Dal prossimo 24 aprile il nuovissimo JMuseo di Jesolo accoglierà circa 90 opere tra le più irriverenti e controcorrente dell’arte contemporanea. Banksy, ma anche Jago, TvBoy, Takashi Murakami, Liu Bolin, David LaChapelle e molti altri: artisti celebri e celebrati in tutto il mondo riuniti in una mostra straordinaria e dedicata all’arte del nostro presente, con opere iconiche e linguaggi compositivi in grado di giungere dritto al cuore di tutti.
Dal 24 aprile la città di Jesolo accoglierà nelle sale del JMuseo una mostra unica nel suo genere: Banksy&Friends: l’arte della ribellione, la mostra che racconta la contemporaneità attraverso gli occhi di alcuni tra i più influenti artisti viventi. Con le sue circa 90 opere, la mostra rappresenta una summa di quella che è l’arte contemporanea oggi, presentando al pubblico i lavori di artisti amatissimi come Banksy, Jago, TvBoy ma anche di altri nomi celebri e conosciuti a livello internazionale: da Liu Bolin, David LaChapelle, Takashi Murakami, Mr Brainwash, Obey fino ai noti italiani Angelo Accardi, LAIKA, MaPo, Laurina Paperina, PAU, Nello Petrucci, Andrea Ravo Mattoni, Rizek e Giuseppe Veneziano.
Tutti protagonisti di un’arte pubblica e sociale che è diventata ormai un linguaggio accessibile, diretto e di denuncia, in cui lo spettatore può immedesimarsi, perché parlano di una realtà contemporanea che ci appartiene. Curata da Piernicola Maria Di Iorio e con circa 90 opere, la mostra racconta storie “controcorrente”, ci parla di vita, di morte, di ingiustizia sociale, di guerre, narrate ora con spirito canzonatorio, ora con maestria lirica o anche con un deciso tono di attacco. Quello che è sicuro è che il messaggio non è mai banale né scontato, scuote le coscienze, indigna, commuove. Hanno creato una rottura con i riferimenti classici del mondo dell’arte e della sua fruizione, rifiutando di entrare a far parte di un sistema chiuso ed escludente. Ironia della sorte, questi artisti ribelli con le loro opere e la narrazione che li identifica, sono diventati molto ricercati e attualmente sempre più centrali nell’interesse del pubblico e dei musei e centri d’arte contemporanea.
La mostra è prodotta dal Comune di Jesolo e organizzata da Piuma e Arthemisia. Il percorso di mostra è introdotto dall’esposizione delle opere di Jago, giovane scultore italiano che ha raggiunto in pochi anni una fama internazionale. Jago utilizza il marmo come materiale nobile, ma tratta temi fondamentali dell’epoca che abita, instaurando un rapporto diretto con il pubblico mediante l’utilizzo di video e dei social network, per condividere il processo produttivo. Qui presenta tra le altre Memoria si sé (2015), Taste of Liberty (2019) e Donald (2018). A proseguire TvBoy, per cui gli insegnamenti dell’universo fumettistico e dei cartoon giapponesi si addensano con la dimensione evocativa di pop part e urban art definendo la poetica della sua arte. Le sue opere sono caratterizzate da un forte realismo, i contorni delle figure sono ben riconoscibili.
Immigrazione, violenza di genere, attenzione verso l’ambiente e le problematiche che derivano dall’immaginario consumistico assumono una simbologia accessibile e concreta, in cui gli oggetti e le iconiche personalità della società divengono simboli di un nuovo scenario contemporaneo; apparentemente decontestualizzati, ma estremamente rappresentativi e inequivocabili. Tra i suoi numerosi lavori esposti Contemporary Adam (2021), Love in the time of Covid (2020), Venite avanti (2020) e The Fast Supper (2021). David LaChapelle, fotografo statunitense è entrato nella rosa dei dieci fotografi più importanti al mondo grazie ai suoi scatti surreali, caratterizzati da colori brillanti e fluo, frutto di un lavoro artigiano in cui le composizioni sono elaborate e i colori sono saturi. Il suo lavoro è stato spesso descritto come barocco, perfino eccessivo, in cui è chiara una visione della modernità caratterizzata da una spiccata ironia.
La sua è una fotografia fortemente costruita: LaChapelle adora raccontare la modernità a modo suo, molto pop e senza intellettualismi. Le sue opere, che spaziano da ritratti di celebrità a scene fantastiche e oniriche, offrono un commento critico sulla cultura contemporanea e sulle sue ossessioni: fama, consumismo, sensualità, bellezza e spiritualità. E proprio la spiritualità segna l’evoluzione dell’arte di LaChapelle, aggiungendo un ulteriore strato di profondità al suo lavoro. Nel caso dell’istrionico Rebirth of Venus (2009), in mostra, la sua poetica è un amalgama unico di estetica pop e surreale, critica sociale e culturale, mentre l’interesse emergente per la spiritualità si evince dall’opera The Holy family with St. Francis del 2019.
