Peter Zumthor è un architetto svizzero che nel corso della sua carriera ha elaborato un un linguaggio preciso e riconoscibile, fatto di forme pure e austere, che esprimono una poetica minimalista senza rinunciare a un gusto per le qualità sensoriali di spazi, luce e materiali. Un’architettura che affonda le sue radici nella memoria, che non viene mai trattata alla stregua di nostalgia, ma come preziosa fonte di ispirazione per nuove idee. “Quando disegno un edificio” spiega Zumthor nel libro Thinking Architecture, “frequentemente mi sento sprofondare nel passato, nelle memorie mezze dimenticate, e poi cerco di ricordare com’era realmente la situazione architettonica ricordata, che aveva significato per me a quel tempo, e cerco di pensare come potrebbe aiutarmi ora a far rivivere quell’atmosfera vibrante pervasa dalla semplice presenza delle cose, in cui ogni oggetto aveva il suo posto e la sua forma specifica. La sua produzione, limitata nei numeri per una spasmodica attenzione al dettaglio ma di grande ricercatezza e originalità dal punto di vista linguistico, lo ha consacrato come uno dei grandi maestri dell’architettura internazionale, come dimostra, tra i molti premi ricevuti, il riconoscimento del Pritzker Architecture Prize 2009, il più prestigioso premio mondiale nel settore dell’architettura.
Oltre al Pritzker Architecture Prize, Zumthor ha conseguito anche il Denmark’s Carlsberg Prize for Architecture (1998), il Japan Art Association’s Praemium Imperiale (2008) e la medaglia d’oro del Royal Institute of British Architects (2013). Intensa anche la sua attività didattica in diverse università, tra le quali la Technical University di Monaco, il Southern California Institute for Architecture di Los Angeles, Tulane University di New Orleans e Accademia di architettura dell’università della Svizzera italiana di Mendrisio, nel Canton Ticino, uno dei più prestigiosi istituti europei per l’insegnamento dell’architettura.
Peter Zumthor Atelier Haldenstein
Peter Zumthor, figlio di un fabbricante di mobili e virtuoso ebanista, è nato nel 1943 a Basilea. Conseguita la laurea alla Kunstgewerbeschule di Basilea, nel 1963, ha continuato i suoi studi al Pratt Institute di New York City fino a quando, terminato il percorso accademico, nel 1979 ha aperto uno studio a Haldenstein, in Svizzera. Fin dall’inizio, l’architetto ha voluto mantenere uno studio di piccole dimensioni, raccolto, per poter seguire in prima persona tutte le fasi della progettazione e della costruzione degli edifici. Nel suo lavoro, infatti, si nota un laborioso lavoorio sui dettagli, che non sono mai relegati a un ruolo marginale di complemento, “in quanto esprimono l’idea di base che il designer richiede a un punto rilevante nell’oggetto: unione o separazione, tensione o leggerezza, frizione, solidità, fragilità. I dettagli, quando sono di successo, non sono solo decorazioni. Questi non distraggono o intrattengono. Questi mirano a far capire l’interno di cui loro fanno parte. C’è un potere magico in ogni creazione completa e autonoma. È come se soccombessimo alla magia del corpo architettonico completamente sviluppato. La nostra attenzione viene catturata, forse per la prima volta, da un dettaglio come due chiodi nel pavimento che tengono le piastre d’acciaio vicino alla porta consumata. L’emozione sale. Qualcosa ci commuove“.
Peter Zumthor, le opere
Cappella di San Benedetg
Tra i suoi primi incarichi, la cappella di San Benedetg (1988) a Sumvitg, Grigioni, progettata nel rispetto dello spirito del luogo, il Cantone dei Grigioni, e dei suoi materiali più caratteristici. “Ho un desiderio appassionato di progettare edifici di questo tipo, edifici che, con il tempo, crescono naturalmente e diventano parte della forma e della storia del loro luogo. Ogni nuova opera di architettura interviene in una specifica situazione storica. È essenziale per la qualità dell’intervento che il nuovo edificio dovrebbe unire qualità che possano entrare in un dialogo significativo con la situazione esistente. Perché se l’intervento deve trovare il suo posto, deve fare vedere ciò che già esiste sotto una nuova luce”.
