Nato in Veneto nel 1988, Federico Floriani è un talentuoso creativo che va acquistando sempre maggior credito nell’ambito del design italiano.
Ha studiato allo IUAV – l’Università Veneziana con un taglio particolare per le arti visive, l’urbanistica e le tecniche performative e a Fabrica – il centro di ricerca sulla comunicazione creato da Oliviero Toscani per Benetton.
Floriani ha avuto modo di collaborare, tra gli altri, con Formafantasma, studio di design innovativo, locato in Olanda, che schiera diversi designer italiani.
Il mood portante dello studio è l’idea che una forma esista ma non sia il focus principale dell’attività di design.
Da loro ha mutuato anche l’attenzione verso quella simbiosi tecnologia e manufatto che racconta il transito dall’ieri all’oggi, disegnando un fil rouge di contaminazione artistica.
Pur finalizzando le sua attività verso oggetti concreti e tangibili, Federico non vive negli stretti recinti della produzione industriale. Studia gli effetti della fisica della luce e del colore, oltre alle qualità intrinseche dei materiali, per precipitare nella realtà le sue visioni interiori.
Parliamo di visioni non in senso astratto, ma nel senso di intuizioni assemblate a partire dal vissuto e dalle interazioni quotidiane. Il plus è nella capacità di osare qualcosa di più.
Per Floriani, creare è quindi ricombinare ascolto e osservazione. Legge molto e ama alimentare uno scambio costante di idee con creativi di diversa estrazione.
Assorbe senz’altro più d’una suggestione dai valenti artigiani della regione in cui vive, che passano, con disinvoltura, dal vetro alla ceramica, attraversando la naturalità del legno o l’energia del metallo. Ogni materiale deve però possedere o, perlomeno, evocare una narrazione, l’eco di una storia.
Floriani lavora anche con colleghi attivi nell’interaction design – disciplina che esprime con forza la ricerca di un dialogo tra uomo e materiale non più inerte.
Sicuramente potrete cogliere tutta la sua tensione verso il futuro e l’innovazione consultando il suo sito internet.
Dallo stesso sito – per i credits – sono state tratte le immagini della cover e della galleria.