Ginkgo biloba è un albero che fa spesso parlare di sé per più di una ragione. Innanzitutto per la grazia e la levità del suo portamento, anche una volta giunto a maturità. Per la forma delle sue foglie, così inusuale e al tempo stesso molto armoniosa, nel pensiero generale. Ultima e fondamentale ragione, per la colorazione dorata che assume in autunno. Nessun albero raggiunge una simile luminosità e lucentezza nella fase del foliage autunnale. Definirlo un incanto non rende l’emozione che procura passeggiare in un viale dove i filari di Ginkgo si tingono d’oro.

Un viale di Ginkgo
Un viale di questi meravigliosi alberi in autunno. Illuminano e scaldano anche le giornate più fredde e grigie – Foto [iamdoctoregg]/stock.adobe.com

Origine

Ginkgo biloba origina verosimilmente dal sud-est della Cina ma si è diffuso nel resto del paese così come Giappone, Corea nonché nell’America del Nord. In realtà, però, G. biloba è ritenuto un fossile vivente. Ci sono infatti reperti scientifici che fanno risalire la sua presenza sul pianeta nel Paleozoico, già nel Permiano (dai 300 ai 250 milioni di anni fa) e che sia stato presente anche nel Giurassico e nel Cretaceo, tempi geologici successivi.

Una foglia di G. biloba fossile
Una foglia di G. biloba fossile – [Foto di Anders Sandberg from Oxford, UK – Gingko leaf, Licenza CC BY 2.0]

Nomenclatura di G. biloba

L’epiteto generico è di origine cinese yínxìng: (yín  che significa argento e xìng, albicocca) quindi yínxìng, cioè albicocca d’argento, verosimilmente riferito ai suoi falsi frutti che, a maturità, sembrano appunto albicocche opache come fossero impolverate. È stato successivamente modificato in giapponese con ginkyō. Per un probabile errore di trascrizione di Engelbert Kaempfer, medico e appassionato botanico tedesco, il primo a descrivere e classificare Ginkgo biloba, il nome di genere è diventato quello attuale. Kaempfer è stato un grande viaggiatore e un attento conoscitore e scopritore di piante in Oriente ma in particolar modo in Giappone. Linneo che trascrisse le sue note di riconoscimento e classificazione, ha riportato anche il suo errore, e determinato così il nome definitivo. L’epiteto specifico biloba, invece, si riferisce alla forma delle belle foglie flabellate (cioè a forma di ventaglio), divise in due lobi, appunto bilobate.

Ginkgo biloba, conoscerlo meglio

La famiglia del G. biloba è quella delle Ginkcoaceae e appartiene alle Gymnospermae.

È una pianta dioica, cioè gli organi riproduttivi sono su soggetti distinti, maschili e femminili. I relativi fiori non sono, però, quello che si intende solitamente con questo termine. Quelli maschili sono infatti coni o strobili che spuntano avendo proprio le sembianze di una sorta di piccole pigne verdi coperte di squame modificate. Fra queste, sono contenute le sacche polliniche. Quelli femminili portano, su un lungo picciolo, un ovulo. Compaiono a primavera ma la fecondazione – che non avviene sul ramo – non è sempre sicura, poichè si verifica solo quando lo pseudofrutto cade a terra dove può essere raggiunto dal polline per via anemofila, in inverno.

Caratteristiche e valore ornamentale di G. biloba

Al di là degli aspetti puramente botanici, è essenziale parlare delle sue specificità morfologiche e del suo pregio estetico. È un albero di prima grandezza, può infatti raggiungere i trenta metri e oltre, se coltivato nelle migliori condizioni vegetative che richiede, ma la chioma non tende a espandersi eccessivamente in larghezza nemmeno a maturità, benché i rami siano alquanto flessuosi.
Tende ad avere per almeno la prima metà (e oltre) della sua vita, portamento eretto su un tronco molto slanciato con una corteccia liscia grigio chiaro con riflessi argentei che solo con la maturità si trasforma in placche rugose e fissurate, di colore marrone-grigiastro. La chioma ha forma colonnare/piramidale e, col passare degli anni, si allarga man mano assumendo morfologia più globosa. È molto morbida e vaporosa. La sua leggerezza, data pure dal non avere una ramificazione estremamente fitta, anche a maturità suscita emozione. La sua silhouette dona molta armonia a qualunque giardino.

Ginkgo biloba, longevo e resistente

Non è velocissimo nell’accrescimento ma è particolarmente longevo. Esistono esemplari anche millenari, infatti. È estremamente resistente all’inquinamento tanto da essere molto usato nei parchi pubblici di città molto inquinate e non viene attaccato da parassiti e fitopatologie. È un albero forte, possente, affidabile e sicuro anche a questo livello, non solo sul piano puramente ornamentale. Indubbio che, se usato a gruppi/macchie di tre esemplari, laddove lo spazio presente lo consenta, crei effetti scenici di grande impatto visivo. In aggiunta, il fusto eretto e slanciato, consente comunque allo sguardo di non perdere la profondità di campo. È anche flessuoso e snello, specie quando l’albero è nella prima metà della sua vita, e rafforza la sensazione di grazia e leggerezza. Inoltre, la sua chioma poco fitta e aperta, disegna splendide linee d’ombra sul prato ma senza restituire una sensazione di pesantezza e chiusura.

