Attività antropiche e paesaggio italiano, costituiscono un binomio che ha determinato in larga parte l’eccellenza, famosa e ambita in tutto il mondo, del nostro Paese. Gli interventi umani hanno profondamente disegnato e modellato il paesaggio italiano nel corso dei secoli. Grazie a questa straordinaria interazione si è creato un legame indissolubile tra l’uomo e l’ambiente naturale.

Le Langhe: un altro vasto territorio in cui le attività antropiche hanno avuto un ruolo di rilievo nel disegno del paesaggio
Le Langhe: un altro vasto territorio in cui le attività antropiche hanno avuto un ruolo di rilievo nel disegno del paesaggio – Foto [e55evu]/stock.adobe.com

Lo straordinario paesaggio italiano

Il paesaggio italiano è appunto noto per la sua straordinaria varietà che non è solo vegetale. È data anche dalla sua complessa e importante Storia, costituita dai grandi eventi del passato, nondimeno dall’arte e dalla cultura vissuta dal Paese nei millenni. Questi fattori hanno determinato un’importante evoluzione anche nel paesaggio. Quanto oggi si osserva ovunque nella Penisola, invero, è il risultato del lungo processo di interazioni fra le popolazioni e i propri territori. Non c’è luogo in Italia che non rechi traccia di tutto questo.

Anche nelle Marche le attività antropiche hanno dipinto il paesaggio
Anche nelle Marche le attività antropiche hanno dipinto il paesaggio – Foto [ronnybas]/stock.adobe.com

Attività antropiche, paesaggio e memoria collettiva

Ogni attività antropica, svolta per poter utilizzare tutte le risorse disponibili che l’ambiente potesse offrire, ha lasciato un’impronta pressoché indelebile nel paesaggio. Ciò che ha prodotto ciascun evo storico al suo passaggio, infatti, non è stato superato e cancellato del tutto, da quelli che si sono succeduti, ma riletto e rielaborato. Ha creato, così, nei suoi abitanti, una memoria collettiva che ha radici lontanissime.

Un uliveto salentino con la Pajara, tipica costruzione del luogo
Un uliveto salentino con una Pajara, tipica costruzione del luogo: un altro esempio di come il territorio è modificato dalle attività antropiche – Foto [Vivida Photo PC]/stock.adobe.com

Gli Etruschi, i pionieri

L’interazione tra il paesaggio e gli esseri umani, in Italia risale a tempi antichissimi quando già le popolazioni italiche, prime ad abitare la Penisola, influenzavano il paesaggio con le loro attività. Gli Etruschi, pionieri dell’agricoltura e della gestione delle risorse naturali, introdussero tecniche avanzate di bonifica e sistemi di irrigazione rivoluzionari per l’epoca. Questi interventi non solo resero i terreni più fertili e più salubri, ma iniziarono a modificare il paesaggio e potenziarono le colture, portando anche alla nascita di nuovi villaggi. Si può ben immaginare quali cambiamenti generarono nel panorama circostante e nei suoi abitanti. L’attività agricola etrusca, ha di fatto avviato un processo sul paesaggio che non si è mai più fermato.

Resti del Tempio etrusco di Tarquinia
Resti del Tempio etrusco di Tarquinia: le attività antropiche di questo popolo sul paesaggio sono state rilevanti, da come si può vedere – Foto [Robbic]/stock.adobe.com

Le attività antropiche dei Romani

Con l’avvento dell’Impero Romano, l’antropizzazione del paesaggio italiano si intensificò. Le opere ingegneristiche cui diedero vita (strade, ponti e acquedotti) per creare collegamenti e facilitare i trasporti, oltre a massimizzare l’uso delle risorse dell’ambiente, diedero un’impronta molto netta e definita al paesaggio. La rete viaria che realizzarono, collegava e univa vasti territori italiani, ma via via modificava il paesaggio. Dove c’erano lande sterminate vennero tracciate linee che definivano e strutturavano la visione sul paesaggio stesso. I Romani generarono, così, un cambiamento anche culturale e antropologico nella percezione di esso. Inoltre, furono proprio i Romani a introdurre la coltivazione della vite e dell’olivo, imprintando il paesaggio con un ulteriore importante disegno dei diversi territori. Disegno che ancora oggi connota con simmetrie, volumi e colori di grande effetto scenico, ciò che ci circonda.

Scavi di Carsulae, antica città romana a San Gemini in Umbria
Scavi di Carsulae, antica città romana a San Gemini in Umbria: esempio di come le attività antropiche dei Romani hanno improntato il paesaggio – Foto [anghifoto]/stock.adobe.com

Il Medioevo e le attività antropiche in relazione al paesaggio italiano

Nel corso del Medioevo l’agricoltura continuò ad espandersi. Progredirono le bonifiche delle aree paludose, soprattutto nella Pianura Padana, delle aree del Delta del Po (in cui peraltro già gli Etruschi avevano iniziato ad operare) e delle fasce costiere. Inoltre, venne avviata e implementata la costruzione di monasteri e abbazie. Non più solo per scopi religiosi anche per attività agricole. I monaci, con le conoscenze che avevano maturato nell’agricoltura e nell’allevamento, perfezionarono i metodi di coltivazione iniziando anche a migliorare la produttività del suolo. Si deve proprio a essi, per inciso, la realizzazione di canali di irrigazione e la tecnica delle rotazioni colturali. Proprio in epoca medievale le campagne italiane si riempirono di insediamenti agricoli e di terreni cintati, che disegnarono ancora di più il paesaggio. In questo modo si generò un patrimonio paesaggistico che si è tramandato nei secoli e ritroviamo ancora oggi.

