Vico Magistretti è stato architetto e designer tra i più brillanti della sua generazione. All’indomani della Seconda guerra mondiale, è riuscito a comprendere le esigenze di autenticità e bellezza per trasformarle in oggetti di design. Abbandonando la ridondanza delle decorazioni a favore del concetto, diventa uno degli esponenti di spicco dell’Italian Design, autore di opere senza tempo. Grande amante della cultura anglosassone, la sua lunga carriera è stata un susseguirsi di progetti architettonici e di design che fuggono la volgarità e celebrano l’essenziale.
Magistretti e l’architettura: una questione di famiglia
Vico Magistretti nacque a Milano nel 1920, in una famiglia di architetti da generazioni.
La formazione del giovane fu influenzata dalla presenza di figure importanti come quella del padre, Pier Giulio Magistretti, architetto tra gli autori del palazzo dell’Arengario in Piazza Duomo. Iscritto alla Facoltà di Architettura del Regio Politecnico di Milano, lo scoppio della guerra lo costrinse a proseguire gli studi presso lo Champ Universitaire Italien di Losanna. Nella città svizzera Magistretti entrò in contatto con una seconda figura determinante nella sua formazione: il maestro Ernesto Nathan Rogers. Rientrato in Italia e terminati gli studi, Magistretti intraprese l’attività professionale nello studio di famiglia impegnandosi, nello spirito della ricostruzione, nel campo dell’edilizia sovvenzionata.
La ricostruzione e il quartiere QT8
Il primo decennio di attività di Vico Magistretti fu interamente dedicato all’architettura, un impegno che ne mise in risalto abilità e visione, inserendolo tra le menti più brillanti della “terza generazione’’. Gli anni Cinquanta furono dedicati alla ricostruzione e ai numerosi interventi realizzati per INA-Casa. In questo senso partecipò, in collaborazione con Mario Tedeschi, alle attività progettuali per il quartiere sperimentale QT8 a Milano, basato su una nuova concezione dello spazio urbano. Nell’ambito dell’ambizioso progetto QT8, firmò insieme a Mario Tedeschi la Chiesa di Santa Maria Nascente, una chiesa a pianta circolare situata nel cuore del quartiere. A questo seguirono altri progetti di grande successo e risonanza, come la Torre al Parco, un edificio di venti piani, in via Revere, vicino Parco Sempione.
Un nuovo linguaggio: il design italiano
L’intensa attività architettonica di Magistretti proseguì anche nel decennio successivo, periodo in cui approfondì la sua concezione di casa, soffermandosi sul tema dell’abitare. Furono anni di sperimentazione e di ricerca di un nuovo linguaggio, proposte che non sempre trovarono il favore della critica. Un momento di passaggio, segnato anche dall’ultimo Congresso CIAM, ormai in piena crisi, che consentì di approdare a forme e discorsi nuovi. Verso la fine degli anni Sessanta, Magistretti fu al centro del fortunato incontro tra architetti e produttori, che diede origine alla diffusione del design italiano. Nella sua attività di designer, riuscì ad intercettare il cambiamento nella percezione e nella fruizione degli oggetti di design, conciliando con maestria bellezza e utilità.
La sedia Carimate
Da questo momento l’attività di architetto camminò di pari passo con quella di designer. Ad aprire questo nuovo capitolo la sedia Carimate, ideata per arredare il Golf Club di Carimate a Como, da lui stesso progettato. Un design innovativo e di grande successo, in cui mescolò l’estetica scandinava con la popolare sedia in legno e paglia dipinta con l’anilina rossa, un colorante mai usato prima nell’arredamento. Il primo di numerosi prodotti di grande risonanza, come la lampada Eclisse e il divano Maralunga, tra i pezzi di design più venduti in Italia, per cui Magistretti ricevette il Premio Compasso d’Oro nel 1979. Collaborò con diversi produttori e negli anni Settanta diventò art director di Oluce, disegnando icone senza tempo.
Il design iconico firmato Vico Magistretti
La collaborazione con Oluce fu un susseguirsi di capolavori, apprezzati a livello internazionale, che lasciarono un segno indelebile nella storia dell’azienda. Magistretti immagina pezzi dal design inconfondibile che rivoluzionano la classica lampada da tavolo, dando vita alle silhouette di Snow, Sonora e, in particolare, Atollo. La lampada Atollo, composta da tre forme geometriche (il cilindro, il cono e la semisfera), nella sua fresca essenzialità è una vera icona del design.
Con questi oggetti, l’architetto e designer definisce uno stile minimale, in cui la semplicità delle forme si trasforma nella ricerca di una “poesia dell’autenticità’’, di qualcosa che rimane nel tempo. I capolavori di Magistretti, grazie ad un’estetica che trascende le mode, hanno conquistato un posto nelle collezioni di musei internazionali, dal MoMA di New York al Victoria & Albert Museum di Londra.
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