Il tappeto persiano è il must have della stagione
Qualcuno l’aveva dichiarato morto, eppure il tappeto persiano è tornato a essere il protagonista della casa moderna. Un classico millenario del complemento d’arredo sta infatti vivendo una seconda vita grazie alle sue fantasie, che continuano a ispirare l’attuale scuola di design.
Che sia di lana di pecora o di seta, che presenti motivi floreali o astratti, il tappeto persiano è pronto a insinuarsi in ogni stanza. Non solo salotto dunque: la vera novità sta nella disposizione atipica di questo elemento classico.
Lo insegnano le aziende specializzate nella sua produzione, che stanno registrando un notevole interesse per il prodotto: tra tutti emerge Golran, che ad esempio un paio di anni fa ha aperto un flagship store a Brera, nel cuore di Milano.
Una tradizione millenaria: il design prima del design
I tappeti di questo tipo vengono classificati in base al gruppo etnico che li produce (come il Ghashghai) o con il nome dell’area geografica da cui provengono. Come Tabriz, Isfahan, Kashan, Herat o Kirman: nomi esotici di posti reali, e incantevoli.
E poi c’è il kilim, che non indica una provenienza ma una condizione strutturale: è infatti senza pelo. Il nome deriva dal persiano gelim, che significa distendere, ed è un tappeto tipico del Pakistan e dei Balcani. Spesso organizzato in motivi geometrici, il kilim presenta una tessitura così stretta di trama e ordito che spezzo viene utilizzato anche come arazzo.
Un nuovo tappeto persiano? Si, ma abbine cura
Se vuoi acquistarne uno, sappi che la manutenzione e il restauro sono così delicati che possono essere affidati solo alle cure di esperti.
Per quanto riguarda la pulizia approfondita, occorre lavarlo in una lavanderia specializzata in tappeti orientali: mai sbatterlo con il classico battipanni.
E se vuoi un piccolo consiglio, non esporlo mai sotto la luce diretta: è così delicato che rischia di rovinarsi per sempre.