Terrafuoco, tutta la bellezza del design campano
Tra le più belle proposte made in Italy spicca Terrafuoco, un nobile progetto di design dal cuore campano.
La nascita del gruppo
Nasce dal movimento composto dal nucleo iniziale di Nicola Gallo e Mario Meola, due architetti campani che nel 2013 formano insieme ad altri colleghi la prima Commissione di Architettura e Design in Italia. È stata la prima a bandire un concorso in ambito regionale sull’autoproduzione e prototipazione. Il momento storico era perfetto: in un clima di crisi delle piccole realtà, dove la produzione industriale si affidava solo ai big del settore, l’artigianato aveva ancora molto da raccontare. E l’ha fatto in una Terra di Mezzo, la Campania, in cui grande è la tradizione del passato ma molta è la voglia di un futuro sano e sostenibile.
Nel 2016 il gruppo prende ufficialmente il nome di Officinedeldesignitaliano: il mestiere della creazione a fine culturale viene segnato. Il manifesto del progetto si articola in sette punti, riassumibili nel concetto di sostenibilità, valorizzazione del legame con il territorio e visione internazionale volta a soluzioni innovative.
Un’occasione per ri-disegnare i contorni del design
Il progetto Terrafuoco nasce per il Florence Design Week 2017, il cui tema era Changing cultures. Ed è il legame tra la cultura italiana e quella giapponese a guidare i dettagli di Terrafuoco. Lo studio dei materiali biosostenibili, da secoli già utilizzati nel mondo orientale, ha generato il cosiddetto sistema multisensoriale. Catalizza l’attenzione la commistione della terra cruda e del cedro bruciato e il loro singolare impiego nel mondo del design.
Scopri le tecniche!
Le tecniche utilizzate per Terrafuoco sono dunque due.
La prima è la Shou Sugi Ban: risalente al 700, si occupava di bruciare le tavole di cedro in un mondo ancora sprovvisto di prodotti chimici per la conservazione. Il legno bruciato con questa tecnica risulta infine non solo duraturo, ma anche idrofobo e ignifugo.
La seconda è l’Otsumigaki, una pratica edile diffusissima in Giappoine che prevede l’utilizzo della terra cruda negli intonaci e nelle finiture.
Ogni designer ha riflettuto – anche in chiave spirituale – sulle proposte di design che potessero sintetizzare queste due anime compositive. E il risultato è stupefacente. Non a caso il claim del progetto recita: “Finiture antiche per un design contemporaneo”. E sembra davvero di essere portati direttamente nel futuro dell’arredamento.