In Australia, i paesaggisti di Secret Gardens hanno trasformato un giardino senza identità in un paradiso tropicale, plasmando un equilibrio delicato tra la selvaggia bellezza della flora autoctona e l’esuberanza delle piante esotiche. A nord di Sydney, nel Nuovo Galles del Sud, la penisola di Barrenjoey è conosciuta per il suo paesaggio che offre una vegetazione rigogliosa, spiagge e baie che si affacciano sull’Oceano Pacifico a ovest e sull’insenatura di Pittwater a est. Alcune zone della penisola mantengono una natura incontaminata, nota come bushland, un ecosistema con una significativa diversità ecologica che ospita flora e fauna autoctone ed endemiche, pur presentando una varietà di colori e di paesaggi a seconda delle regioni. Il bushland ha subito i cambiamenti dei secoli: dopo periodi di disboscamenti si trova ora prevalentemente in parchi e riserve naturali, oltre a frammenti situati su proprietà private, oggetto di protezione e salvaguardia.
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La sua storia è, quindi, riflesso di una evoluzione della percezione del territorio, da risorsa sfruttata a bene preservato, collegato all’identità e alla cultura australiana. Molte storie del Dreamtime, la mitologia aborigena, si svolgono al suo interno e il suo territorio è considerato come un luogo sacro e ricco di significato spirituale. È in questo contesto unico che si sviluppa un giardino che il team di progettazione di Secret Gardens, raffinato studio di landscape architecture con sede a Sydney, ha ridisegnato e dei cui sviluppi si prende cura da diciassette anni, plasmando un equilibrio delicato tra la natura e l’espressione creativa. La proprietà è un lungo rettangolo di circa 4.000 metri quadrati suddiviso in due sezioni dalla presenza quasi centrale della casa principale. All’epoca dell’affidamento dell’incarico, imponenti palme autoctone come Livistona australis e Archontophoenix cunninghamiana insieme a un notevole esemplare di Eucalyptus saligna, icona del bushland locale, caratterizzavano il terreno; vecchi vialetti in cemento, parzialmente fiancheggiati da palme Syagrus romanzoffiana, originarie del Sud America ma ormai naturalizzate in Australia, la percorrevano, creando un elemento di connessione visiva tra le due sezioni.
Un’ampia distesa di prato e la mancanza di schermature rendevano la residenza, situata in posizione sopraelevata, senza una adeguata privacy. I nuovi proprietari desideravano un rifugio appartato, lontano dagli sguardi dei vicini e della strada, un luogo pensato per il relax, il piacere visivo, tranquille passeggiate e che al contempo incarnasse le caratteristiche di un paradiso tropicale. Grazie al clima prevalentemente caldo temperato, se non addirittura subtropicale, la realizzazione di questo desiderio era pienamente alla portata. La vasta area di tappeto erboso è stata preservata per mantenere una sensazione di ampiezza, ma la specie preesistente è stata sostituita con Zoysia matrella, a bassa manutenzione. Intorno a essa, sono state create sinuose bordure perimetrali, che contengono piante, come Melalueca ericifolia, M. quinquenervia, Corymbia eximia ‘Nana’ o Syzygium luehmannii, che rapidamente hanno garantito la necessaria privacy e si sono collegate visivamente con i residui di bushland a poca distanza.
Il tracciato sinuoso delle bordure, trattenute da muretti in pietra arenaria locale, è stato studiato per aggiungere profondità al contesto e aprire nuove prospettive, invitando a piacevoli passeggiate per apprezzare le variazioni connesse ai cicli stagionali e alla crescita. In primo piano, in queste zone, sono stati piantati arbusti ed erbacee perenni en masse, spesso ripetuti per conferire un senso di continuità all’insieme. Il risultato è uno scenario accattivante, caratterizzato da alternanze e contrasti in termini di portamento, altezza, forme e tessiture; alcune piante emergono per la loro silhouette distintiva, come Dracaena cochinchinensis, Pandanus utilis o Alcantarea imperialis, oppure durante la fioritura, come Doryanthes palmeri o alcune Alpinia. La palette cromatica si è concentrata principalmente sulle cromie dei verdi, piuttosto che sul colore dei fiori, la cui durata è inferiore. La chiave di intervento nella selezione delle piante è stata individuare la scala adeguata, che ha consentito di giocare con texture, forme e dimensioni dei fogliami. Questi dovevano essere distintamente visibili anche da lontano, senza, tuttavia, eccedere, con il rischio di generare un fastidioso effetto di sovrabbondanza.
In questo modo il giardino e le sue piante possono anche essere apprezzati e goduti sia da chi si trova nel portico o all’interno dell’abitazione, grazie alle ampie vetrate, sia all’esterno, sul lato opposto. Qui i progettisti hanno realizzato un lussureggiante giardino tropicale, prendendo ispirazione dai lavori di Made Wijaya, un paesaggista australiano trasferitosi a Bali, celebre per i suoi progetti nei resort di punta dell’isola. Lo spazio prospiciente il cottage è un luogo intimo, caratterizzato da un rigore geometrico, con un rettangolo di tappeto erboso delimitato da pavimentazione in pietra arenaria e separato da una piscina rettangolare, con SPA al suo interno, tramite una piccola siepe di Carissa ‘Desert Star’. Questa precisione è attenuata grazie all’uso oculato della vegetazione, selezionata secondo i medesimi criteri del giardino anteriore: fogliami appariscenti, silhouette interessanti, con l’aggiunta del tocco di colore fornito dalle fioriture e del loro profumo.
Un mix equilibrato e gioioso di Chrysalidocarpus lutescens, Bismarckia nobilis, Chamaerops humilis, Strelitzia nicolai, Plumeria rubra, Heliconia bihai x caribaea ‘Hot Rio Nights’, Pleroma granulosum, Cremanthodium reniforme e Alcantarea imperialis contribuisce a evocare un’atmosfera tropicale avvolgente in questo angolo di paradiso, evidenziando la maestria del design nel bilanciare elementi contrastanti. Un po’ più avanti, sotto i piccoli boschetti di Livistona australis e Archontophoenix cunninghamiana si apre un sentiero serpeggiante che si snoda tra aiuole dove piante autoctone ed esotiche convivono in un microcosmo botanico, nel quale è piacevole perdersi. Qui si manifesta un’ampia varietà di fogliami, arricchita da forti accenti verticali.
Il gioco predominante si basa su colori complementari, principalmente verdi e rossi, declinati in varie sfumature, mentre il bianco sottolinea e si associa. Cordyline fruticosa ‘Rubra’, Costus barbatus e Odontonema tubaeforme si alternano a Alpinia zerumbet, A. nutans, A. caerulea ‘Atherton Red’, Heliconia angusta ‘Red Christmas’ e si accompagnano a Sphaeropteris cooperi, Alocasia macrorrhizos, Philodendron xanadu, Stromanthe thalia, Syngonium podophyllum ‘White Butterfly’. Nel frattempo, S. auritum si arrampica sui fusti delle palme. I paesaggisti hanno studiato con attenzione la transizione dalla maestosità del bushland plasmando un tableau suggestivo in cui la varietà di colori, forme e profumi cattura l’attenzione in ogni angolo. Nel giardino si percepisce una connessione intima con la natura, nel suo continuo divenire attraverso le stagioni, in uno spettacolo in costante evoluzione. secret-gardens.info
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A cura di Elisabetta Pozzetti
Progetto di Secret Gardens