La metamorfosi di una città di fondazione: l’impianto urbanistico del centro storico di Latina si aggiorna ai temi dell’urban design, della mobilità dolce, dello spazio pubblico, del paesaggio e della storia idraulica nello scenario agro pontino sospeso tra terra e acqua. Il 5 marzo scorso è stato presentata alla Commissione Urbanistica e a tutti gli stakeholders, la proposta di pianificazione del centro storico di Latina. Un programma per step che vede nel 2032, in occasione dei 100 anni dalla fondazione, la prima tappa di un percorso di trasformazione proiettato a lungo termine.

Committente il Comune di Latina. Il progetto propone una vera e propria metamorfosi che cambierà il paradigma urbano della città. Fondata nel 1932, l’impianto della città segue il modello gerarchico dell’organizzazione degli spazi, traduzione architettonica della retorica di regime. La proposta, elaborata da Alfonso Femia / Atelier(s) Alfonso Femia, Emilio Ranieri Ingegnere e Studio Ingegneria Architettura Romagnoli, ripensa le soluzioni urbanistiche e infrastrutturali per trasformare la città impermeabile e densa in un ambiente vivibile e accogliente.

LA CITTÀ DENTRO IL SUO TERRITORIO

Per raccontare il progetto serve comprendere non solo il contesto puntuale del centro storico, ma lo scenario urbano nel suo insieme. Latina è una città cresciuta e balzi, senza un reale controllo sulla sua espansione. Fino agli anni Ottanta del secolo scorso, si è sviluppata grazie ai finanziamenti della Cassa del Mezzogiorno che hanno stimolato investimenti e pianificazioni industriali nei settori agroalimentare e farmaceutico, senza mai perdere la peculiarità dell’attività agricola.

L’abolizione della Cassa ha generato un rallentamento, quasi una regressione dello sviluppo urbano e l’avvio di una fase di crescita dell’attività terziarie che però ha prodotto risultati fondati sulla prosecuzione di processi e progetti nati nella precedente fase più che sulla spinta di nuovi settori e nuove idee. Piazza del Popolo e piazza della Libertà sono i due poli intorno ai quali si sviluppa il centro storico, caratterizzato da architetture di regime. Due assi principali, uno Roma-Terracina, l’altro Monti Lepini-mare sono stati gli elementi generatori di tutto l’impianto urbano.

Il quadro attuale rivela una mobilità prevalentemente automobilistica, una scarsa attenzione allo spazio pubblico e al verde, frammentati e senza qualità apprezzabile per i cittadini, la mancata valorizzazione sia degli scenari ambientali, sia delle opere idrauliche e delle interconnessioni tra le linee d’acqua, sia del notevole patrimonio architettonico. Sono punti focali, dimensioni identitarie che saranno le generatrici della riqualificazione urbana.

LE LINEE D’ACQUA: LA RICERCA DI ALFONSO FEMIA

Alfonso Femia, da anni, sviluppa una ricerca sulle linee d’acqua e sulle intersezioni progettuali tra acqua e territorio. Le linee d’acqua sono il tratto comune a tutto il mondo mediterraneo: il mare e le sue linee di costa, lo spartiacque tra i fiumi, i corsi d’acqua alla loro origine che si sviluppano nelle linee di crinale e le acque di risorgiva, gli alvei fluviali, le fiumare e le corrispondenti linee di piana. L’acqua mediterranea interseca il progetto dell’architettura, del paesaggio, della narrazione, dell’arte; condiziona e governa tutti i modelli sociali ed economici. Le linee d’acqua possono essere assunte come minimo comun denominatore di una riflessione contemporanea, aggiornata ai temi del clima.

Questa peculiare conoscenza progettuale ha contribuito alla costruzione di un approccio specifico particolarmente coerente con le caratteristiche del territorio. Le opere di bonifica dell’agro pontino sono state un monumentale progetto di trasformazione. Al netto delle revisioni ambientali contemporanee, hanno permesso lo sviluppo sia agricolo, sia urbano e periurbano della città. A Latina, l’acqua, grande filo conduttore del territorio italiano, emerge in un racconto che esce dalle linee più conosciute, quelle dei fiumi e del mare e si rivela in un’inconsueta capacità generativa dell’abitare urbano.

ABITARE LA CITTÀ

Secondo la strategia progettuale condivisa dal team che introietta la sostenibilità ambientale come conditio necessaria. La proposta di ridisegno si focalizza sul recupero della memoria storica delle linee d’acqua, sulla connessione fisica ed emotiva agli ambienti urbani attraverso il ripensamento degli spazi pubblici e delle aree verdi. Obiettivo dichiarato è l’impatto sociale del piano di rigenerazione. Una Latina del futuro, fruibile, vivibile, una “casa” collettiva che contenga dimensioni intime e spazi di aggregazione, sulle tracce della propria memoria.

La camminabilità e la fruizione dolce dei percorsi sono fattori che si combinano alla riorganizzazione dello spazio urbano e delle aree verdi per ottenere la riconnessione necessaria per l’esplorazione e la scoperta dei luoghi e per il comfort urbano. Piste ciclabili, percorsi pedonali, trasporto pubblico efficiente, piazze alberate, aree verdi, luoghi di socialità aperti a tutti, con attenzioni “invisibili” ma sostanziali per la qualità dell’ambiente. Suoli permeabili e corridoi verdi per ridurre le isole di calore.