Da un estremo all’altro del planisfero si intensifica l’intreccio di riflessioni su temi che nascono da un linguaggio specifico ma che, in realtà, fissa le sue trame nei contesti più disparati. Liu Bolin è un artista cinese di fama internazionale, conosciuto per le sue performance di fotografia mimetica. Nato nella provincia dello Shandong nel 1973, appartiene a quella generazione artistica dei primi anni Novanta, che si è fatta largo tra le macerie della Rivoluzione Culturale, in una Cina travolta da un rapido sviluppo economico, e in un momento di relativa stabilità politica. Bolin rimane immobile come una scultura di carne e ossa, il suo corpo, accuratamente dipinto, si integra nello spazio, sfugge alla vista, svanendo nel contesto alle sue spalle, scenari urbani di ogni tipo, oggetti, architetture.
Si tratta di un lavoro lungo e complesso, che può durare anche molti giorni, la fotografia è solo il risultato ultimo di un meticoloso procedimento artistico, dalla scelta del luogo alla pittura corporale. Ha fatto del camouflage la sua arte, camaleontici self-portrait, che sono un connubio perfetto di fotografia, installazione, performance e body painting. Le sue azioni mimetiche divengono strumento di denuncia di problematiche sociali, politiche e ambientali: dallo sfrenato processo di urbanizzazione delle megalopoli cinesi, alla tutela e conservazione del patrimonio artistico in Italia (in mostra) Hiding in Italy, Colosseo n°1 dalla spinosa questione dell’immigrazione, al dilagare del consumismo, della sequenza di scatti dal titolo “Shelves”, realizzata tra gli scaffali, colmi di merce, dei supermercati. L’occultamento del corpo, il privarsi dell’identità umana per diventare “cosa tra le cose”, costituisce il tratto distintivo del suo linguaggio e della sua personale visione della realtà che lo circonda.
A seguire troviamo le opere di Rizek, l’artista che con la cifra estremamente identitaria e viva dei suoi stencil, narra l’asprezza di condizioni sociali difficili, mai banali. Inizia la sua attività nei primi anni 2000 a Roma, ispirandosi allo street artist inglese Banksy. Le sue opere, realizzate con la tecnica dello stencil, hanno un forte impatto visivo e concettuale. Molti lavori puntano a denunciare ipocrisie e contraddizioni della società contemporanea. Rizek non risparmia nessuno, dalla Chiesa ai potenti, creando immagini ironiche e dissacranti. La sua street art si caratterizza per l’uso del nero e rosso, colori dal forte impatto per creare opere immediate e incisive. Con la sua arte di strada irriverente e pungente, Rizek porta all’attenzione temi scomodi, puntando il dito contro le storture del sistema. Rappresenta una delle voci più critiche e provocatorie nel panorama street art italiano. Rizek, da parte sua, con i suoi interventi sui muri non ha mai fatto qualcosa solo per denaro, il conformismo globale o alla moda; è sempre andato controcorrente rispetto a certi valori imposti, ha sempre seguito il cuore e le sue passioni, ha scelto la libertà. Qui esposti Pietà, un inedito del 2017, Unrequired Love (2022) e Angel Red del 2021.
Con un percorso da artista visivo in costante evoluzione, Pau (frontman dei Negrita), in un dialogo tra il pop, l’Urban e la Street art, con la sua serie delle Santa Suerte, straordinario esercizio di tecnica mista Linocut e Retouche con acrilico, markers, penna a sfera e timbri, ritrae la Dea Bendata; una potente figura femminile che supera i confini della religione, proponendo un modello di forza che valica confini di spazio e tempo, consacrandosi come immortale. Nessuna bozza o disegno preparatorio, la sostituzione dei colori ad olio con l’uso delle bombolette e un intervento diretto sul muro: questo è lo straordinario modus operandi di Andrea Ravo Mattoni. La sua scelta di riprodurre i capolavori dell’arte, oltre a dimostrare un talento fuori dal comune, ha il merito di rompere la linea netta di confine che divide l‘arte classica e rinascimentale dell’arte odierna. In mostra si possono ammirare due sue opere, Caravaggio. Ragazzo morso da un ramarro (2022) e Vermeer. Ragazza con l’orecchino di perla (2022).
