Schiava DOC – il vitigno che regala profumo e morbidezza
Di probabile origine slava, lo Schiava è uno dei vitigni più diffusi del Trentino Alto Adige e il suo etimo pare collegato alle coltivazioni in filari, anziché per piante libere.
Le sue uve vengono accostate ad altri prodotti autoctoni (come il Lagrein), per realizzare vini rossi morbidi, profumati e leggeri.
Viene classificato in 3 famiglie: schiava grossa, schiava gentile e schiava grigia, distinte per piccole varianti strutturali nelle viti e nei grappoli.
Va detto che il vitigno ha una presenza significativa anche nelle province di Brescia e Verona.
Caratteristiche del vino
I vini Schiava DOC vestono un colore rosso rubino che sfuma sul viola o sul granato, con intensità proporzionali al corpo e all’affinamento.
All’olfatto, lo Schiava rivela un bouquet fatto di richiami a bacche o piccoli frutti rossi (di origine boschiva) e sentori di mandorle amare.
All’assaggio, svela un corpo di media struttura, un gusto caldo, secco, lievemente tannico e fruttato – in coerenza con gli aromi – oltre a una discreta persistenza.
Il servizio
La bottiglia di Schiava va aperta almeno mezz’ora prima della degustazione e il vino va versato in un calice medio grande, per accentuare la diffusione dei profumi.
La temperatura più indicata per il consumo si colloca nel range compreso tra i 15° e i 18° Celsius.
Gli abbinamenti
I migliori accostamenti enogastronomici dello Schiava si ricollegano alle tradizioni della cucina locale, con particolare riferimento ai primi in brodo (in primis i canederli), alle zuppe di cereali, ai funghi, ai formaggi “dolci”, allo speck e altri affettati.
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