È il 1965, sono poco più di dieci anni che la Corea del Sud è libera dalla guerra. La Terza Repubblica ha preso il via sotto la guida dell’autoritario Presidente Park Chung-Hee da circa due anni e questo giovane stato nazione comincia a riprendere i contatti con il Giappone, vicino scomodo. È anche il periodo dell’astrattismo, in cui i primi coreani si cimentano con le tecniche pittoriche esotiche provenienti dall’Occidente, per lasciare la propria tradizione pittorica alle spalle. Forse in un tentativo di dimenticare l’orrore della guerra appena terminata e dare vita ad una nuova Corea, incontaminata. In quello che possiamo definire un atto rigenerativo dell’identità culturale della nazione. È in questo contesto che nel 1965 a Mokpo, una piccola cittadina nel sud della penisola, nasce Park Eun Sun. Il suo cammino artistico lo porterà dalla pittura alla scultura in marmo, da Seoul alla storica città italiana di Pietrasanta, crocevia mondiale del marmo e per l’arte della scultura in pietra.

Le origini

Di formazione pittore, Park studia presso l’Università Kyung-Hee, a Seoul. Non è, tuttavia, a Carrara che incontra per la prima volta la scultura come medium espressivo artistico. In Corea infatti, durante i suoi anni universitari, si cimenta per la prima volta con quest’arte, sotto la guida del maestro scultore coreano Kim Young-Won. Nel 1991 espone un’opera scultorea dal titolo, emblematico, Colonna Infinita presso gli spazi della Facoltà di Scultura dell’Università Kyung-Hee. È questa la prima scultura realizzata dall’artista attraverso l’utilizzo di tubi fognari rotti, un materiale di recupero con il quale si diverte ad invertirne la disposizione e a stravolgerne la funzione.

I suoi anni universitari sono tumultuosi e rispecchiano il periodo storico che la Corea sta attraversando, economicamente e politicamente. La sua famiglia, come molte in Corea, vedeva con preoccupazione la volontà del figlio di intraprendere una carriera notoriamente difficile e piena di insicurezze. Tuttavia la determinazione e passione di Park Eun Sun era inscalfibile. Durante la giovinezza, per sostenere economicamente i suoi studi e aiutare la famiglia, accetta di interrompere più volte il suo percorso formativo. Dimostrando una resilienza che diventerà il tratto distintivo della sua carriera.

Park Eun Sun
Park Eun Sun, opera Colonna Infinita, 1991, tubi fognari, esposizione presso la Facoltà di scultura dell’Università Kyung-Hee, Seoul, Corea del Sud (Foto da Riproduzione Privata)

Un nuovo inizio

Nel 1993 insieme alla moglie Kyung Hee, Park Eun Sun si trasferirà in Italia, e precisamente a Carrara dove frequenterà l’Accademia di Belle Arti. La città che dà anche il nome ad un tipo di marmo non poteva che essere una scelta obbligata per l’artista che ama immergersi nel suo universo creativo. L’inizio sarà tuttavia duro, economicamente le difficoltà si fanno sempre più pronunciate a causa della crisi asiatica, che colpisce tutta l’Asia nel ’97. Sarà allora, che la moglie e il figlio appena nato dovranno trasferirsi di nuovo in Corea, lasciando Park Eun Sun nella solitudine artistica ed economica che precede un grande successo. Sarà proprio in questi anni che il destino vuole finalmente svelare al mondo le opere di questo artista testardo, coraggioso, e dalle multiformi influenze.

Park Eun Sun verrà in contatto con importanti collezionisti e galleristi che vedono nelle sue creazioni la visione di una nuova scultura del marmo. Tra questi il gallerista Nicola Loi, fondatore nel 1986 di Studio Copernico, e in seguito la prestigiosa Galleria Contini (Venezia-Cortina d’Ampezzo).

Park Eun Sun “Colonne Infinite"
Park Eun Sun, Colonne Infinite a Roma

Un’arte tra due mondi e mille somiglianze

Le opere di Park Eun Sun sono un incontro tra culture e tradizioni. La sua arte, strettamente legata alla materia, si distingue per l’uso sapiente del marmo, scolpito in forme geometriche perfette che talvolta vengono interrotte da crepe o fratture. Questi elementi, lungi dall’essere imperfezioni, evocano il concetto taoista dello Yin e Yang: la complementarità tra il pieno e il vuoto, tra la presenza e l’assenza. Le sue statue sono scolpite attorno al vuoto, in un’operazione di riempimento dello spazio. Questo lo pone concettualmente e tecnicamente in antitesi rispetto all’arte statuaria italiana. Al contrario la bicromia alternata che svetta nella composizione artistica non fa altro che richiamare la bicromia del romanico fiorentino, presente in modo evidente nel Battistero di San Giovanni come anche nella Basilica di San Miniato al Monte, uno stile poi passato alla tradizione successiva.

Di fronte a una sua opera, lo spettatore viene colto da un’intensa emozione, quasi un blackout emotivo, come se l’arte di Park avesse il potere di sospendere la realtà. La mente tenta di decifrare somiglianze con l’arte e l’architettura europea, ma presto si arrende alla forza evocativa e imperscrutabile delle sue creazioni. Questa indecifrabilità che porta la mente a ricercare forme e concetti presenti nell’arte scultorea coreana e nella biologia. Fino a scavare nell’arte futurista e povera del Novecento come anche tra le pagine del design italiano del secolo precedente senza trovare sazietà e risposte può essere quietata solamente leggendo le parole del critico d’arte coreano Ryu Byoung Hak che descrive l’arte di Park Eun Sun come un “gioco” al quale lui stesso si presta “attraverso il concetto di ‘somiglianza di famiglia’”.

Park Eun Sun in mostra a MarePineta Resort

Conclusione

Oggi Park è riconosciuto come uno degli scultori più influenti sulla scena artistica internazionale. Le sue opere sono diventate un simbolo del suo stile e del suo linguaggio, che reinterpreta il marmo – segno di riconoscimento dell’arte italiana nel mondo – attraverso una sensibilità profondamente radicata nella cultura coreana e italiana. Questo dialogo tra due mondi si traduce in un linguaggio universale che spazia tra rigore geometrico e profonda conoscenza della materia, creando una perfetta fusione tra Oriente e Occidente, memoria e innovazione, resilienza e bellezza.

Cataloghi di alcune mostre realizzate in Italia da Park Eun Sun. (Foto di Ahmad Ginanjar Purnawibawa @wibihihi)

 

“La sofferenza genera bellezza e nella pietra spaccata e ricomposta si ricostruisce l’armonia, frutto dell’atto creativo.” – Park Eun Sun

 

Jessica Rossi

© Villegiardini. Riproduzione riservata

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