Un grande giardino di oltre 2 ettari circonda l’elegante edificio cinquecentesco a Como, abitato da Michele, imprenditore tessile, con la moglie Patrizia e i loro 3 figli.
“Ci siamo trasferiti qui nel 2008”, raccontano i proprietari, “dopo una lunga ricerca per trovare la casa giusta per noi, che si è conclusa quando abbiamo trovato, quasi casualmente, questa bella dimora storica”. Per garantire ai figli un’istruzione adeguata, i proprietari desideravano vivere vicini al centro della città, ma in una casa con una storia importante, un bel giardino, spazi ampi e funzionali. “Per qualche anno l’abbiamo cercata sul lago, senza trovare qualcosa che rispecchiasse appieno queste nostre esigenze. Quando eravamo ormai sconsolati, mio fratello ha ‘incontrato’ questa casa. Anche lui stava cercando, ma immediatamente mi ha detto: ‘Questa è la casa adatta a voi’. Siamo andati a vederla e ce ne siamo innamorati follemente”.
L’abitazione è l’edificio nobile di un piccolo borgo, di proprietà della famiglia Bagliacca per oltre 400 anni, nel quale venivano allevati animali, bachi da seta, e coltivati ogni sorta di verdura e frutta, con un importante vigneto a balze.“La conformazione attuale è seicentesca”, raccontano i proprietari, “con la chiesa, le cantine e la casa del custode, oltre al giardino e al bosco attiguo. Nell’800 c’è stato un successivo intervento, disastroso: sono stati cancellati tutti gli affreschi delle pareti. La famiglia che ha abitato la proprietà negli ultimi 50 anni ha fatto invece una serie di interventi di manutenzione rispettosi”.
Una volta preso possesso dell’immobile è iniziata la fase del progetto di ristrutturazione e restauro, realizzato in collaborazione con lo studio Venelli & Kramer, con cui i committenti hanno un lungo rapporto di amicizia e stima. “Non abbiamo dovuto fare grandi interventi, a eccezione della casa del custode che abbiamo interamente ricostruito. Il restauro è stato conservativo, nel rispetto dei vincoli relativi ai colori e all’impianto architettonico”. I lavori hanno riservato anche qualche sorpresa, come il ritrovamento di due nicchie coperte da mattoni, “che ovviamente abbiamo fatto restaurare”.
Per quanto riguarda l’arredamento, i proprietari si sono affidati esclusivamente al loro gusto personale, scegliendo uno per uno tutti i mobili, i complementi e le soluzioni d’arredo. “Abbiamo voluto soprattutto pezzi di antiquariato, modernariato oppure realizzati su misura”. Grande spazio anche a oggetti di alto artigianato, come i lampadari Venini, presenti in ogni stanza e a opere d’arte. “Far dialogare un comò del 600 con il quadro di un artista contemporaneo che usa titanio, cristalli e acrilico, oppure con una testa di Perseo scolpita da Charbonnel, apparentemente non è facile. L’abbiamo voluto fare mia moglie e io, da soli, perché siamo molto appassionati e desideravamo esprimere le nostre personalità anche attraverso gli elementi d’arredo”.
Nonostante si tratti di una dimora storica, gli interni sono di una elegante sobrietà, tipicamente lombarda. “È una casa minimale bianca, grigia e beige. Le tinte più vivaci sono state utilizzate come contrappunto nei tappeti e nelle poltrone, oltre che nelle pareti delle camere delle nostre figlie”. Il progetto di interior design voluto dai proprietari ha un’anima razionale e dà molto spazio ai bisogni della famiglia. “Volevamo ambienti confortevoli dove riunirci per guardare la televisione o giocare, leggere o assecondare le nostre passioni. Abbiamo anche realizzato un’ampia cucina, perfetta per ospitare gli amici, e previsto una biblioteca con sala lettura”. Senza dimenticare la bella cantina sotterranea restaurata riportando a vista i mattoncini originali, nella quale Michele colleziona e degusta bottiglie provenienti rigorosamente da produttori nazionali.
Il giardino è un’area di oltre due ettari pensata per essere vissuta da tutta la famiglia come un prolungamento della casa. I protagonisti indiscussi sono gli alberi tipici delle abitazioni nobiliari d’epoca: magnolie centenarie, grandi conifere, faggi, betulle e persino i gelsi, a ricordo dell’economia comasca da secoli basata sulla seta. Sempre sulla scia della tradizione un glicine centenario (Wisteria sinensis) accoglie con la sua fioritura copiosa e profumata il visitatore che varca il cancello d’ingresso in primavera, ed è replicato in altri punti del giardino con varietà più recenti, che fioriscono anche in bianco. I muri in posizione assolata sono ricoperti da Ficus repens, che qui riesce ancora a beneficiare del microclima lacustre, altri, in chiave moderna, da Trachelospermum jasminoides (o falso gelsomino).
Curato in collaborazione con Gabriele Maspero, il giardino è lo spazio privilegiato dove si esprime la grande passione della padrona di casa per il giardinaggio. Per questo motivo, nel corso del tempo si è arricchito di piante rare e dal gusto raffinato, soprattutto nelle zone più vicine all’abitazione: tulipani a fiore semplice e doppio allegramente colorati, muscari e Iris x germanica in varietà fanno bella mostra di sé nelle bordure primaverili. Altrove, una collezione di eleganti peonie arbustive (Paeonia suffruticosa e P. ostii) fa da contraltare a quella di azaleee e di rododendri (entrambi botanicamente ascritti al genere Rhododendron da almeno 200 anni) e alle Camellia japonica. Più tardi sarà il momento delle varie specie di peonie erbacee e delle rose ibride di Tè, dai grandi fiori, e poi ancora delle Hydrangea macrophylla (ortensie con l’infiorescenza globosa oppure a cuffia di pizzo). Una collezione di rose, per ora coltivate in vaso, aspetta una dimora definitiva, ma già adorna il portico. Nel giardino hanno trovato posto anche un orto, un frutteto e un oliveto.
“Per la nostra famiglia è tradizione comprare un ulivo quando si verifica un evento importante. Attualmente ne abbiamo 15, ma abbiamo intenzione di piantarne molti altri, intervallati da filari di lavanda”, spiegano i proprietari. “Secondo il nostro agronomo, l’orientamento del terreno permette la maturazione delle olive per la produzione di olio e contiamo di mettere a dimora circa 100 olivi entro un paio di anni. Nel frattempo abbiamo impiantato il frutteto e creato un orto: già da tempo mangiamo e regaliamo agli amici le verdure, la frutta e le conserve fatte in casa. Il nostro obiettivo è renderci progressivamente indipendenti, grazie a orto e frutteto” concludono.