William Morris, designer inglese fondatore del movimento Arts and Crafts in Inghilterra, realizzò disegni per mobili, tessuti, vetri colorati e carte da parati che rivoluzionarono il gusto vittoriano grazie anche alla progettazione della Red House a Bexleyheath. Morris studiò lettere classiche all’Exeter College dell’Università di Oxford dove incontrò Edward Jones e venne influenzato dagli scritti del critico d’arte John Ruskin. Con questi pittori creò un sodalizio che portò alla creazione della cerchia dei pre-raffaelliti.
Morris, insieme a Edward Burner-Jones a Dante Gabriel Rossetti, si oppose al tempo gusto del loro tempo, ripescando e cambiando uno stile passato. La cerchia dei pre-raffaelliti si rifaceva a una pittura del passato, più precisamente pensavano che la buona pittura fosse quella medioevale fino ad arrivare a Raffaello, poichè quella successiva era ritenuta troppo accademica. Dopo essersi laureato nel 1856, entrò nello studio di Oxford dell’architetto gotico revivalista G.E. Street, dove conobbe Philipp Web.
William Morris, la Red House
Dopo il suo matrimonio, il designer commissionò al suo amico architetto Philip Webb la costruzione della Red House a Bexleyheath nel Kent. I due artisti volevano realizzare una villa con caratteristiche architettoniche che si differenziavano rispetto a ciò che il mercato richiedeva. Il nome deriva proprio dal materiale di costruzione usato per l’esterno, i mattoni rossi, che andavano contro l’uso dei tempi di utilizzare per le ville lo stucco.
La Red House di Morris rispecchia la teoria e l’idea di casa del designer. La casa a prima vista riprende uno stile medioevale ma non cerca di imitarlo e citarlo direttamente. I mattoni in facciata, i tetti pendenti, i camini alti e l’articolazione stessa dei corpi fa pensare alle tipologie dell’architettura medievale. La differenza fondamentale è che non si rifece all’architettura inglese di campagna, dove invece il riferimento era palladio con le ville vicentine adattate al contesto inglese.
La casa presenta la prima pianta moderna, con un’assimetria apparentemente casuale. Non si impongono regole rigide alla struttura, ma la conformazione degli spazi è adattata alle comodità di chi la deve vivere. La casa Palladiana non era per forza confortevole, questo invece risponde a esigenze umane. Nacque così il concetto di comfort. Non si impone rigidità ma la forma deve esserè come un abito che si adatta perfettamente al corpo di chi lo indossa. La forma risulta dalla successione dei locali.
Dal punto di vista distributivo, la Red House di William Morris e Philip Webb, presenta un corridoio che attraversa tutta la casa e serve le stanze che si aprono su di esso. Salendo si trovano camere da letto e le altezze sono diversificate. La Red House si adatta assimetricamente alle esigenze del committente non mantenendo una forma predefinita ma modellandosi in base alle richieste. Dal punto di vista stilistico riprende alcuni elementi medioevali e dona un senso di organicità in tutte le sue parti proprio perchè funzionano insieme.
Gli arredi
Per gli arredi interni della Red House, Morris volle prodotti con un carattere che dialogassero con la casa e non elementi standard. Chiese ai suoi amici pittori di non disegnare più quadri ma oggetti d’uso e arredi non troppo ricercati ma con la loro onesta rozzezza.
Al centro della produzione degli arredi di questa casa c’è amore per il dettaglio e per il materiale di costruzione. L’oggetto non è semplicemente un oggetto, ma è qualcosa che ha una sua anima, non sono strettamente legati al piacere estetico ma devono anche tenere conto della funzionalità e della sostanza.
Fu durante la definizione del progetto d’arredamento e decorazione di questa casa da parte di Morris e dei suoi amici che venne loro l’idea di fondare un’associazione di “lavoratori delle belle arti”, che nell’aprile 1861 divenne la ditta Morris, Marshall, Faulkner & Company, con sede in Red Lion Square. Gli altri membri della ditta erano Ford Madox Brown, Rossetti, Webb e Burne-Jones che all’Esposizione Internazionale del 1862 a South Kensington esposero vetrate, mobili e ricami. Questo portò a commissioni per decorare le nuove chiese allora in costruzione da G.F. Bodley, in particolare St. Martin’s-on-the-Hill a Scarborough.
Il culmine del lavoro decorativo della ditta è la magnifica serie di vetrate disegnate durante il decennio successivo da Burne-Jones per la cappella del Jesus College di Cambridge, il cui soffitto fu dipinto da Morris e Webb. I disegni per queste finestre arrivarono a Morris non colorati, e fu lui a scegliere i colori e a mettere le linee di piombo. Egli progettò anche molte altre finestre, sia per uso domestico che ecclesiastico.
William Morris visse nella Red House fino al 1865, quando fu costretto a trasferirsi a Bloomsbury, Londra, dopo un grave attacco di febbre reumatica causato dal troppo lavoro.
Vi potrebbero interessare anche