Tra Catania e Siracusa la natura è florida, accogliente, e i colori brillanti degli agrumeti si confondono con il profilo imponente dell’Etna. In questo luogo di grande bellezza ha sede l’Azienda Agricola Marchesi di San Giuliano. I terreni fertili, che si estendono per circa 250 ettari, sono coltivati con metodi biologici e i frutti trasformati in deliziose marmellate, secondo le antiche ricette della famiglia Paternò Castello. Il territorio suscita grande interesse per l’eccezionale rilevanza sia storica sia naturalistica.
La tenuta di Curcuraggi
La tenuta di Curcuraggi, oggi sede dell’azienda e del laboratorio, racconta una storia antichissima che risale al Medioevo. Due fiumi la attraversano, il Marcellino e il suo affluente Belluzza che nasce dal torrente Cugno di Rio, conosciuto per l’attività Carsica. All’interno dell’azienda, infatti, si trova l’ingresso del più importante complesso speleologico dei Monti Iblei. La zona è stata dichiarata Riserva naturale e affidata al centro di ricerca Cutgana dell’Università di Catania. Il rispetto per la tradizione e la natura, cari al Marchese di San Giuliano, sono portati avanti dalla figlia Giulia, oggi alla guida dell’azienda, che ha raccontato con grande passione a Villegiardini la genuinità e l’autenticità alla base dei prodotti dell’azienda agricola. Ma anche le meraviglie di Curcuraggi e del suo giardino.
Intervista a Giulia di San Giuliano
La proprietà di Curcuraggi è sede non solo dell’azienda agricola Marchesi di San Giuliano e del laboratorio ma anche luogo che hai scelto come futura casa. Cosa rende Curcuraggi così speciale?
Da mezza siciliana sono innamorata della Sicilia, si tratta di una scelta dettata dal cuore, come se una parte di me fosse sempre lì. Curcuraggi ha un paesaggio bellissimo, trattandosi dell’ultima propaggine dei Monti Iblei è caratterizzato dal contrasto tra gli agrumeti verdi e floridi e i costoni rocciosi e brulli. Un’alternanza di florido e asciutto con una vista incredibile, che va dagli altipiani a tutta la zona collinare, fino al mare. Poi il silenzio assoluto e il buio totale che apre il cuore e non mi spaventa, anzi è un momento di riflessione.
La proprietà ha una storia antichissima che risale al Medioevo, quali sono le sue origini?
Curcuraggi era una proprietà dei Moncada, nobili e lontani parenti dai quali mio padre la comprò negli anni 90. Il Feudo fu concesso ai Moncada da Federico III in seguito al matrimonio con Margherita Sclafani. Le fondamenta risalgono, infatti, al Medioevo ma gli annessi hanno continuato ed essere edificati fino alla fine dell’800. Il castello è adesso parte del nucleo dell’azienda agricola.
Quando sono iniziati i lavori di ristrutturazione e quale è stata l’ispirazione alla base del nuovo progetto?
Quando mio padre ha comprato la proprietà nel 1998 non c’era nulla, solo qualche agrumeto. Si è trattato, quindi, di un enorme lavoro di ripresa del territorio che era in totale abbandono. C’era solo un limoneto, che è stato recuperato e adesso è il nostro fiore all’occhiello. Oltre ai tantissimi lavori per ristrutturare e incrementare la parte dei locali, sono stati piantati nuovi agrumeti. Tra i vari annessi, uno è stato costruito appositamente tra una palma dattilifera e un bellissimo carrubo per volere di mio padre. I lavori di ristrutturazione sono stati svolti nel pieno rispetto per la natura, senza buttare giù nemmeno un albero.
Come si sviluppa la villa al suo interno?