Dipinto di Jörg Breu che raffigura i monaci benedettini
Dipinto di Jörg Breu che raffigura i monaci benedettini nello svolgimento delle attività agricole – [Foto di ~riley Licenza CC Pubblico Dominio)]

Hortus, medicina e impronta non solo sul paesaggio

Si deve ai monaci anche lo studio delle erbe officinali che coltivavano nell’Hortus simplicium (giardino dei semplici) o Hortus medicus a scopo medico. Venivano estratti gli olii essenziali e impiegati a scopo curativo. Per questo sorsero ospedali nei pressi dei monasteri, con un’altra modificazione del paesaggio. Quella che i monaci praticavano, era, dunque, una forma di coltivazione ma era anche l’embrione dei giardini che sarebbero scaturiti da quella esperienza. Divenne infatti un modello che, nella sua rielaborazione, fu di ispirazione per i giardini che nacquero come loro evoluzione e che sono giunti fino a noi. Seppur indirettamente, perciò, anche gli Hortus, con la loro espansione e tutte le declinazioni che ne derivarono, impressero un’altra impronta al paesaggio.

Girolamo Porro, Horto dei semplici di Padova
Girolamo Porro, Horto dei semplici di Padova [Foto di Pauli Licenza Pubblico Dominio WikimediaCommons]

Il Rinascimento

Il Rinascimento determinò un altro cambiamento fondamentale nel paesaggio italiano. Fu un periodo storico in cui l’agricoltura crebbe notevolmente e, durante il quale, il paesaggio oltretutto fornì importanti elementi artistici e pittorici per la realizzazione di grandi opere d’arte, non solo di dipinti. In Toscana, ad esempio, per il colore delle facciate di luoghi di culto monumentali, come Santa Maria Novella e Santa Maria del Fiore, fu tratta ispirazione dalle cromie delle macchie di verde glauco-argenteo degli uliveti che tinteggiavano i colli circostanti Firenze. Il colore tipico delle crete dei territori, fu rappresentato dai laterizi utilizzati per la costruzione di strutture e palazzi storici di tutto il centro Italia. Il paesaggio, dunque, entrò anche a far parte dell’arte italiana. Si determinò, così, una forma di dialogo fra uomo e ambiente, fra paesaggio e arte, di importanza straordinaria.

Dettaglio della Chiesa di Santa Maria Novella: i tipici colori
Dettaglio della Chiesa di Santa Maria Novella: i tipici colori ripresi dal paesaggio toscano – Foto [Christian Müller]/stock.adobe.com

Le attività antropiche rinascimentali nel paesaggio toscano

Parlando di Toscana, è appunto indispensabile sottolineare quanto le sue colline, note al mondo per la morbidezza che imprimono al paesaggio, sono famose proprio per i vigneti e gli uliveti. Tutte attività antropiche che, col passare dei secoli, grazie all’espansione dell’agricoltura, hanno esaltato i profili collinari, dando loro tridimensionalità e al tempo stesso gamme cromatiche di inusitata dolce bellezza.
L’agricoltura in Toscana era già praticata dagli Etruschi ma proprio nel periodo rinascimentale prese vita lo sviluppo di un paesaggio che ancora oggi è immagine della bellezza italiana in tutto il mondo. Terrazzamenti e filari, nati per ottimizzare la produttività e proteggere il suolo dall’erosione, i colori a contrasto di substrati cretaceo-argillosi, che spaziano dall’ocra al marrone bruciato, hanno fatto del paesaggio un’immensa tela pittorica. Pura arte.

Colli, ulivi e grano. Cipressi in lontananza. Ecco come paesaggio e attività umane disegnano il territorio
Colli, ulivi e grano. Cipressi in lontananza. Ecco come paesaggio e attività umane disegnano il territorio – Foto [ronnybas]/stock.adobe.com

Il Barocco e le attività antropiche nel paesaggio italiano

Nel Barocco, le ville patrizie e nobiliari, unitamente ai giardini all’italiana e ai parchi lussureggianti, furono un segno non più solo rappresentativo dell’ostentazione del potere e della ricchezza dei proprietari, ma avviarono anche un nuovo approccio comunicativo col paesaggio. Parchi e giardini privati, annessi alle proprietà, dovevano essere creati in modo da garantire una sorta di continuità fra interno e natura circostante. Nella progettazione dei giardini di simili dimore, si fece perciò riferimento non più solo ai principi dell’architettura, ma iniziò anche una ricerca verso l’armonizzazione dell’elemento artificiale con quello naturale. Un altro passaggio fondamentale per il paesaggio e per il paesaggismo.

Villa Pisani, un esempio di come il periodo Barocco ha modificato il paesaggio
Villa Pisani, un esempio di come il periodo Barocco ha modificato il paesaggio – Foto [catafratto]/stock.adobe.com

Una storia infinita

È così che la relazione fra attività antropiche e paesaggio italiano, si è snodata nel corso dei secoli. È una lunga storia che continua ancora oggi. Vi sono altri passaggi fondamentali che si sono succeduti sulla linea del tempo e di cui è necessario parlare fino ad arrivare ai nostri giorni. Per renderne più agevole la lettura, verranno affrontati nel prossimo articolo sul tema.

Vigneti nel Collio friulano
Vigneti nel Collio friulano: ossatura dell’economia di un territorio e del suo paesaggio – Foto [elpucik]/stock.adobe.com

 

Ivana Fabris
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