La cappella, realizzata in legno è rastremata e si innalza come una scultura da un prato inclinato. Le semplici scandole di legno del tetto sono un evidente richiamo tradizioni della regione, ma l’austerità rigida e massiccia dello spazio è assolutamente contemporanea. “Io credo che gli edifici vengano accettati dall’ambiente circostante solo se hanno la capacità di fare appello alle nostre emozioni e alle nostre menti in diversi modi. Poiché i nostri sentimenti e la nostra comprensione sono radicati nel passato, la nostra connessione sensuale con un edificio deve rispettare il processo del ricordo. […] “Dobbiamo costruire un sistema radiale di approccio che ci permetta di vedere l’opera architettonica come punto focale da diverse angolazioni contemporaneamente: storicamente, esteticamente, funzionalmente, personalmente, appassionatamente”.
Già da questo intervento, la luce naturale, che inonda lo spazio interno, è grande protagonista del progetto. Una caratteristica che si ritroverà, in forme diverse, durante tutta la sua carriera professionale.
Peter Zumthor, le Terme di Vals
Tre anni dopo, il progetto per le Terme di Vals ha offerto a Zumthor un’ottima opportunità per creare una serie di esperienze spaziali diverse, che hanno iniziato ad attirate l’attenzione della critica internazionale per il dosato equilibrio tra monumentalità e intimismo, oltre che per il superbo utilizzo dei materiali. “Per me, c’è qualcosa che si rivela nel lavoro di Joseph Beuys, e alcuni degli artisti dell’Arte Povera. Quello che mi impressiona è il preciso e sensuale modo in cui usa i materiali. Sembra ancorato all’antico, ad un elementare conoscenza dell’uomo sull’uso dei materiali, e al contempo espone un essenza di questi materiali che è al di là di ogni significato culturalmente trasmesso.Io cerco di usare materiali così nel mio lavoro. Io credo che loro possono assumere una qualità poetica nel contesto di un oggetto architettonico, anche se solo l’architetto è capace di generare situazioni con un significato per loro, in quanto i materiali da se non sono poetici. Il senso che cerco di infondere è dietro a tutte le regole della composizione, e le loro qualità tangibili, olfattive e acustiche sono solo elementi del linguaggio che siamo obbligati ad usare. Il senso emerge quando quando riesco a far emergere il significato specifico di certi materiali nei miei edifici, significati che possono essere percepiti solo in questo modo in questo unico edificio. Se lavoriamo verso questo obiettivo, dobbiamo chiederci costantemente cosa può significare l’uso di un particolare materiale in uno specifico contesto architettonico. Una buona risposta a queste domande può gettare nuova luce sia sul modo in cui il materiale viene generalmente usato sia sulle sue intrinseche qualità sensuali. Se riusciamo in questo, i materiali in architettura possono essere fatti brillare e vibrare”.
L’edificio, un imponente volume geometrico scolpito nel fianco della collina, è stata realizzata in quarzo locale e cemento. Un tunnel scuro conduce all’interno e incornicia una infilata degli spazi cubici dislocati nello spazio. Finestre geometriche intagliate nel granito esterno lasciano entrare la luce naturale, che interagisce con le piscine d’acqua del sito per creare un gioco di riflessi. A un’estremità dell’architettura, grandi finestre incorniciano uno spettacolare scorcio del panorama alpino.
Bregenz Kunsthaus
Nonostante il rigore e l’austerità di uno stile che stava iniziando a prendere forma, Zhumtor non ha mai smesso di sperimentare nuove soluzioni nelle forme e nell’utilizzo dei materiali. Per il progetto Kunsthaus (1997), un museo d’arte a Bregenz, Austria, l’architetto ha sperimentato le possibilità espressive del vetro, utilizzato in una struttura a forma di cubo Ognuno dei quattro piani di cemento dell’edificio ha un soffitto in vetro, che lascia entrare la luce naturale, ottimale per uno spazio espositivo.
La qualità incontaminata dell’edificio lo fa sembrare un tempio dell’arte; egli ha ulteriormente rafforzato questa impressione ospitando le biblioteche, gli uffici, il negozio e il caffè in un edificio separato, dedicando unicamente la struttura principale alle esposizioni d’arte.
Altre opere di Zumthor a cavallo del millennio
Tra gli altri suoi progetti degni di nota, realizzati negli anni 90, si possono citare il piano residenziale Spittelhof (1996) a Biel-Benken, Svizzera; una casa residenziale per anziani (1993) a Coira, Svizzera; il padiglione svizzero per l’Expo 2000 ad Hannover, Germania; la Brother Klaus Field Chapel (2007) a Wachendorf, Germania; e il museo d’arte Kolumba (2007) a Colonia, Germania.