LE CINQUE AZIONI

Il masterplan non è uno strumento urbanistico, ma una linea di indirizzo che utilizziamo per prendere coscienza della città e orientare le scelte e il percorso. Spazio Pubblico, Natura, Mobilità e Patrimonio edilizio sono i quattro assi strategici dai quali prenderà avvio il ridisegno urbano ed è la città stessa che deve testare le idee, correggere e dare indicazioni” ha affermato Alfonso Femia. La traduzione progettuale di questa strategia si concretizza in cinque azioni:

liberare l’area del centro storico da strutture e superfetazioni per realizzare spazi aperti e connessi sia fisicamente, sia visivamente con la città intorno; recuperare e valorizzare i grandi assi di orientamento; riaprire gli spazi dismessi; innestare nuovi elementi fruibili dai cittadini (destinati all’abitare, allo sport, allo svago e alla cultura); creare nuovi spazi verdi.

Emilio Ranieri ha aggiunto “Lavorare sulla natura e sugli ecosistemi è un approccio che si sta sviluppando alla scala internazionale: ha un nome e un acronimo Nature Based solution, Nbs e significa, in concreto, depavimentare, utilizzare sistemi di drenaggio sostenibile per far defluire l’acqua e per non impoverire la falda; significa progettare flooding hotspot, parchi e viali alberati… questa è una parte importante del progetto di rigenerazione di Latina”. Ha sottolineato Francesco Romagnoli Il piano di rigenerazione per Latina propone una contaminazione tra l’approccio progettuale basato sulla natura e la mobilità sostenibile, con l’obiettivo di restituire spazio pubblico ai cittadini”.

PRIMO TRAGUARDO 2032… E OLTRE

Per celebrare i cento anni dalla fondazione si tracciamo le linee per una città aggiornata al tempo contemporaneo e futuro. Ma il programma di rigenerazione prevede tappe diluite nel tempo 7, 15, 30, 50 anni fino ad arrivare a ottenere una Latina più vivibile e accessibile. Per il primo step un miglioramento del comfort urbano attraverso la sostituzione della pavimentazione e la valorizzazione degli edifici importanti del centro. Palazzo M diventerà hub culturale e di innovazione. Il Mercato Coperto sarà una piazza agricola, la Torre dell’Acquedotto si trasformerà in un nuovo belvedere, il Palazzo delle Poste sarà un centro della memoria urbana.

Sulla proiezione dei 15 anni successivi, il potenziamento dei percorsi pedonali e delle reti ciclabili e la costruzione di nuovi parcheggi esterni per liberare il centro dal traffico automobilistico e sostenere la mobilità dolce. Verranno realizzati un parco lineare “dei canali” con spazi attrezzati per il tempo libero lungo i principali canali urbani, piazze d’acqua e “suoli viventi”. Superfici trasformate da minerali a vegetali, attraverso la pavimentazione drenante.

Il masterplan mette l’accento sulle mancanze accumulate per decenni. Piazza San Benedetto, viale Don Morosini, l’ex Mercato Annonario, Palazzo Key. Piazza Silvio D’amico, ex Autolinee di via Pio VI (oggi Piazza Peppino Impastato) sono i luoghi e gli spazi che saranno reintegrati nel tessuto della città. Infine, Piazza del Popolo verrà riconfigurata come luogo di evocazione dei trascorsi palustri. La valorizzazione dei luoghi civici è il volano progettuale che si amplifica agli obiettivi dell’urban design. Della mobilità, della memoria territoriale, dello spazio pubblico e del paesaggio.

Alfonso Femia

Alfonso Femia, architetto, designer e urbanista opera professionalmente, in ambito internazionale, dal 1995; è fondatore e presidente di Atelier(s) Alfonso Femia (in precedenza denominato 5+1AA), con sedi a Genova, Milano e Parigi. Tra i progetti più recenti dello Studio, la nuova sede di Vimar a Marostica, la Dallara Academy a Parma, la nuova sede del Gruppo BNL-BNP Paribas a Roma, la nuova sede della banca Ersel a Milano, Les Docks a Marseille, The Corner a Milano.

Attualmente, sta lavorando allo sviluppo di progetti in Francia, Spagna oltre che in Italia. Nel 2022 il Museo Novecento di Firenze gli ha dedicato una personale dal titolo Architettura e Generosità, curata da Laura Andreini. È stato direttore della III edizione della Biennale Internazionale di Architettura di Pisa nel 2019. E ideatore e curatore della I e della II edizione de La Biennale dello Stretto, nel 2022 e nel 2024. Ha pubblicato numerosi saggi sui temi della città e dell’architettura ed è speaker in conferenze accademiche internazionali. È stato incaricato Ambasciatore del Design Italiano da ADI a Parigi, Bruxelles, in Uzbekistan. Per il 2023 a Jeddah e Riyad, per il 2024 a Miami, negli Stati Uniti e a Toronto in Canada.

Emilio Ranieri

Emilio Ranieri, ingegnere, si occupa di progettazione architettonica e strutturale, consulenza energetica e ambientale per lo sviluppo sostenibile. Esperto Gestione Energia dal 2016 negli ultimi anni ha lavorato a diverse diagnosi energetiche per l’efficientamento energetico di edifici pubblici e privati. E’ docente nei corsi accreditati dal MISE e tenuti dall’Ordine degli Ingegneri di Latina nell’ambito della certificazione energetica. Recentemente è stato valutatore nei progetti PNRR del MIC sull’efficienza energetica di cinema, teatri e musei.

Attualmente svolge la libera professione e segue alcuni progetti presso il Giardino di Ninfa per la Fondazione R.Caetani Onlus. Tra cui il Progetto “Il Giardino di Ninfa: dalla memoria del passato alla nuova resilienza e sostenibilità” nell’ambito PNRR – M1C3 – Next Generation. Francesco Romagnoli, architetto, si occupa di progettazione architettonica e strutturale, pianificazione e progettazione di lunghi di culto. wikipedia.org