Siamo ancora in fase di progettazione, al momento esiste un piccolo terratetto con terrazzino attaccato a quella che sarà la casa. La casa si affaccia da un lato su un cortile dalla bellissima pavimentazione realizzata in pietra di Modica – si tratta di pietre bianche dalla forma irregolare – dall’altro sul giardino con gli agrumeti da cui si gode una splendida vista sull’Etna. La villa ospiterà, nella zona inferiore, anche il laboratorio dell’Azienda Agricola. Per quanto riguarda lo stile degli interni mi piace mescolare i generi, dall’antico della vecchia masseria al moderno, senza dimenticare le ceramiche siciliane di Caltagirone.
Il vero cuore dell’Azienda agricola Marchesi di San Giuliano è indubbiamente il giardino, al cui interno è presente anche una necropoli. Quali sono stati gli interventi a livello paesaggistico, alla luce della rilevanza storica del luogo?
Il giardino di Curcuraggi è molto diverso da quello di San Giuliano, dallo stile irripetibile, frutto delle esperienze e dei viaggi di mio padre. Nella proprietà di Curcuraggi, in mezzo ad ettari ed ettari di agrumeti, c’è una necropoli. Gli scavi furono effettuati negli anni 70 dal Prof. Giuseppe Voza e i reperti trovati sono oggi custoditi nel museo archeologico di Siracusa. Considerata la presenza della necropoli, luogo storico di grande interesse, l’idea è quella di creare un giardino che abbracci tutta la proprietà, con un percorso all’interno degli agrumeti in cui si ritrovano le diverse specie tipiche siciliane, sia quelle comuni che quelle antiche. Così da enfatizzare la natura già esistente, creando un percorso di giardino siciliano.
Come si articola il giardino e quali esemplari di piante e alberi sono presenti?
Il giardino presenta diversi muretti a secco realizzati con la pietra tipica siciliana, secondo una tradizione antichissima. Tante piante sono già presenti come l’euforbia arborescente, l’euforbia cespugliosa, l’azzeruolo selvatico, dei Ficus magnolioides e l’Urtica siciliensis, specie vegetale rara, endemica dell’area vicina alla sorgente del fiume Belluzza. All’interno della proprietà, inoltre, si trovano quindici masserie, in corrispondenza delle quali mio padre fece piantare una palma dattilifera. Al progetto collaborerà anche Rachel Lamb, giardiniera inglese che ha curato il giardino di San Giuliano per quasi 20 anni. Per Curcuraggi, dunque, la volontà è di realizzare un giardino nel pieno rispetto della natura.
È questa la filosofia che ispira il lavoro dell’Azienda Agricola Marchesi di San Giuliano?
E’ quello che facciamo da sempre, rispettare il territorio. Perché per mantenere un’azienda in ordine non basta pensare solo alla potatura, è necessario ripulire i fossati, tenere in ordine gli alberi, in estate si pianificano i lavori che servono per l’inverno e viceversa. Quando si ha un’azienda agricola si diventa custodi del territorio, ed il nostro compito è quello di rispettarlo e preservarlo.
Lei porta avanti l’attività di famiglia nel rispetto della tradizione e della natura. Quanto è importante la sostenibilità e quali pratiche mettete in atto nella produzione per ridurre l’impatto ambientale?
Da quando l’attività è stata trasformata in biologico abbiamo individuato fornitori locali.
Il fornitore di farine è del nostro stesso paesino, una vera riscoperta dei grani antichi siciliani. Abbiamo aderito al progetto Zero Impact Web di Life Gate, così da compensare l’impatto del nostro sito web attraverso la creazione e la tutela di nuove foreste. La nostra è una produzione molto lenta, viene realizzato tutto a mano, secondo uno schema produttivo per cui la frutta viene raccolta dagli alberi e utilizzata nell’arco di due giorni, ottenendo circa 100 vasetti di marmellata. Lo stesso vale per i biscotti, fatti a mano proprio come una volta. Questo è possibile grazie al lavoro di persone con cui collaboriamo da tantissimi anni, spesso membri della stessa famiglia, perché il senso di comunità e il sostegno al territorio sono per noi valori importantissimi.