DART – istituzione che gestisce le attività dello spazio museale del Chiostro del Bramante, a Roma, ha prorogato, sino al 26 febbraio, la mostra “Love. L’Arte contemporanea incontra l’Amore ”.
L’esposizione celebra un sentimento universalmente noto e al centro delle vicende umane, dell’estetica e dell’arte: l’amore, che naviga sempre attraverso le nostre percezioni e la nostra biologia neurale … sia quando c’è, sia quando viene a mancare.
Love – l’amore – viene declinato in molte accezioni, attraverso gli aggettivi di cui siamo soliti corredarlo: felice, atteso, incompreso, odiato, trasgressivo, …. sfaccettature che modellano le forme e “scrivono ” i contenuti delle opere esposte.
Gli artisti coinvolti
Gli artisti presenti sono, in ordine rigorosamente alfabetico: Vanessa Beecroft, Francesco Clemente, Nathalie Djurberg e Hans Berg, Tracey Emin, Gilbert & George, Robert Indiana, Ragnar Kjartansson, Yayoi Kusama, Mark Manders, Ursula Mayer, Tracey Moffatt, Marc Quinn, Joana Vasconcelos, Francesco Vezzoli, Andy Warhol e Tom Wesselmann.
Citiamo qui solo 4 opere, corrispondenti alle immagini della cover e della galleria, tratte dalla pagina web dedicata all’evento dal sito ufficiale:
Yayoi Kusama, la famosa artista giapponese delle opere dipinte a pois, compare, per la prima volta in Italia, con l’installazione “All the Eternal Love I Have for the Pumpkins “. Qui si segnala un primato “social “: è l’opera d’arte attualmente più veicolata da Instagram. I visitatori entrano in una stanza di specchi che li avvolge in un manto di zucche a pois gialli e neri.
Tom Wesselmann, artista della pop art americana, è presente con “Sunset nude (Two legs up) “, tela che esprime una morbida sensualità, nel vortice di un caleidoscopio cromatico puntato su una donna distesa alla luce del tramonto.
“Love ” (… appunto) è una delle immagini più note di di Robert Indiana, inserita in forma di scultura in alluminio policromo rosso e oro. E’ una di quelle opere che l’autore definisce “poesie scultoree “. Rappresenta una parola disassemblata e posta nel focus della sua fantasia creativa.
Marc Quinn ci viene proposto attraverso “Thor in Nenga “, un olio su tela quasi “fotografico” acceso come un fuoco su elementi naturali e floreali. E’ una rappresentazione in cui la natura emerge con tutta la sua forza, in uno scatto quasi “congelato”, per fissarne l’essenza.
Una mostra “interattiva”
La mostra accompagna l’interpretazione dell’amore lungo un vasto arco temporale, che parte dagli anni ’60 e ci trasporta sino alla contemporaneità.
Danilo Eccher – il curatore – segnala come il maggior rischio, per un’esposizione di questo genere, sia quello di scadere nella banalità. Forse è una delle ragioni della dinamica interattiva che viene innescata, senza pretesa di risposte e nel tentativo di evocare suggestioni.
Le persone possono letteralmente “entrare” a far parte di alcune opere (come quella di Kusama) e vivere attivamente l’esperienza di fruizione delle stesse, fotografandole, filmandole e autorappresentandosi al loro cospetto.
Sulle pareti della scala tra il primo e secondo piano, il pubblico può anche apporre, direttamente sul muro, messaggi ispirati all’esperienza della visita e ai contenuti incontrati.