De Chirico – scultura metafisica ad Arezzo
A 40 anni dalla morte, la città di Arezzo ricorda Giorgio De Chirico in una mostra dedicata alla sua modalità espressiva meno nota: La scultura.
“De Chirico – la scultura” è il titolo dell’esposizione (a ingresso gratuito), inauguratasi lo scorso 13 gennaio, che resterà aperta sino al prossimo 4 marzo.
L’artista
Nasce a Volos (Grecia) nel 1888 e morirà a Roma nel 1978. In quei 90 anni, si dipana una vita intensa, fatta di studio, consapevolezze crescenti e frequentazione di grandi artisti.
Ne ricordiamo alcuni: Guillame Apollinaire, Carlo Carrà, Filippo De Pisis e Pablo Picasso, che arricchiscono il suo percorso artistico e accompagnano l’affermazione di un nuovo protagonista dell’arte novecentesca.
Giorgio De Chirico dipinge, scrive e, seppur con minore intensità, scolpisce.
La mostra
L’esposizione, allestita in una sala affrescata del Palazzo della Provincia, annovera 5 sculture.
La scelta della location sembra pensata per generare un dialogo fra modi diversi di fare e concepire l’arte e nessun attrito nasce tra gli affreschi e la scultura metafisica di De Chirico.
Sulle pareti, l’uomo è definito nei suoi contorni e azzarda sguardi che ne comunicano personalità e intenzioni; nella tridimensionalità della scultura di De Chirico, per converso, ha le sembianze di un manichino.
Le geometrie trascendono, nel sogno, la quotidianità e la poetica dell’autore – già ideatore della pittura metafisica – richiama, in qualche modo, la teoria delle apparizioni di Schopenhauer.
Il sogno non cammina sul terreno della razionalità, ma indaga nel profondo dell’uomo, figura centrale nella sua arte, cogliendone, oltre il superfluo, essenza e autenticità.
La mostra è curata da Fabio Migliorati che, sulle sculture di De Chirico, scrive:
Forme ibride artificiali e naturali, oggettuali e geometriche, per l’omaggio a una fastosa alchimia della maschera, della grafia, della silhouette
È una scultura che ci sussurra la sua relazione con il mondo esterno e che occorre avvicinare di persona, per camminare in quel percorso onirico.
I volti di De Chirico non guardano; sono privi di occhi, perché vogliono solo comunicare qualcosa. Non giudicano e non s’atteggiano a simulacro di verità assolute.
Sono figure senza espressione, che ci restituiscono la nostra stessa inespressività. Come loro, dovremmo scuoterci e lasciare che le cose inutili ci scivolino addosso, tornando alle nostre origini: l’umanità.
Per i credits, le immagini della galleria sono tratte dal sito web della provincia di Arezzo, a cui vi rimandiamo per informazioni di dettaglio.