Alla Triennale prende vita il Museo del Design Italiano
Per la città di Milano il mese d’Aprile è da sempre sinonimo di arredamento, ma il protagonista di quest’anno non è stato il Salone del mobile, bensì l’attesissimo Museo del Design Italiano, inaugurato qualche giorno fa negli spazi della Triennale.
Design: think big
Si tratta di una permanente che in 1.300 metri quadri raccoglie i 200 oggetti iconici che hanno fatto la storia del design made in Italy, parte della collezione iniziale della Triennale di 1600 oggetti – ma l’intenzione è di ampliarla attraverso un Comitato per le acquisizioni e l’avvio di nuove collaborazioni con aziende e archivi. La selezione, tuttavia, è già ampiamente soddisfacente: è merito del lavoro di Joseph Grima, direttore artistico del nuovo museo meneghino, che afferma:
“Cerchiamo di raccontare la storia del design non solo attraverso gli oggetti ma anche con prototipi, listini prezzo per collocare i manufatti sul mercato del tempo e grazie a contributi vocali originali dei progettisti”.
Gli anni d’oro del design italiano
Insieme a lui, un comitato scientifico che riunisce alcune figure di rilievo del settore come Michele De Lucchi, Piero Lissoni, Fabio Novembre, Antonio Citterio o Patricia Urquiola. La loro selezione è stata delimitata a un intervallo temporale di trent’anni: quelli in cui il design è finalmente entrato nelle case degli italiani grazie al boom economico.
L’allestimento parte dunque dal 1948 e termina con la creazione del Gruppo Memphis, il celebre collettivo che nel 1981 rompe con la tradizione minimalista degli Anni Settanta e riporta sulle scene colori brillanti e forme geometriche. Nella mostra permanente vanno dunque in scena gli anni prolifici delle sperimentazioni radicali, della rivoluzione dei codici estetici e della ridefinizione delle tecniche alla luce dell’inaspettato benessere economico-sociale che ha azzerato le distanze tra il pubblico e l’arte concettuale.
Dalla lampada Eclisse alla poltrona Joe, passando per i Moon Boots e la Bocca sofà, gli oggetti iconici sono disposti in un’esposizione che mira alla semplicità d’impostazione: pareti e pavimenti bianchi, una luce naturale che penetra nella curva attraverso finestre molto grandi, disposizione cronologica, piedistalli discreti sono infatti gli elementi caratteristici di un allestimento discreto, che mette al centro l’essenza del design.
Ma non mancano i materiali di approfondimento, in qualche caso inediti, come campagne pubblicitarie, modelli in legno o fotografie – e soprattutto le testimonianze vocali dei designer esposti, che si raccontano in interviste a tutto tondo diffuse in sala. Lo scopo è quello di elevare il Museo a “luogo di ispirazione prima ancora che di custodia e salvaguardia della memoria storica del design italiano”, dichiara Grima.
Ed è solo l’Episodio 1
Ma le intenzioni sono ambiziose: il progetto prevede infatti un’ulteriore fase di espansione dell’esposizione e degli spazi di archiviazione, che terminerà solo nel 2022. Lo spiega Stefano Boeri, presidente della Triennale, che dichiara:
“l’obiettivo è creare un polo dedicato al design e diffuso sul territorio, che comprenda anche il futuro Museo del Compasso d’oro, che vuole fondare l’Associazione per il disegno industriale e il network dei musei d’impresa”
che sono disseminati nella provincia brianzola, il cuore pulsante di quel design italiano che ha rivoluzionato intere generazioni.