Plumbago capensis o Plumbago auricolata, è un’erbacea perenne a portamento arbustivo-sarmentoso che negli ultimi anni ha potuto avere una maggiore diffusione in tutta la Penisola, a causa degli inverni meno rigidi al nord. Si è diffusa per la sua bellezza in fioritura, quando produce infiorescenze ombrelliformi, di color azzurro indaco che la pianta emette in quantità dalla primavera fino ai primi freddi. La delicatezza del colore e la grazia dei fiori, danno un tocco di gentilezza alle composizioni sui balconi e sui terrazzi.
Origine e nomenclatura di Plumbago capensis
Plumbago capensis è originaria del Sudafrica ed è diffusa anche in Sud America. Riguardo il nome, invece, Plumbago non ha un’etimologia certa. Alcuni ritengono che derivi dal latino “plumbum” (piombo) per la credenza popolare che anticamente sosteneva che la pianta potesse curare l’avvelenamento da piombo. Altri ritengono derivi dal fatto che sempre anticamente questa pianta fosse utilizzata per curare un’affezione degli occhi chiamata plumbus. Altri ancora pensano che prenda il nome dalla colorazione dei suoi fiori definita azzurro plumbeo. L’epiteto specifico, invece, nel caso di auricolata deriva dal latino auricula che significa orecchietta nonché diminutivo di auris (orecchio) è riferito alla forma dei petali, mentre capensis deriva caput, che in latino vuol dire capo, e pare si riferisca al Capo di Buona Speranza, estremità a sud dell’Africa, nonché promontorio bagnato dall’Oceano Atlantico in Sudafrica. È volgarmente detta gelsomino azzurro o piombaggine.
Plumbago capensis, conoscerla meglio
Appartiene alla famiglia delle Plumbaginaceae e al genere Plumbago appartengono circa dieci specie, le più diffuse e note, oltre a P. capensis sono: P. indica, P. europaea e P. scandens. Plumbago capensis è una pianta da climi miti, vegeta infatti a temperature che non scendono sotto ai quattro/cinque gradi. Nei climi che predilige si comporta da sempreverde, mentre a latitudini dove le temperature sono più basse, tende a perdere le foglie e a comportarsi come semi-sempreverde. I rami sono sarmentosi, la crescita a volte è leggermente disordinata e, più che farla salire su un piccolo grigliato, meglio lasciare che i rami ricadano. Tutt’al più, è preferibile eliminare quelli che si intersecano, lasciando ricadere morbidamente gli altri. In piena terra può raggiungere i tre metri di altezza, mentre in vaso lo sviluppo è più contenuto. Esistono altre varietà di Plumbago capensis, di cui una a fiore bianco (‘Alba’).
Foglie e fiori
Le foglie sono oblunghe, verde chiaro e nascono a piccoli mazzetti di quattro-cinque sui rami. Questi crescono verticalmente per poi arcuarsi e tendono a lignificare. I calici dei fiori sono tubulari e cosparsi di una leggerissima peluria che tende a essere appiccicaticcia. Sono disposti in racemi e, all’apertura dei singoli fiori, si dispongono orizzontalmente assumendo portamento ombrelliforme. Sono composti da cinque petali e hanno antere molto ben visibili. Sono molto appariscenti proprio grazie all’azzurro indaco dei petali che contrasta perfettamente con il verde delle foglie e per la grazia con cui si dispongono su tutta la pianta.
Tecniche colturali di Plumbago capensis
È una pianta di facile coltivazione che non richiede particolari cure. L’unica condizione che va posta, è relativa alle temperature e, nel caso di coltivazione in vaso, va fatta attenzione che, anche nei climi più rigidi, la pianta sverni riparata ma in un range che va dai tre agli otto gradi di minima, non di più. Come per tutte le piante a fioritura continua, lo sfiorito va sempre eliminato per stimolare la nuova emissione di fiori,
Esposizione, substrato e concimazione
È coltivabile in piena terra solo nelle aree italiane dove gli inverni sono miti. Nelle restanti regioni, invece, è preferibile coltivarla in vaso così da poterla riparare dal freddo. È consigliabile non ritirarla in ambienti caldi: per la migliore coltivazione, è preferibile avvolgerla nel tessuto-non-tessuto sollevando il vaso da terra o, quantomeno, isolandolo dalla pavimentazione con un sottovaso oppure anche solo un foglio di cartone. Indispensabile che venga irrigata anche in fase di riposo, almeno una volta ogni venti giorni e nelle ore più calde.
Necessita di terreno sciolto, molto drenante e, soprattutto in vaso, per avere abbondanti e continue fioriture, è indispensabile che le concimazioni siano regolari (più o meno ogni dieci giorni) utilizzando concimi per piante fiorite. Richiede un’esposizione al sole, fermo restando che nei climi più caldi, è preferibile che nelle ore di maggior insolazione il sole sia filtrato. Tollera la mezz’ombra ma a condizione che sia molto luminosa.
Irrigazioni, moltiplicazione, patologie e potature
Le irrigazioni devono essere abbondanti e e giornaliere, ponendo attenzione che non ristagni acqua nel sottovaso. Non soffre di particolari malattie e/o parassiti, ma in caso di esposizione a caldo eccessivo e a non sufficienti irrigazioni, può venire attaccata dal ragnetto rosso. Tollera la salsedine e regge abbastanza bene la siccità ma è sempre preferibile che venga irrigata per non pregiudicare la fioritura. La potatura è molto importante. A fine fioritura o fine inverno, ridurre la quantità di rami che hanno fiorito, stimola la formazione di nuovi getti che portano fiori, poiché Plumbago capensis fiorisce su ramo nuovo. Si moltiplica soprattutto per talea o per divisione.
Caratteristiche di Plumbago capensis
- Tipo di pianta: erbacea perenne a portamento arbustivo-sarmentoso
- Famiglia: Plumbaginaceae
- Origine: Sudafrica e Sud America
- Dimensioni: h. massima in vaso, 80-100 cm. e l. fino a 40-60 cm.; in piena terra fino a 3 metri circa di h.
- Colore e forma dei fiori: infiorescenze ombrelliformi di color azzurro indaco
- Foglie: medie, intere, obovate, di color verde chiaro
- Periodo di fioritura: tarda primavera fino ai primi freddi
- Resistenza al gelo: non al nord; preferibile coltivare in vaso dove le minime scendono sotto ai 3-5 gradi
- Difficoltà di coltivazione: nessuna
- Esposizione: pieno sole, salvo qualche ora in mezz’ombra nelle aree più calde dell’Italia; tollera la mezz’ombra
- Potature: potare a fine fioritura o inizio primavera eliminando i rami che si intersecano per dare maggiore armonia alla forma della pianta
- Concimazioni: ogni 10 giorni circa con un concime per piante fiorite
- Malattie: teme i ristagni idrici
- Utilizzo ideale: pianta da vaso e piena terra nelle aree più calde
- Portamento: alto, sarmentoso con rami ricadenti
- Tossicità: può esserlo per i piccoli animali come gatti in caso di ingestione
- Interessante per api e impollinatori: sì
Ivana Fabris
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