Fiori di campo, perchè no? Dopo decenni di creazioni artificiose, contrarie alle caratteristiche pedologiche e geoclimatiche del territorio italiano, ormai si è giunti al punto cruciale: quello di una scelta da compiere in senso conservativo verso l’ambiente che tutela la vita di tutti. Una scelta di buon senso e che non ha minor valor valore ornamentale.
>L’aspetto ordinato e composto di un prato che mostra un tappeto di erba perfettamente uniforme, per quanto possa essere piacevole a vedersi, è di fatto frutto di una sorta di illusione, una bolla in cui ci si è rifugiati a lungo, con la volontà di ricreare scenografie consone però alle caratteristiche di altri paesi, un po’ anche per il solito considerare l’erba del vicino (in questi caso anglofono) sempre più verde.
Il costo dei prati a tappeto inglese
Si sono trascorsi anni a inseguire la chimera di avere prati rigogliosi perfettamente sovrapponibili a quelli del Regno Unito. Ma a che prezzo? Il costo è stato esorbitante. Per l’ambiente di sicuro, ma anche per l’essere umano, soprattutto riguardo le generazioni future. L’idea tanto avversata da molti, di tornare a prati forti e ricchi di fiori di campo, per quanto possa non piacere, alla luce dei periodi di grande siccità che si ripropongono stagione dopo stagione, diventerà presto la sola scelta possibile e, a dispetto di quanto si creda, sarà tutt’altro che negativa. In termini di biodiversità, quindi di bellezza e ricchezza, come di salute per tutti i viventi e quindi anche per gli esseri umani.
Tappeto inglese VS fiori di campo: il risultato del confronto è pressoché scontato
La visione che ha contraddistinto l’Italia del nord e di larga parte del Centro, in merito all’adottare la tecnica del tappeto inglese per il proprio prato, è stata ed è estremamente dannosa per l’ambiente e i suoi viventi, tutti, e contraria alla naturale caratteristica e alla vocazione del territorio italiano. Emulare per decenni la realtà climatica e la composizione del suolo inglese, è costata (praticamente invano) oceani di litri d’acqua, fiumi di sostanze chimiche che avvelenano, fra cui inquinanti eterni come i PFAS, che sono sempre più presenti nelle falde e in tutti gli organismi viventi, esseri umani compresi, come risulta dalle mappe di rilevamento del CNR.
Indubbio che le maggiori fonti inquinanti non siano di natura domestica, ma la domanda è, perchè contribuire a inquinare e distruggere invece di proteggere?
Eppure chiunque si trovi dinnanzi alla visione di un prato pieno di fiori di campo, dai colori sapientemente mescolati come solo madre terra sa fare, prova un’emozione profonda e un grande senso di armonia, un vero e proprio sollievo. Dunque, perchè nel giardino di casa propria se solo appare una margherita si passa subito il diserbante? Perchè avere dei fiori nel prato di casa non va bene?
La pretesa sull’ambiente
A prescindere dal clima, è stato chiesto alla natura di essere qualcosa di diverso da ciò che è sempre stata sin dalla sua comparsa sul pianeta, milioni di anni fa. L’essere umano è apparso da pochi millenni – un piccolo spazio temporale se messo in relazione ai milioni di anni dall’apparizione dei primi vegetali – ed ha potuto comparire, evolvere e sviluppare civiltà, solo grazie alla presenza delle piante. Tutte. Dal muschio, all’erba agli alberi.
È necessario riflettere sui numeri che hanno contraddistinto le ere geologiche. È divenuto ormai indispensabile rendersi consapevoli che senza piante la vita non è possibile. Quindi pare davvero giunto il momento di abbandonare la concezione innaturale di prati che faticano a vivere o, peggio, a sopravvivere, in favore dell’iniziare a investire in prati ricchi di fiori di campo e in biodiversità. È il solo modo per gettare le basi e ripartire da presupposti che siano in armonia con il clima italiano e in grado di garantire il benessere di tutti i viventi dei moltissimi ecosistemi che sono il grande valore di cui è caratterizzata l’Italia.
