Appena fuori da Fiesole, sulle colline di Firenze, luogo da sempre meta di artisti e intellettuali, la casa del celebre pittore spagnolo Xavier Bueno (1915-1979). Oggi la casa è abitazione e atelier per i suoi eredi, tutti rigorosamente, come il padre, artisti e viaggiatori.
Un giardino popolato di ogni genere di piccoli animali da cortile in libertà: papere, galline e perfino un imponente corvo reale. Un grande levriero spagnolo, sempre accompagnato da due gatte. Un boschetto di bambù, rampicanti e alberi secolari, profumi e sensazioni.
Il cancello che si apre su casa Bueno-Forster a Fiesole costituisce una frontiera immaginaria, un passaggio magico tra l’esterno e l’interno, tra la vita comune e quella degli artisti, ovvero la vita protetta e immersa nel fantastico.
Il luogo e cosa esso conserva palesano a chi arriva una cultura familiare cosmopolita, eterogenea e multilingue, che fa della famiglia Bueno-Forster un perfetto esempio di quel mondo artistico e intellettuale europeo che ha eletto nei secoli Firenze e le sue colline come fonte di ispirazione.
La ricchissima quadreria che affolla le pareti della casa permette di effettuare una vera immersione nell’opera e nella biografia del capostipite Xavier e della sua famiglia.
Xavier, figlio di un giornalista spagnolo, Javier Bueno (1883-1967), giunse nel 1939 a Firenze con suo fratello Antonio (1918-1986). I due, formatisi alla pittura e alla musica tra Madrid, Ginevra e Parigi, optarono immediatamente ed in modo definitivo per Firenze, che avrebbe invece dovuto essere solo una delle tappe del loro personale ‘Grand tour’. Appena arrivati, come molti artisti, si erano ingegnati a vivere dedicandosi ad attività varie e solo nel 1942 avevano deciso di presentarsi al pubblico con una personale a Milano presso la galleria Ranzini. Era stato Pietro Annigoni, con cui in seguito daranno vita al movimento de “I pittori moderni della realtà”, a insistere perché compissero quel passo. Ed era stato lui stesso a curare il catalogo e l’allestimento della mostra. Il successo con cui venne accolta l’esposizione milanese li indusse poi a ripeterla anche a Firenze, dove incontrarono per la prima volta il maestro Giorgio de Chirico, che a lungo mostrò di sostenere senza riserve il loro lavoro. I primi esordi artistici italiani non tardarono ad avere frutti, conducendo presto ad un buon successo e ad un certo agio, così che i due fratelli poterono occupare due distinte ville, prima a San Domenico e poi a Fiesole.
Nel 1969, Xavier Bueno acquisiva l’antico mulino, ‘le Molina’, come segnato un tempo sulle mappe catastali, dove avrebbe trascorso gli ultimi anni della propria vita tra lavoro e vita familiare.
Con la seconda giovane moglie, la svizzera Eva Forster, artista anch’essa e realizzatrice di splendidi arazzi, progettarono gli spazi della casa dove avrebbero cresciuto gli ultimi tre figli nati, Paquito, Manuel e Maria Lola. Alla nuova famiglia si aggiunse, e vi è sempre rimasto, uno dei due figli di primo letto di Xavier, Raffaele, anche lui pittore, mentre sua sorella, Caterina, una delle voci più note del folk italiano degli anni Settanta, sceglieva solo di frequentare la casa, ma non di viverci abitualmente.
Oltre allo splendido giardino, la casa si articola attorno all’originaria torre medievale sovrastante l’antico mulino: ad essa nei secoli sono state aggregate altre unità di gusto padronale e rispondenti ad un uso prevalentemente abitativo. Qui, oggi, si susseguono numerosi gli studi, le camere, i salotti, i salottini e una sala da pranzo che porta, quasi più degli studi, evidenti i segni dell’infaticabile lavoro d’artisti. Perché parlare intorno ad un tavolo, ricevere amici e collaboratori è in casa Bueno-Forster un dedicarsi alla propria professione, fatta, appunto, in primo luogo di riflessione e confronto.