Dal 2010 a oggi
Con il suo approccio lento e metodico, dal 2010 a oggi Zumthor ha lavorato a un numero ristretto e selezionato di interventi. Nel 2011 ha progettato il Serpentine Pavilion di Londra, in collaborazione con il celebre paesaggista olandese Piet Oudolf, che ha curato il disegno del giardino centrale, pensato come un hortus conclusus in una duplice accezione: quella tradizionale e letterale di giardino chiuso come di una nicchia botanica riparata e quello figurativo di introspezione e riflessione per evidenziare un nuovo atteggiamento immersivo nel rapporto Architettura-Natura. I due obiettivi dichiarati del Padiglione erano quelli di invitare le persone a soffermarsi vicino alle piante e a parlare tra loro. Il giardino di Oudolf diventava così una stanza contemplativa, un giardino nel giardino, di cui la sensorialità era una caratteristica specifica.
Nello stesso anno Zumthor ha collaborato con l’artista Louise Bourgeois per creare lo Steilneset Memorial (2011), un monumento a Vardø, in Norvegia, dedicato alla memoria delle persone accusate di stregoneria nel 600 secolo. L’architetto ha successivamente ha realizzato la Werkraum House (2013), Andelsbuch, Austria, un ufficio e una galleria per la Bregenzerwald Werkraum, un’associazione di artigianato e commercio. I suoi edifici per le storiche miniere di zinco Allmannajuvet a Sauda, Norvegia, comprendevano un caffè, un edificio di servizio e un museo (2016). Le strutture sono arroccate su supporti in legno lungo uno dei percorsi turistici nazionali della Norvegia. L’ultimo progetto di Zumthor del decennio ha riguardato Secular Retreat (2019) una serie di case per le vacanze commissionate dall’organizzazione Living Architecture dello scrittore Alain de Botton nella regione del Devon in Inghilterra.
L’architettura di Peter Zumthor, approfondimenti teorici
Thinking Architecture: un prezioso volume illustrato che raccoglie una selezione conferenze e lezioni tenute da Peter Zumthor a partire dal 1988. Uno strumento indispensabile per comprendere la filosofia progettuale dell’architetto svizzero. In Thinking Architecture Peter Zumthor esprime la sua motivazione nel progettare edifici che hanno una connessione emotiva e possiedono una presenza e una personalità potente e inconfondibile. Il libro è illustrato da fotografie a colori di Laura J. Padgett ckhe raccontano l’architettura della residenza privata e dello studio dell’architetto a Haldenstein.”Per me, gli edifici possono avere un bel silenzio che associo ad attributi come la compostezza, l’autoevidenza, la durata, la presenza e l’integrità, e anche al calore e alla sensualità” scrive Zumthor; “un edificio che è se stesso, che è un edificio, che non rappresenta nulla, che è e basta. Il senso che cerco di infondere ai materiali è al di là di tutte le regole della composizione, e la loro tangibilità, l’odore e le qualità acustiche sono solo elementi del linguaggio che siamo obbligati a usare. […] Quando mi concentro su uno specifico sito o luogo per il quale sto per progettare un edificio, quando cerco di scandagliare la sua profondità, la sua forma, la sua storia e le sue qualità sensuali, immagini di altri luoghi cominciano a invadere questo processo di osservazione precisa: immagini di luoghi che conosco e che un tempo mi hanno colpito, immagini di luoghi ordinari o speciali che porto con me come visioni interiori di specifici stati d’animo e qualità; immagini di situazioni architettoniche, che emanano dal mondo dell’arte, o del cinema, del teatro o della letteratura.”
Atmosferes: una poetica dell’architettura e uno scorcio sulle personali fonti di ispirazione di Zumthor. Nove capitoli con immagini, pensati come un’nalisi introspettiva l’architetto descrive in maniera dettagliata il flusso dei suoi pensieri e delle sue idee durante il processo creativo di creazione delle atmosfere delle sue architetture. Le immagini di spazi ed edifici che lo colpiscono sono importanti tanto quanto particolari brani musicali o libri che lo ispirano. Dalla composizione alla “presenza” dei materiali passando per la gestione delle proporzioni e all’effetto della luce, questa poetica dell’architettura permette al lettore di ricapitolare ciò che conta davvero nel processo di progettazione della casa. In conclusione, Peter Zumthor ha descritto ciò che costituisce realmente un’atmosfera architettonica come “questa singolare densità e umore, questa sensazione di presenza, benessere, armonia, bellezza… sotto il cui incantesimo sperimento ciò che altrimenti non sperimenterei proprio in questo modo”.