La bellezza di prati ricchi di fiori di campo
I prati fioriti, con la loro rustica bellezza e i loro colori che mutano secondo le stagioni, non solo allietano l’occhio di chi li contempla, ma rappresentano un vero e proprio presidio per la tutela della biodiversità e, nondimeno, della salute della specie umana e di tutte le altre. Certo, il processo è lento, ma è indispensabile invertire adesso la rotta. Più si aspetta, più i danni saranno irreversibili. Gli ambienti naturali sono rifugio e fonte di nutrimento per api, farfalle e altri preziosi impollinatori, la cui sopravvivenza è fondamentale per mantenere in equilibrio l’intero sistema.
Studi accreditati parlano dell’estinzione totale di migliaia di specie di insetti (si parla della scomparsa milioni di essi, con la sparizione di 2700 specie) in un solo secolo. Pensare che non ci riguardi, è illusorio o, quantomeno, è il segnale che, al di là delle parole, questo pianeta non è amato come meriterebbe per la sua infinita meraviglia.
Proteggere gli insetti, significa garantire cibo a uccelli e a tante altre specie. Significa non alterare ancora di più tutte le parti della catena alimentare. Anche l’avifauna, infatti, sta pagando un prezzo altissimo al cosiddetto progresso: diminuiscono i fiori di campo, spariscono gli insetti e quindi manca il cibo per moltissimi uccelli che questi prati hanno garantito per millenni. Di conseguenza manca il cibo per altre specie che sono utili ad altre o che, risalendo la piramide, sono utili al controllo numerico di altre ancora e via via fino ai grandi predatori. Decisamente si è alterato un equilibrio che era perfetto e che ha impiegato milioni di anni a perfezionarsi e specializzarsi.
I danni causati dalle attività dell’uomo
Le attività antropiche su larga scala (colture e allevamenti intensivi in primis) con l’eliminazione di un numero enorme di ettari di prati stabili, con la cementificazione selvaggia, con la creazione di pascoli forzati dall’irrorazione di fertilizzanti e di altre sostanze nocive, hanno causato perdite immense. I prati domestici, mantenuti in modo contrario alle caratteristiche tipiche di suolo e temperature, contribuiscono anch’essi alo processo di impoverimento, proprio in virtù degli interventi che vengono effettuati.
Prati spontanei e fiori di campo: meno artificiosità, più naturalità=meno interventi e costi, più benefici
Come già anticipato, i prati ricchi di fiori di campo, hanno appunto il vantaggio di richiedere meno interventi di manutenzione rispetto ai tradizionali tappeti erbosi. Evitare gli sprechi d’acqua e l’utilizzo di pesticidi, si traduce anche in un rilevante risparmio economico e in una minore impronta ecologica.
Senza contare, poi, le ricadute anche sulla percezione dell’ambiente, sugli aspetti emozionali e psicologici che, da sempre, incidono anche sul comportamento sociale. Si cresce, in genere, scoprendo la bellezza dei fiori, proprio attraverso la meraviglia e l’emozione che si prova nell’infanzia cogliendo le margherite dei prati o soffiando via i pappi quanto il tarassaco sfiorisce. Il primo contatto con la natura, quindi, avviene mediante un’emozione positiva che resta e fa da imprinting e non solo verso le piante e l’ambiente.
Scoprire la natura nei prati ricoperti dal manto a tappeto inglese, inoltre, risulta limitativo, in un paese come l’Italia dove si potrebbe avere molto di più, viste le sue prerogative. Giocare in totale libertà sui prati pieni di fiori spontanei significa incontrarli ed entrarvi in relazione in modo gioioso. Significa apprendere che la natura, non è solo quello che vive fuori dal cancello di casa propria, ma è anche tutto ciò che sta anche all’interno e vi si collega. Cosa c’è, quindi, di sbagliato in un prato condominiale o in un giardino privato dove in primavera spuntano i primi fiori di campo, portando la bellezza della loro scoperta anche dentro casa?
