Per iniziare al meglio il nuovo anno nel bel Paese, non c’è modo migliore che regalarsi un fine settimana d’arte in una tra le sue città più importanti: da Milano a Napoli, infatti, passando per Roma, le occasioni non mancano. Sono tante le mostre, tra arte, architettura e fotografia, disponibili in questo mese d’apertura.
Partendo dalla fredda e gotica Milano, cuore economico e culturale d’Italia, non può passare inosservata la mostra dedicata al writer e pittore statunitense Jean-Michel Basquiat (New York, 22 dicembre 1960 – New York, 12 agosto 1988), al MUDEC – Museo delle Culture di Milano, in programma fino al 26 febbraio 2017.
L’esposizione, curata da Jeffrey Deitch e Gianni Mercurio, è un omaggio all’artista che, insieme a pochi altri, è riuscito a portare il graffitismo americano dalla strada alle gallerie d’arte della Grande Mela. Cresciuto a Brooklyn, in un contesto non troppo felice, Basquiat inizia il proprio percorso creativo come street artist negli ambienti più underground degli anni ’80. Viene conosciuto dal grande pubblico per le sue opere provocatorie, in cui le tematiche maggiormente trattate sono quelle delle differenze sociali e razziali (ben marcate e sofferte nel contesto americano), dell’emarginazione e dell’isolamento: sono queste le contraddizioni del Paese che ha dominato il secolo scorso e che emergono dalle 140 opere esposte al MUDEC, realizzate da Basquiat tra il 1980 e il 1987.
Sempre a Milano, i lavori fotografici di quattordici artisti italiani e internazionali sono raccolti in una mostra intitolata “Give me Yesterday” (curata da Francesco Zanot) ed ospitata dall’Osservatorio della Fondazione Prada – lo spazio fresco di inaugurazione all’interno della Galleria Vittorio Emanuele II, dedicato alla fotografia ed ai linguaggi visivi. L’esposizione sarà aperta al pubblico fino al 21 marzo ed è caratterizzata dalla messa in scena della quotidianità e dello spazio dell’intimità/familiarità attraverso le immagini fotografiche: un racconto che somiglia ad una somma di diari personali dal Duemila ad oggi.
Tra le sale della Triennale, invece, trova spazio l’evento dedicato al prolifico stilista Antonio Marras (Alghero, 1961), curato da Francesca Alfano Miglietti. La mostra è intitolata “Antonio Marras: Nulla dies sine linea” e sarà aperta fino al 21 gennaio. All’interno sarà possibile immergersi completamente nel mondo dello stilista di Alghero, grazie al grandioso arredamento di circa 1200 mq con installazioni, abiti, oggetti, disegni, appunti scritti di viaggi e testimonianze di incontri. Impossibile non penetrare nell’universo creativo ed eccentrico del nostro costumista.
Scendendo dalle parti della Capitale, la prima tappa da inserire in programma è il MAXXI – Museo Nazionale delle arti del XXI secolo: fino al 26 febbraio sarà possibile teletrasportarsi direttamente in Giappone con la mostra “The Japanese House – Architettura e vita dal 1945 a oggi” (a cura di Pippo Ciorra). Si tratta del primo evento – e forse, anche, abbastanza insolito per l’atmosfera antica di Roma Capitale – dedicato alla tematica dei mutamenti del concetto di “casa” nell’architettura e nella società giapponese, dal dopoguerra ad oggi. Si tratta di una rassegna più che coinvolgente di modelli, disegni, fotografie e video ad opera dei più importanti progettisti giapponesi, tra cui Kenzo Tante, Toyo Ito, Kazujo Sejima e Shigeru Ban. I leitmotiv dell’intera mostra sono, principalmente, la continuità dello stile giapponese tra tradizione ed innovazione architettonica ed il ruolo focale dello spazio domestico.
La stessa struttura, negli spazi del Centro Archivi , mette in luce, invece, un interessante spin-off, se così si può dire, dedicato ai rapporti tra l’italiano Carlo Scarpa (Venezia, 2 giugno 1906 – Sendai, 28 novembre 1978) ed il Paese del Sol Levante.
Dalla fredda Milano alla capitale del Mediterraneo, Napoli, l’interesse degli eventi artistici resta immutato. Lo scenario di riferimento, questa volta, è il MADRE (Museo d’arte contemporanea Donnaregina), teatro della mostra più rilevante degli ultimi venti anni dedicata al maestro romano delle neo-avanguardie, Fabio Mauri (Roma, 1 aprile 1926, Roma, 19 maggio 2009). In collaborazione con lo studio omonimo, si è dato vita alla ricorrenza intitolata “Fabio Mauri. Retrospettiva a luce solida”, in scena fino al 6 marzo.
Il concept che anima l’esposizione di oltre cento opere, tra sculture, pitture, disegni, performance ed installazioni, è piuttosto elaborato: la luce solida, fisica, che unisce proiettore e schermo cinematografico è simbolo del pensiero, dell’ideologia, di ciò che apparentemente è immateriale, che tuttavia si fa materia tangibile, si fa realtà. La sovrastruttura è struttura, si direbbe e plasma intimamente ed in maniera occulta la società. Queste, infatti, le tematiche maggiormente esplorate da un artista dallo stile provocante, che ha dedicato la maggior parte delle sue ricerche allo studio dei meccanismi dell’ideologia, appunto, e del circolo mediatico (soprattutto cinematografico).
Piero Di Cuollo
Via: Darlin
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