Peter Zumthor Terme di Vals: unico case study su questo importante edificio. Presenta gli schizzi originali dell’architetto e i progetti per il suo design, così come le suggestive fotografie di Hélène Binet della struttura. La studiosa di architettura Sigrid Hauser contribuisce con saggi su argomenti come “Artemide/Diana”, “Battesimo”, “Mikvah” e “Primavera” – mettendo in evidenza le connessioni tra la natura elementare della spa e la mitologia, il bagno e la purezza. Le annotazioni di Peter Zumthor sul suo concetto di design e sul processo di costruzione chiariscono il rapporto simbiotico della struttura con l’ambiente naturale circostante, rivelando, per esempio, perché ha insistito sull’uso della pietra estratta in loco. Gli elementi di design scenico di Therme Vals, e i contributi di Zumthor a questo libro, riflettono l’impegno dell’architetto per l’essenziale e il suo disdegno per gli inutili ornamenti architettonici.[12]
Seeing Zumthor: il volume rappresenta una collaborazione unica tra Zumthor e il fotografo svizzero Hans Danuser che ha realizzato una serie di fotografie che raccontano i progetti di Zumthor. Più di vent’anni fa, in un evento miliare della fotografia architettonica del ventesimo secolo, Danuser fotografò, su invito di Zumthor, due edifici: la struttura di protezione costruita per gli scavi archeologici a Coira e la cappella di San Benedetto a Sumvitg. Quando furono esposte per la prima volta, quelle foto accesero un vivace dibattito che è stato ripreso con una recente mostra delle fotografie di Danuser sull’opera più famosa di Zumthor, le terme di Therme Vals. Seeing Zumthor raccoglie queste tre importanti serie di fotografie di Danuser e comprende saggi di importanti storici dell’arte che esplorano il rapporto tra le due discipline apparentemente diverse, l’architettura e la fotografia-
Peter Zumthor in breve
Chi è Peter Zumthor e qual è il suo contributo all’architettura?
Peter Zumthor è un architetto svizzero vincitore del premio Pritzker nel 2009, noto per i suoi progetti architettonici che incorporano una forte attenzione per la sensorialità, l’uso del materiale e l’integrazione con il contesto.
Quali sono i principi guida dell’architettura di Peter Zumthor?
I principi guida dell’architettura di Peter Zumthor includono l’attenzione all’esperienza sensoriale degli utenti, l’uso di materiali semplici e autentici, e l’integrazione con il contesto ambientale.
Quali sono i progetti più noti di Peter Zumthor?
Tra i progetti più noti di Peter Zumthor si possono citare il Museo di Architettura di Haldenstein, il complesso termale di Vals e la chiesa di San Giovanni Battista a Sumvitg.
Come si può descrivere lo stile architettonico di Peter Zumthor?
Lo stile architettonico di Peter Zumthor può essere descritto come minimalista, con un forte enfasi sull’uso del materiale e sull’esperienza sensoriale degli utenti.
In che modo Peter Zumthor utilizza la luce e la materia nei suoi progetti?
Peter Zumthor utilizza la luce e la materia in modo attento e consapevole per creare una forte relazione tra gli edifici e il loro contesto ambientale e per enfatizzare l’esperienza sensoriale degli utenti.
Quali sono le influenze culturali e filosofiche sull’architettura di Peter Zumthor?
Le influenze culturali e filosofiche sull’architettura di Peter Zumthor includono il pensiero Zen, l’architettura vernacolare e la cultura alpina.
Come Peter Zumthor progetta per l’esperienza sensoriale degli utenti?
Peter Zumthor progetta per l’esperienza sensoriale degli utenti attraverso l’uso di materiali autentici e l’attenzione alla luce e all’acustica, creando ambienti che invitano alla contemplazione e alla sensorialità.
Come la termotecnica influisce sull’architettura di Peter Zumthor?
La termotecnica gioca un ruolo importante nell’architettura di Peter Zumthor, poiché l’architetto cerca di creare un equilibrio tra l’edificio e il suo ambiente naturale attraverso l’uso di materiali naturali e la progettazione termica.
Come Peter Zumthor si relaziona con il contesto ambientale dei suoi progetti?
Peter Zumthor si relaziona con il contesto ambientale dei suoi progetti cercando di creare un equilibrio tra l’edificio e la natura attraverso l’uso di materiali naturali e la progettazione termica.
Quali sono le critiche e le sfide nell’architettura di Peter Zumthor?
Alcune delle critiche e sfide nell’architettura di Peter Zumthor includono la sua tendenza a creare edifici chiusi e introversi, e il suo uso di materiali costosi che possono rendere i suoi progetti poco accessibili a un ampio pubblico.
Vi potrebbero interessare anche