Un Ginkgo biloba vecchio plurisecolare
Un Ginkgo biloba plurisecolare, ormai considerato un monumento da proteggere – Foto [chiodi51 collo]/stock.adobe.com

Il grande pregio delle foglie di Ginkgo biloba

Il maggior valore estetico di questo albero magnifico, è tutta nelle foglie. Leggere, di color verde medio, con la loro elegante forma a piccolo ventaglio, tanto utilizzate per decori raffinati anche nell’interior design, le sue foglie sembrano disegnate e intagliate appositamente. Sono attraversate da una serie di fitte e sottili nervature che originano dal punto d’inserzione del lungo picciolo e altrettanto disposte a ventaglio su tutta la lamina. Anch’esse conferiscono ulteriore grazia e bellezza. I due lobi delle foglie sono maggiormente evidenti nelle foglie giovani.

Il momento d’oro: uno straordinario valore aggiunto

Sotto l’azione della brezza creano una sorta di movimento che è quasi un leggerissimo tremante dondolio e il loro stormire è carezzevole. Ma è l’autunno il momento di massima emozione con Ginkgo biloba. Le foglie assumono una colorazione che lascia senza respiro: tutto si riveste di oro, un oro luminosissimo che illumina anche le giornate più uggiose dell’autunno. Passeggiare sotto ad essi, in questa stagione, crea giochi di luce dorati che coinvolgono non solo lo sguardo, anche lo stato d’animo rallegrandolo. È uno spettacolo senza eguali e nondimeno lo è l’erba sottostante quando le foglie si staccano formando tappeti dorati al suolo: pura poesia.

Tecniche colturali

Su ciò che necessita a Ginkgo biloba per vivere bene, non c’è molto da dire. Come già anticipato, è un albero molto resistente. Non viene attaccato da parassiti, fitofagi, patologie (comprese quelle fungine) e resiste senza problemi ad alti tassi di inquinanti dell’aria. Inoltre, per la sua resistenza ai venti, è anche una buona soluzione per creare barriere frangivento nelle zone più esposte.

Ginkgo biloba: facile, facilissimo

Resiste a temperature molto basse, fino a circa trentacinque gradi sotto lo zero. Non ha particolari richieste idriche, fatto salvo nei due anni dalla messa a dimora (come tutti gli alberi, del resto) e ama il sole e i climi leggermente più freschi che torridi. Predilige i terreni più sciolti e soprattutto drenanti ma si adatta anche ad altri tipi di substrato (purché senza ristagni), penalizzando però un po’ la velocità di crescita e lo sviluppo aereo. Si riproduce soprattutto per talea semilegnosa e margotta, nonché da seme. Non necessita di particolari concimazioni, giusto una volta l’anno con concime a lenta cessione. Importantissimo, invece: non tollera le potature. I rami cui vengono asportate delle porzioni, si seccano.

Molteplici pregi con una sola imperfezione, peraltro superabilissima

Unico neo: gli individui femminili producono un cattivo odore nel momento in cui i tanti pseudofrutti giungono a maturità e non c’è modo di sapere prima se l’albero che si sta acquistando sia maschio o femmina. Ci si accorge solo dopo una ventina d’anni, quando l’esemplare femminile inizia a fruttificare. Esiste un solo sistema per essere certi di acquistare un esemplare maschio: comprare piante che abbiano la certificazione del vivaista. Sono infatti ottenute da innesto e non da seme che è ciò che dà maggiori garanzie. Invero, da decenni Ginkgo biloba viene ibridato proprio per bypassare il fastidio di mettere a dimora piante femminili e per ottenere cultivar di forme e dimensioni più contenute, addirittura adatte anche alla coltivazione nei terrazzi e nei piccoli giardini.

La bellezza di un gruppo che si prepara all'autunno
La bellezza di un gruppo di Ginkgo che si preparano all’autunno – Foto [blew_f]/stock.adobe.com

Caratteristiche riassuntive di Ginkgo biloba

  • Nome botanicoGinkgo biloba
  • Tipo di pianta: albero, caducifolia
  • Famiglia: Ginkcoaceae
  • Origine: Cina
  • Dimensioni: altezza dai 30 metri e oltre; larghezza circa 8-9 metri a maturità
  • Colore dei fiori: non significativo
  • Foglie: flabellate, con un lungo picciolo e di color verde medio, bilobate
  • Periodo di fioritura: non significativo
  • Esposizione: sole, ma accetta anche la mezz’ombra
  • Resistenza al freddo: molto alta
  • Tossicità per animali e bambini: non segnalata. Date le proprietà farmacologiche di molte parti della pianta, è bene non assumerne
  • Utilizzo: piena terra, come esemplare o in macchia a gruppi dispari
  • Interessanti per api, impollinatori e farfalle: no
Oro puro
Oro puro – Foto [Nobuaki Aoki]/stock.adobe.com

 

Ivana Fabris
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