Come preparare le piante al riposo in modo naturale, in previsione della ripresa primaverile è una domanda fondamentale che tuttavia necessita prima di una riflessione fondamentale.
Prima di chiedersi cosa fare in autunno e nelle varie stagioni, il Giardiniere deve capire come le stagioni influenzano il Giardino.
Da calendario siamo ufficialmente in autunno ma quando parliamo di stagioni e di Giardino, dobbiamo dapprima fare chiarezza su cosa si intende effettivamente per “stagioni” ma soprattutto capire quali sono le stagioni del Giardino e su come riconoscerle e come muoverci di conseguenza. Perché un bravo Giardiniere deve saper leggere il suo Giardino e non semplicemente il calendario.
Ci sono due definizioni di stagioni: quelle astronomiche e quelle meteorologiche
Le prime sono quelle stabili, “fiscali”, definite dalle fasi di passaggio della Terra intorno al Sole, è l’intervallo di tempo che intercorre tra un equinozio e un solstizio. Osservate già agli albori dell’astronomia, sono state definite e riconosciute ufficialmente e inizialmente con l’introduzione del calendario giuliano, dai Romani.
Le stagioni “meteorologiche” sono quelle che invece si basano su fattori ambientali quali luce, acqua e temperatura. Gli stessi fattori che regolano le funzioni biologiche delle piante e di tutti gli esseri viventi.
Sicuramente le piante seguono le seconde e non le prime, se non per il fotoperiodo, ossia la durata del giorno e della notte, ecco perché osservare i segnali del Giardino, soprattutto in questi momenti di variabilità stagionale, è cosa fondamentale per effettuare le scelte corrette che il Giardiniere coscienzioso deve mettere in atto.
Ma cos’è che definisce l’autunno in un Giardino?
Come detto poc’anzi, sono i fattori ambientali a definire l’autunno. Negli ultimi anni l’unica certezza tangibile che abbiamo è la percezione che le giornate cominciano ad accorciarsi.
Il fotoperiodo, la temperatura e l’acqua (sotto forma di umidità atmosferica e non solo) sono i fattori che appunto regolano i processi e le funzioni biologiche dei ritmi vegetativi (e molto altro), ed è una precisa combinazione tra questi che fa sì che la pianta capisca il periodo e regoli le sue funzioni di conseguenza. Da qui inizia la riflessione su come preparare le piante al riposo.
L’intelligenza delle piante è capacità di adattamento
Già, perché le piante “capiscono”, le piante percepiscono il mondo attorno a loro. Hanno dovuto farlo. Non potendo sfuggire agli eventi, come molti altri esseri viventi che invece possono perché non sono ancorati simbionticamente ad un suolo ed un luogo, hanno dovuto farlo e farlo in maniera sopraffina e particolarmente evoluta.
Le piante sanno percepire moltissime cose intorno a loro, più di quanto possa fare un uomo con il proprio limite dei cinque sensi, ma questo è un discorso per un altro capitolo.
Le differenze stagionali da un anno all’altro
Se l’anno scorso, di questi giorni, il Giardino non dava segni di cedimento o cambiamento, perché le condizioni estive si sono protratte ben oltre il mese di settembre e ottobre, quest’anno si stanno già notando le prime mutazioni delle piante.
Lungo i viali, il frassino americano (Fraxinus americana) ha già tinto di un caldo e morbido giallo le sue foglie che precocemente annunciano l’arrivo dell’autunno. Altre specie invece, seppur appartenenti allo stesso genere, sembrano ancora del tutto indifferenti. Perciò, con l’attuale indefinibilità delle stagioni metereologiche, in questo clima di incertezza e variabilità come dobbiamo muoverci?
Non ci sono più le stagioni di una volta…
Negli ultimi anni le stagioni astronomiche e quelle meteorologiche non coincidono più, da qui l’ormai desueto ma attualissimo detto “non esistono più le stagioni di una volta” anche perché adesso si parla solo di cambiamento climatico anche se io preferisco definirla una “mutazione o rivoluzione meteorologica”.
Non possiamo più fare affidamento ai vecchi manuali di Giardinaggio, con le loro scansioni temporali degli interventi, ma dobbiamo approfondire la nostra capacità di osservazione delle strategie di adattamento delle piante e rimarcare le nostre conoscenze delle fasi fenologiche e delle peculiarità dei diversi generi e specie che vivono nel nostro Giardino. Questo è caposaldo per capire come preparare in modo naturale le piante al riposo invernale.
Il Giardiniere è messo alla prova da queste instabilità stagionali e le piante invece?
Il Giardino “soffre” anche lui questi cambiamenti? In realtà no, le piante si adattano, hanno fatto dell’adattamento il loro punto di forza evolutivo.
Sicuramente c’è il rischio che qualcosa vada storto e uno dei tanti impazzimenti meteorologici vanifichi l’azione di adattamento, magari facendo morire qualche nostra pianta, tuttavia dobbiamo accettare che su alcuni eventi o fattori noi non possiamo intervenire. D’altronde l’evoluzione è determinata da chi meglio riesce ad adattarsi al cambiamento.
Osservare, assecondare. Rispettare…
La cosa migliore che possiamo fare è assecondare i ritmi vegetativi.
Quando un Giardiniere invece stravolge questi ritmi – che in questi passaggi sono ancora più degni di attenzione e cure – aumenta il rischio di perdita delle piante.
Già le potature errate, in momenti di stabilità climatica e stagionale possono rivelarsi fatali, figuriamoci ora.
Come preparare le piante in modo naturale: la risposta va pensata a monte
Una gestione naturale per preparare le piante a questi stravolgimenti è sicuramente quella che prevede interventi mirati laddove le piante possono fare poco. Ossia, sul suolo, con le regimentazioni delle acque, i drenaggi, il mantenimento della ricchezza organica del suolo, l’aumento della biodiversità a tutti i livelli a partire dal suolo.
Garantire un buono stato di salute endogeno delle piante vuol dire garantire loro le risorse per affrontare le intemperanze meteorologiche e stagionali.
Occorre ricordare che il più delle volte sono le scelte errate del Giardiniere a far morire le piante o a farle vegetare male e non il contrario.
In Giardino non ci sono segreti ma solo delle grandi prese di coscienza e conoscenza degli esseri viventi con cui “lavoriamo” e interagiamo. Dei quali, il più delle volte, ignorandone i bisogni, stravolgiamo esistenza e peculiarità.
Andrea Iperico
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