Foglie secche: non un fastidio ma una fonte di sostanze essenziali. Sono una vera e propria ricchezza, un giacimento naturale e gratuito di sostanze nutritive nonché un ottimo ammendante. Sono troppo spesso non considerate o ritenute un problema in più nel manutenere un giardino. Ecco un suggerimento non solo intelligente del loro utilizzo, anche in perfetta sintonia con l’ecologia e l’ambiente.


Ottobre e novembre sono i mesi tradizionalmente dedicati alla raccolta delle foglie secche per il compost.
Solitamente le foglie vengono raccolte e gettate via. Questo è uno spreco immenso, uno tra i più grandi danni prodotti dall’omologazione al pensiero consumistico attualmente vigente in ogni ambito. La raccolta delle foglie che vengono successivamente bruciate, è una pratica che viene spesso proposta anche in molti film, molte serie televisive e nei fumetti, specie quelli provenienti da oltreoceano. Non è mai stato fatto passare in alcun modo, invece, il messaggio che le foglie possano essere un bene prezioso da conservare e trasformare che la natura ci regala.

Foglie in autunno: ultimo regalo delle piante
Foglie in autunno: ultimo regalo dell’anno da parte delle piante – Foto [shchus]/stock.adobe.com
Bruciare gli scarti non è un’operazione colturale redditizia, ha senso solo per ragioni antropiche: è vero che per la maggior parte dei giardinieri è materialmente impossibile reintegrare tutti gli scarti del giardino, ma per le foglie bisogna proprio fare un’eccezione.
Danno, infatti, un ottimo terriccio, soffice e spugnoso, in grado di trattenere l’acqua e utilissimo per alleggerire altri terricci più pesanti.
Malgrado le diverse scuole di pensiero, negli ultimi due decenni alla fine si è capito – anche a livello hobbistico – che lasciare le foglie al suolo è un modo per preservare e rafforzare la cuticola del terreno dove si insediano i microrganismi che formano l’humus. La teoria che la marcescenza del fogliame possa veicolare fitopatologie al manto erboso, è in realtà una paura immotivata.

Un tipo di terriccio di foglie
Un tipo di terriccio di foglie. In caso si voglia una grana più fine, basterà lasciare più tempo a maturare il terriccio ottenuto -Foto [noon@photo]/stock.adobe.com
La “pelle” del terreno è quella in cui si producono gli scambi gassosi con l’ossigeno, ed è quella fertile. Ecco perché le lavorazioni continue, specie se profonde, o i calpestii incessanti tendono a spegnere la qualità del terreno.
Ovviamente non è sempre fattibile, sia per ragioni pratiche, orticole e anche estetiche, senza contare i problemi di transito e sicurezza, sia a piedi che in auto, dovuto a depositi di foglie inzuppate.
Dove possibile, però, le foglie secche non devono più essere considerate un problema, ma un’importante risorsa per il giardino, anche riguardo la coltivazione in vaso.

A seconda dello spazio e della quantità di foglie che si hanno, per produrre in proprio il terriccio di foglie secche, è necessario dotarsi di uno dei dispositivi qui sotto elencati. Tutti molto casalinghi o di pochissima spesa come:

  1. sacchi di plastica nera su cui praticare diversi fori per far passare l’aria: è il sistema più comodo per chi ha poco spazio.
    Si può fare anche in balcone avendo cura di tenere tutto all’ombra e dando per scontato che ci sarà un po’ di percolazione. L’aspetto più fastidioso dell’uso del sacco di plastica è che tende a rompersi dopo qualche mese. In generale la rottura del sacco è un’occasione per smuovere le foglie e accorpare le foglie parzialmente degradate;
  2. gabbie fisse a maglia larga: sono la soluzione più efficace, ma sono più ingombranti.
  3. bidoni, cassoni di legno o altri contenitori: dovranno essere bucati in modo da far passare l’aria.

Raccolta di foglie secche in un cassone di legno
Raccolta di foglie secche in un cassone di legno – Foto [Maryana]/stock.adobe.com
Meglio raccogliere le foglie con un rastrello, in modo gentile, anziché usare soffiatori e aspiratori, che non sono solo rumorosi ma anche dannosi.
In qualsiasi modo si decida di fare il terricciato di foglie, deve però essere all’ombra. Le foglie vanno leggermente compattate e se sono molto grandi sarebbe preferibile sminuzzarle.
Bisogna bagnare bene tutta la massa fogliare senza inzuppare. Una volta al mese – o anche quindicinalmente – bisogna controllare che non manchi umidità e rinnovare le annaffiature se il tempo fosse particolarmente asciutto.
Se si usano i sacchi di plastica è sufficiente capovolgerli periodicamente, mentre con i bidoni e le gabbie bisogna utilizzare un piccolo forcone per smuovere le foglie.
Se invece si usa la gabbia, meglio coprire il mucchio con giornali o plastica ben fissata (sono sufficienti dei sassi o dei mattoni), per evitare che le foglie volino via. Nel giro di un anno il terriccio di foglie è pronto.
Tutto il composto deve profumare di sottobosco. Questo è l’indicatore più importante che la trasformazione in atto procede in modo corretto.

Uno degli usi più frequenti del terriccio di foglie è la coltivazione delle crassulacee ma spesso le persone appassionate se lo fanno “su misura” per le proprie esigenze di coltivazione, preferendo foglie piccole, come quelle di tiglio e castagno, che danno i terricciati di qualità superiore.
In qualunque caso, il terriccio di foglie migliora la struttura, apporta nutrienti e aumenta gli acidi umici, tutti aspetti molto importanti per i terreni, specie quelli più argillosi e con scarso drenaggio. In vaso si può utilizzare anche mescolato all’universale. Dà un bell’apporto nutritivo e mantiene una buona traspirabilità per l’apparato radicale.

Micro e macroelementi forniti dal terriccio di foglie
Micro e macroelementi forniti dal terriccio di foglie – Foto [994yellow]/stock.adobe.com

Le foglie legnose dei sempreverdi e quelle cerose o tomentose non danno grandi risultati e necessitano di maggiore tempo per degradarsi. In questo caso è meglio utilizzare la gabbia, rivoltando spesso il mucchio in modo da aprire e rompere la massa di foglie. Meglio ancora se si riesce a sminuzzare le foglie secche con un trituratore. Se si opta per l’uso di questo attrezzo, bisogna prestare attenzione che quelle troppo erbacee o elastiche non blocchino le lame.
Sconsigliate invece quelle di noce e ovviamente quelle delle conifere che, essendo acide e durevoli, sono più indicate come pacciamatura.

 

Lida Zitara
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