Fiori di campo: un’armonia spontanea che l’essere umano ha potuto solo emulare
I fiori che possono colorare e allietare i nostri prati sono davvero numerosi e variegati. Tra questi, spiccano le pratoline, i papaveri, le centauree, i fiordalisi, i ranuncoli, le orchidee selvatiche, le piante a foglia grigia della macchia mediterranea, e tante altre specie spontanee. Le loro fioriture impreziosiscono il paesaggio con una capacità pittorica da cui l’uomo ha imparato e che ha emulato, non il contrario. Basterebbe pensare a quanto sia armonico il contrasto tra i blu dei fiordalisi e il rosso dei papaveri per comprenderlo.
Nondimeno basta uno sguardo su un prato in primavera, dove il bianco delle margheritine fa da controcanto al giallo dei ranuncoli in primavera e all’azzurro di Veronica austriaca, insieme al rosa del trifoglio e al blu-viola di Salvia pratensis o alla dolcezza dei fiori rosa della malva che si mescolano a quelli indaco della cicoria comune in contrasto a quelli tenaci di Eschscholzia californica e di Silene in estate, su cui campeggiano le ombrelle che sembrano fini merletti di Daucus carota. E che cosa dire della fioritura delle piume delle graminacee spontanee per tutta estate, che danzano con la brezza e velano i prati di poesia? Nella spontaneità, non c’è solo il benessere. C’è anche l’armonia della bellezza in perfetto equilibrio, dove nulla stride.
Fiori di campo, le infinite grandi bellezze spontanee
È curioso che in genere non ci si renda conto che tutto ciò che si coltiva nel verde ornamentale del proprio giardino, in origine è nato e nasce spontaneo in natura e ogni ambiente naturale ha le sue specie. Esistono fiori spontanei in tutti gli habitat e in tutti i climi: dai più rigidi ai più caldi, dai più secchi ai più umidi, per il pieno sole e nell’ombra, in inverno e in estate. Ogni ambiente si è evoluto e specializzato al punto che nemmeno la mescolanza dei colori è casuale nella tavolozza della natura.
Tutto ciò che, dall’evoluzione a oggi, gli esseri umani hanno imparato e quello che sanno fare, si deve soprattutto all’interazione fra uomo e natura, in particolar modo con le piante. Riguardo a esse, non va mai dimenticato che l’essere umano non ha creato niente dal nulla, ma ha solo reso ornamentale l’esistente e che, da quei generi che ha ritenuto più idonei, ha ricavato molteplici varietà, proprio perchè ha saputo vedere la bellezza che lo circondava in tutta la sua potenzialità e complessità. Quindi, per preservare il futuro delle nuove generazioni, è proprio alla massima naturalità che è necessario tornare, proprio perchè l’uomo appartiene alla natura e viceversa. Ritornare ai prati fioriti, è il primo quanto fondamentale passo per il cambiamento che si prospetta come indispensabile.
L’importanza di imparare a osservare
La storia dell’evoluzione dell’umanità è spiegata con chiarezza, sapendo osservare ciò che circonda ogni abitante del pianeta. Non esiste fiore spontaneo che l’uomo non abbia preso in considerazione per portare la bellezza nella sua esistenza. Perciò, se tutto quello che appartiene ai giardini, proviene da questa semplice ma generosa offerta, perchè si è arrivati al punto di continuare a rifiutare un prato di fiori di campo anche se questo rifiuto lede benessere, salute e limita il futuro?
Investire sui prati fioriti significa indubbiamente abbracciare una visione più ecologica e sostenibile del verde urbano e periurbano. È una scelta che contribuisce concretamente a proteggere e favorire l’intero ecosistema, in armonia con il clima e la vocazione di un territorio. Senza però dimenticare mai che, oltre a preservare l’ambiente, i fiori di campo, a differenza di un qualunque bellissimo prato in cui non nasce neanche l’ombra di un fiore, sono un valore aggiunto in termini di bellezza al punto di aver ispirato, nei secoli, illustri pittori, poeti e letterati. E un motivo dovrà pur esserci.
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