Gli agrumi di Sicilia sono senza dubbio il frutto più ricercato in questa stagione invernale. Una volta appannaggio dei fruttivendoli locali, ora sono in vendita anche online, attraverso catene di acquisto solidale. Anche le piante da coltivare a casa sono facilmente reperibili.
Il consumo di arance in Italia rappresenta una porzione importante nel settore della frutta fresca a seguire quello di banane, mele, pesche e pere. La somma di tutte le tipologie di altri agrumi è più del 15% della frutta venduta nei supermercati.
Sarà per l’elevata valenza salutistica, in quanto veicolo di vitamina C, o per la loro lunghissima stagionalità ma gli agrumi sono richiestissimi sul mercato e l’agrumicoltura contribuisce con il 3% al valore dell’agricoltura nazionale.
Si coltivano soprattutto nelle regioni meridionali e nelle isole, favorite dal clima adatto. Primo produttore è la Sicilia, che detiene più della metà della superficie agrumicola italiana. Ma esistono anche coltivazioni eccellenti nel nord Italia, come quella dei limoni del lago di Garda o della Riviera ligure.
Utilizzi gastronomici e medicamentosi
L’uso perfetto è la consumazione fresca della polpa e perfino la buccia può essere utilizzata in moltissimi modi. Soprattutto se si tratta di prodotti di elevata qualità come quella degli agrumi di Sicilia. In passato, gli agrumi venivano usati come medicina per prevenire lo scorbuto grazie alla loro quantità di vitamina C e ancora oggi vengono considerati come indispensabili in un’alimentazione sana. Anche il mondo della cosmesi sfrutta l’elevato contenuto di vitamina C presente negli agrumi per combatte i radicali liberi e rallentare l’invecchiamento cutaneo. In più vengono sfruttate le proprietà schiarenti per aiutare ad attenuare le macchie cutanee, derivate dall’iperpigmentazione dovuta all’età o all’acne. Uno degli usi più antichi è quello del neroli, l’essenza ricavata dai fiori. Profumi d’antan e moderni la impiegano per dare note fresche ed estive.
Gli agrumi nella cucina siciliana
Nelle zone in cui queste piante sono presenti diffusamente, gli abitanti hanno sviluppato diete e menù che prevedono l’utilizzo degli agrumi in varie modalità. Basti pensare alle centinaia di ricette sia dolci che salate a base di limone e aranci. Le scorze candite sono protagoniste di molti molti dolci tipici come cassata e cannoli. Anche i frutti interi entrano in ricette famosissime come l’insalata di arance e finocchi. Le aziende agricole trasformano poi la frutta coltivata in marmellata, spesso con il marchio di consorzi. La dicitura “Marmellata di Agrumi di Sicilia” è sempre una garanzia di qualità. Una piccola curiosità: solo quella di agrumi si può fregiare del nome di marmellata. Tutte le altre, prodotte con altri tipi ndi frutta, si chiamano confetture.
Coltivazione degli agrumi in Sicilia
L’arancio dolce fu introdotto in Sicilia tra il XV e il XVI secolo dai portoghesi e dai genovesi, mentre risale al 1800 la diffusione del mandarino, proveniente dalla Cina, inizialmente usato come pianta ornamentale.
I primi impianti commerciali risalgono a metà dell’Ottocento e la coltivazione delle arance ha avuto una notevole diffusione grazie alle condizioni climatiche dell’isola diffondendosi in tutte le province in particolare quelle di Agrigento, Enna, Siracusa e Catania.
I limoni italiani provengono per l’80% dalla Sicilia e la loro coltivazione è concentrata lungo la costa ionica e tirrenica nelle province di Messina, Palermo, Catania e Siracusa. Queste zone sono perfette per la loro coltivazione in quanto il mare mitiga il caldo estivo e scalda durante i mesi invernali. Iinfatti, tipica è la coltivazione su terrazzamenti per sfruttare al massimo queste condizioni climatiche.
Arancia rossa di Sicilia IGP
La piana di Catania, che si estende per circa 430 km², è una pianura alluvionale su cui si possono trovare antiche colate laviche provenienti dal vicino Etna. Questa zona presenta una predisposizione naturale alla coltivazione degli agrumi e soprattutto delle arance rosse. Durante il periodo di maturazione, le coltivazioni beneficiano del terreno molto fertile, del clima secco e delle forti escursioni termiche. Tutte queste caratteristiche rafforzano la colorazione rossa derivata dalla quantità di antocianine, che è stimolata dalle escursioni termiche che avvengono tra ottobre e dicembre. Negli ultimi anni è stato possibile prolungare il periodo di raccolta arrivando fino a giugno grazie alle nuove cultivar di tarocco.
Arancia di Ribera DOP
In provincia di Agrigento vicino a Ribera e Sciacca, c’è una interessantissima produzione di arance bionde ombelicate, molto apprezzate nel Nord Italia. La produzione è in gran parte delle varietà Brasiliano, Washington, Navel e Navelina. Qesti ibridi danno frutti con bucce naturalmente lucide e non necessitano di trattamenti artificiali con lucidanti e cere.
Limone di Siracusa IGP
La coltivazione del “femminello siracusano”, nome comune del limone di Siracusa IGP, è molto particolare essendo caratterizzato da tre epoche di produzione. Il cosiddetto Primofiore si raccoglie da ottobre ad aprile. La raccolta prosegue fino a maggio con il Bianchetto e poi con il Verdello da giugno.
Limone interdonato di Messina IGP
Nella parte ionica della provincia di Catania, si coltiva una varietà dalla maturazione precoce detto limone Interdonato. Questo agrume è un ibrido naturale tra cedro e limone molto apprezzato e gustoso, tanto da meritarsi il marchio IGP. Infatti il suo sapore è dolce e delicato, grazie al basso contenuto di acido citrico.
Limone dell’Etna IGP
Sulle pendici dell’Etna tra Randazzo e le coste ioniche di Giarre e Aci Castello gli agricoltori coltivano questo limone autoctono. Tra gli agrumi di Sicilia, questo limone si distingue per l’elevata quantità di oli essenziali nella buccia e per le ottime caratteristiche qualitative del succo. Questo ibrido ha tre epoche di produzione: da metà settembre produce il Primofiore, dal mese di aprile il Bianchetto e a metà maggio il Femminello.
Mandarino tardivo di Ciaculli
Nella provincia di Palermo, il fiore all’occhiello è costituito da mandarini e clementine coltivate nella splendida Conca d’oro. Questo appellativo risale al XVI secolo, periodo in cui nella piana era interamente coltivata ad agrumi. Successivamente le colture di cereali presero il sopravvento e queste coltivazioni furono abbandonate. Negli anni 20 del secolo scorso l’agrumicoltura riprese. Ma fu soltanto nel secondo dopoguerra si avviò la coltivazione dell’apprezzatissima varietà tardiva di mandarino chiamata Tardivo di Cianculli. Oggi il Mandarino tardivo di Ciaculli è un Presidio Slow food.Questa particolare varietà matura da febbraio a marzo ed è caratterizzata da una piccola quantità di semi. Attualmente sono coltivati su terrazzamenti, così da sfruttare terreni dalla forte pendenza, lasciando così spazio alla pressante urbanizzazione della zona.