale lavorò soprattutto a Roma durante il periodo fascista sia come architetto che come urbanista. La sua architettura monumentale e le sue soluzioni urbanistiche erano molto apprezzate da Mussolini che le usò per caratterizzare il suo regime.

Marcello Piacentini di fatto aveva creato il suo stile personale. Questo veniva considerato un neoclassicismo semplificato ma si trattava dell’unione tra il classicismo del gruppo Novecento con il razionalismo del Gruppo 7 e del MIAR.

Le opere del periodo fascista

Tra il 1924 e il 1928 inserì perfettamente nel tessuto urbano, non lontano da Castel Sant’Angelo, la Casa Madre dei mutilati. Si tratta di una possente costruzione dall’esterno in travertino e tufo ispirato all’architettura militare mentre l’interno che presenta un gran salone a croce greca decorata con lunette in mosaico e voltone in cemento armato a fasce piatte.

Mussolini lo nominò membro dell’Accademia d’Italia nel 1929 ed insieme ad altri artisti sarà artefice della definizione dello stile littorio.

In quegli anni è da ricordare la progettazione del primo grattacielo italiano, il Torrione INA. Si trova a Brescia ed è ispirato ad i grattacieli di Chicago per via del rivestimento esteriore in mattoni rossi. Presenta 15 piani ed è alto circa 57 metri.

Torrione INA su piazza della Vittoria – ©Fred Romero (Flickr CC BY 2.0)

Venne chiamato ad essere il sovraintende all’architettura, parchi e giardini dell’E42 cioè dell’Esposizione Universale di Roma che si sarebbe dovuta tenere nel 1942. Affiancato anche da Luigi Piccinato, Giuseppe Pagano, Luigi Vietti e Ettore Rossi non ebbe, però, la possibilità di esprimersi con libertà dato che furono obbligati ad usare soluzioni particolarmente monumentali. Al contrario con la direzione dei lavori della Città universitaria di Roma nel 1935 ebbe completa libertà ed i singoli edifici furono progettati da architetti del calibro di Giuseppe Capponi, Giovanni Michelucci, Gio Ponti e Gaetano Rapisardi.

Sempre nel 1935 progettò anche la Città universitaria di Rio de Janeiro in Brasile.

Città Universitaria di Roma nel 1938

L’urbanistica

Roma

Sicuramente l’opera di urbanistica per cui è conosciuto Marcello Piacentini è l’apertura di Via della Conciliazione a Roma. Insieme all’architetto Attilio Spaccarelli progettò la demolizione della Spina di Borgo cioè gli edifici tra castel Sant’Angelo e piazza San Pietro già nel 1936 venendo però portata a termine soltanto nel 1950.

Vista dalla Basilica di San Pietro nel 1901 dove è visibile la Spina di Borgo

Livorno

Uno dei suoi primi lavori di urbanistica sono invece i piani per Livorno. Seguendo i principi dell’architettura razionalista aveva progettato di lasciare nel centro della città soltanto gli edifici più importanti con funzione commerciale o governativa. Attraverso il diradamento delle strade questi sarebbero stati esaltati maggiormente.

Torino

A Torino realizzò il secondo tratto di Via Roma cioè da piazza Carlo Felice a piazza San Carlo tra il 1927 ed il 1936. Vennero abbattuti numerosi edifici ma ne furono realizzati altrettanti per formare nuovi isolati. I nuovi edifici, ne sono di esempio l’Albergo Principi di Piemonte e l’ex Albergo Nazionale, erano austeri ed in perfetto stile razionalista.

Dopo la guerra

Marcello Piacentini è stato professore di Urbanistica alla facoltà di Architettura dell’Università “La Sapienza” a Roma fino al 1955. Insieme a Pier Luigi Nervi, che curò la realizzazione della cupola, progettò il Palazzo dello Sport dell’EUR nel 1957 che può essere considerata la sua ultima grande opera.

PalaLottomatica

Nell’ambito dell’assegnazione delle Olimpiadi di Roma 1960 fu decisa la costruzione di un nuovo grande impianto. I due architetti progettarono un edificio circolare dal diametro di quasi 100 metri completamente in cemento armato. L’impianto conta circa 12000 posti suddivisi su due ordini di gradinate, queste sono sostenute da pilastri inclinati che sostengono ma anche raccordano con la struttura di copertura. A coprire l’andamento curvilineo di gradinate e pilastri è una copertura continua in cristallo.

Palalottomatica o PalaEur – ©Philip Mallis (Flickr CC BY-SA 2.0)

Maria Giulia Parrinelli

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