Cos’è Hortum Machina B?
Si chiama Hortum Machina B ed è un giardino molto particolare: contenuto dentro una sfera, ruota nella città in cerca delle migliori condizioni ambientali.
È un progetto artistico ideato da William Victor Camilleri e Danilo Sampaio, due ragazzi appartenenti a un laboratorio dell’University College di Londra, cioè l’Interactive Architecture Lab.
Hortum Machina B è un cyborg a metà strada tra una macchina e una pianta, che riesce a percepire i desideri della natura. I due creatori, infatti, hanno spiegato così il progetto: sfruttando l’intelligenza collettiva del comportamento della pianta, il progetto reEarth esplora le nuove forme di interazione tra le persone e la natura dell’ambiente costruito.
Da dove arriva l’ispirazione?
L’ispirazione per questo macchinario “naturale” è arrivata per i due progettisti attraverso la sfera geodetica ideata dall’architetto Buckminster Fuller negli anni Cinquanta. L’idea dell’uomo arrivò dopo la constatazione che a Tokyo già all’epoca cominciavano ad esserci problemi di spazio, così pensò a sfere che levitassero in aria. Peccato che i suoi prototipi non abbandonarono mai la superficie terrestre.
Camilleri e Sampaio hanno reso omaggio a Fuller attraverso questo scheletro metallico sferico al cui interno stanno dodici moduli, ognuno contente una pianta autoctona inglese. Una serie di dispositivi consentono a questa struttura metallica di ruotare e di cogliere le necessità delle piante grazie alle loro risposte elettrochimiche inviate.