Con pochi minuti di autobus, partiti dalla più grande città vicina Gwangju 광주, si può arrivare comodamente in un grazioso villaggio immerso nella natura e nella calma della campagna coreana: Damyang 담양.
La contea di Damyang trova spazio nella parte meridionale della penisola coreana, nella regione del Sud Jeolla. Un’aerea vivace nella cultura e nell’ospitalità, dove le persone si lasciano ancora il tempo di fare due chiacchiere con gli sconosciuti e di sorridere anche ad uno straniero perso sulla strada.
La città di Damyang e il bambù
Il motivo che porta la maggior parte dei turisti locali e internazionali a visitare questo piccolo paesino è il bambù. Il maestoso ed esotico bambù, un albero dalle proprietà soprannaturali anche per Marco Polo, nell’accezione di “fuori dall’ordinario” di questo aggettivo, che ne descriveva l’utilizzo nella Cina antica anche nella costruzione di un “palagio di canne” mobile, che il Gran Khan può far disfare a suo piacimento.
A Damyang il bambù si presenta in primis nella struttura della città, il silenzioso frusciare del Juknokwon 죽녹원 ci introduce alla spettacolare bellezza di questa pianta: forte, maestosa nella sua verticale snellezza. Oltre il fiume Yeongsan 영산강 si può accedere alla foresta di bambù (Juknokwon), un parco creato nel 2003 e costituito di otto percorsi che si intrecciano immersi in questa pianta. Questi nuovi percorsi affiancano il Soswaewon 소쇄원, quello che era un giardino privato costruito in epoca Joseon (1392-1897).
Soswaewon: un rifugio dove godere della povertà
Costruito nel Cinquecento dal nobil uomo Yang San-Bo (梁山甫, 1503-1557), il giardino Soswae (dai caratteri cinesi 瀟灑) introduce tutti gli elementi cari ai paesaggisti coreani della metà del Regno Joseon: l’armonia tra natura e artificiosità. Il giardino/foresta crea un rifugio artificialmente naturale per il suo ritiro dalla vita pubblica, a seguito dell’esilio inflitto al suo maestro, Jo Gwang-Jo 趙光祖. Dal 1520 intraprende la costruzione di questo spazio: “pulito e fresco”, proprio come indica il nome, che avrebbe dovuto ricordare il tempio cinese Muizheng, nella contea dello Song’an. Sfortunatamente, durante la guerra Imjin (1592-1598), durante la quale il Giappone invade la Corea, l’edificio originario è stato distrutto da un incendio e ricostruito solo recentemente (80 anni fa). Grazie alla presenza di una matrice di legno datata 1755, si è riusciti a ricostruire seguendo, quello che si pensa essere stato, il progetto originale del parco e degli edifici.
Struttura del parco
Dal punto di vista della composizione, questo giardino presenta una disposizione asimmetrica all’interno del paesaggio. Si compone di terrapieni terrazzati che seguono in modo naturale la conformazione della vallata. Il giardino può essere suddiviso in quattro zone:
- L’area Aeyangdan 애양단 si trova all’ingresso del giardino, dove il visitatore può camminare e scoprire la bellezza della natura e degli oggetti creati dall’uomo. Iniziando con una graduale immersione nella bellezza creata dal committente per poi finire all’interno della foresta di bambù. In questa zona si possono ammirare anche dei piccoli laghetti dove vi è in funzione un mulino ad acqua, anche questo un simpatico gioco inserito all’interno di una perfetta sceneggiatura, dove l’importante è perdersi. Se si alza lo sguardo, nella parte superiore, si può anche trovare un piccolo padiglione alla coreana. Il Daebongdae 대봉대 realizzato con un tetto in paglia e una piccola piattaforma dove potersi riposare nella frescura del boschetto.
- L’area Ogokmun 오곡문 è caratterizzata dallo scorrere di un ruscello all’interno di un laghetto, un’opera artificiale creata dall’uomo per poter godere serenamente della vista dell’acqua. Lo specchio d’acqua è collocato vicino alle mura del parco, opportunamente aperte per creare una breccia attraverso la quale far passare il ruscello e contenerlo tra pietre predisposte ad alludere a un laghetto naturale. Le persone possono qui sedersi e godere del suono dell’acqua che si aggroviglia su sé stessa.
- L’area Jeweoldang 제월당 era una zona privata del giardino, dove solamente il proprietario poteva addentrarsi. Qua uno spazio arioso e vuoto è decorato solamente da qualche albero e fiori.
- L’area Gwangpunggak 광풍각 si trova appena sotto il Jeweoldang e fungeva da spazio privato per soli uomini (사랑방sarangbang). Originariamente si poteva trovare una montagna artificiale creata con pietre e massi tipica della tradizione del verde di epoca Goryeo (918-1392).
Non solo bambù: una vegetazione ricca e simbolica
Il Soswae è riconosciuto oggi come la foresta di bambù di Damyang, tuttavia non corrisponde solamente a questo. Il giardino privato di Yang San-Bo era ricco di fiori e piante simbolicamente importanti per la tradizione coreana. Pini, pruni, crisantemi e bambù costituivano quelli che per i letterati dell’epoca erano i cosiddetti “quattro amici” 사절우. Piante care agli intellettuali dell’epoca e fondamentali in un progetto come quello di Yang San-Bo, in cui il parco sarebbe diventato il suo rifugio intellettuale e di vita per gli anni a venire. Le piante della tuia (Thuja) e zelkova venivano piantate come rappresentanza per i discendenti in un gesto di buon auspicio e di futuri successi.
Questo parco, giardino e foresta era quindi ben più ricco agli occhi degli antichi coreani, non solo in termini di vegetazione, ma anche di significati. Dalle radici nell’antica civiltà cinese, i letterati di epoca Joseon seppero innestare simboli e messaggi per goderne nei momenti di angoscia come in quelli di svago.
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