Il 16 agosto è un giorno di grande valore simbolico per il mondo del design e dell’architettura. E’ infatti la ricorrenza della data di nascita, nel 1931 di Alessandro Mendini, uno dei grandi maestri del design italiano, scomparso il 18 febbraio del 2019.
Nato e vissuto a Milano, dopo la laurea in architettura ha iniziato l’attività professionale come socio dello studio Nizzoli (1960–70). Designer e architetto di grande originalità, autore di molti oggetti-icona, ha elaborato anche fondamentali contributi teorici, partecipando da protagonista alle creazione di nuove scuole di pensiero.
Alessandro Mendini, teorico del design
A lui si devono originali contributi al design postmoderno e i concetti di design banale, che adotta il “banale” come codice linguistico e che “ammette la citazione, l’incongruenza, l’inautenticità e l’incompletezza”; re-design, “interventi di decorazione su oggetti trovati o su famosi prodotti di design”; oggetti ad uso spirituale, che mirano cioè a staccarsi da un utilizzo funzionale e razionale per entrare in una dimensione concettuale.
Protagonista della stagione del Design Radicale, ha partecipato all’esperienza di Memphis e Alchimia. Con sperimentazioni sul tema della decorazione, che gli valsero un Compasso d’Oro nel 1981. Ha inoltre diretto le riviste Casabella, dal 1970 al 1976, che divenne portavoce di una nuova generazione di progettisti d’avanguardia impegnati nella critica sociale; Modo, dal lui fondata nel 1977 e guidata fino al 1981; Domus, chiamato dallo stesso Gio Ponti, e che ha diretto in due periodi, dal 1979 al 1985 e dal 2010al 2011.
Mendini, architettura e design
A partire dagli anni 80 Mendini intensificò il suo lavoro di designer. fu consulente per Alessi e lavorò a progetti per molte aziende, tra le quali Swatch, Philips, Zanotta, Bisazza. Con il fratello minore Francesco ha progettato, per Atelier Mendini, coloratissime architetture in Europa e Asia.
Tra le opere principali, la Paradise Tower di Hiroshima (1989), il Museo di Groninga (1989–94), la fermata busstop di Hannover (1994), il Teatro di Arezzo (1997), il Forum di Omegna e la ristrutturazione del Casinò di Arosa (1998), gli chalets della Villa Comunale di Napoli (1999), la Galleria Mendini a Lörrach (2004), il Neubau Medienzentrum di Hannover (2007), il Centro civico culturale – Biblioteca civica di Lovere (2009).
Fino all’ultimo Mendini ha sempre continuato a ricercare con curiosità e a ad allargare la sua stupefacente e variegata opera immaginativa, che ha coniugato, con grande classe, poesia, utopia, estetica e ironia.
“Il mio lavoro è come un racconto in cui serietà, dolore, commedia e poesia coesistono uno accanto all’altro. E i miei oggetti sono personaggi tragicomici.” Tanti auguri, Maestro!