Laika, artista sincronicamente indipendente, misteriosa e libera, il cui nome d’arte è un omaggio alla cagnetta che salì sullo Sputnik nel 1956, si definisce un’attacchina che pratica la riflessione e ne fa arte istantanea. Con la visione disincantata e ironica di Laika, l’attenzione rimane viva, tenace come i suoi poster e adesivi, effimeri tableau vivant, che attraggono interesse e sguardi al nostro passaggio per strada. Lo so è “solo” un poster, ma si può dire molto con la carta, si può dire tutto!, dichiara l’artista. Immediata e diretta, la sua produzione mette in risalto l’inquietudine sociale e il disagio interiore, che si trasformano in una denuncia visiva e politica di grande forza, come nel caso delle due opere in mostra Donna, Vita, Libertà, #nonunadimeno e Zapatos Rojos – Save Afghan Women. Yellow Burqa version.
A seguire il percorso un’immagine che non ha bisogno di presentazioni: tutto è speranza, Hope (2019) appunto, la più efficace illustrazione politica americana dai tempi dello Zio Sam realizzata da Obey che renderà memorabile la vittoria di Barack Obama, il primo afroamericano a ricoprire la carica di Presidente degli Stati Uniti d’America. L’artista non si è mai schierato apertamente dalla parte di Obama: è rimasto fedele al suo essere ribelle. Dopo una serie di campagne molto forti contro le decisioni di Bush (Guerra in Iraq o Patriot Act per esempio), ha visto in Obama la sua perfetta antitesi ed ha quindi trovato coerente supportare la sua candidatura. Esposto qui anche un altro famoso manifesto di Obey, We, the people, are greater than fear (2017).
Giuseppe Veneziano è oggi uno dei principali artisti italiani della corrente new pop. Con il suo linguaggio pittorico, insieme originale e riconoscibile, l’artista affronta temi sensibili come la politica, il sesso e la religione, attraverso cui ci fornisce un’immagine diretta, oggettiva e smaliziata della società odierna. Le sue tele sono abitate da personaggi della storia e celebrità del presente, icone del cinema e personaggi dei fumetti e dei cartoni animati, come Van Gogh vs Micke Tyson (2018), La Strage degli Innocenti (2023) e La creazione della mascherina (2020). Per Veneziano non c’è differenza tra messa in scena e realtà, elementi che tendono a mescolarsi e confondersi nell’odierna società mediatica. L’artista lavora sull’impatto iconico dei suoi soggetti e sulla stratificazione emotiva che essi evocano in noi, che siano estrapolati da un’opera del passato, da una striscia a fumetti o da una foto di cronaca.
MaPo realizza opere con i protagonisti di Walt Disney, il creatore di quella che è forse la più forte iconografia del ‘900, e li inserisce nel panorama del lusso, tra carte di credito, marchi di moda e champagne: i cartoni animati “mimano” la vita e forse anche il lusso è in un certo senso parte di una recita quotidiana che ognuno di noi (o almeno chi se lo può permettere) utilizza per imporre il proprio status. Topolino e il Dom Perignon, Zio Paperone e American Express, Minnie e Dolce e Gabbana: in fondo sono tutti simboli del mercato globale e paradossalmente i prodotti “immaginari” sono alla portata di tutti, mentre quelli reali di pochissimi.
Mr. Brainwash, definito come colui che ha generato la collisione tra street art e pop art, spesso accosta icone culturali e contemporanee come Marilyn Monroe in Stay Safe o Kate Moss. È fortemente influenzato da artisti pop come Andy Warhol e Keith Haring. Utilizzando e riutilizzando immagini e temi popolari presi in prestito da altri artisti famosi come in Mona Linesa (2009) o a esempio gli animali con palloncini d’acciaio di Jeff Koons come in Big City, Big Dreams – Red e in Big City, Big Dreams – Rosa e Throwing Man di Banksy in Because I’m worthless, Mr Brainwash allinea le sue intenzioni artistiche con quelle degli artisti pop originali producendo opere d’arte per tutti che possono essere vissute ovunque. Laurina Paperina, figura ironica e irriverente, che prende di mira l’arte contemporanea, la politica, la società dei consumi e la cultura popolare, dimostra una grande capacità di mescolare elementi della cultura popolare con critiche sociali e politiche. Le sue opere spesso affrontano temi come la politica internazionale, il consumismo sfrenato, la fama dei personaggi mediatici e l’ossessione per l’immagine, come si può vedere in Hungry Cookies (2020) e Scary movie del 2019. Attraverso il suo approccio dissacrante invita il pubblico a riflettere sui temi trattati, spingendolo a mettere in discussione le convenzioni e a adottare una prospettiva critica nei confronti della società contemporanea.
Le storie controcorrente si susseguono rapide, immediate con le suggestioni del famoso artista giapponese Takashi Murakami, noto per le sue opere in stile superflat che mescolano influenze della tradizione artistica nipponica con elementi della cultura popolare e consumistica. Già durante gli studi inizia a nutrire interesse per la cultura underground giapponese, in particolare manga e anime. Queste forme artistiche basse, disprezzate dell’élite artistica, diverranno centrali nella sua opera. Negli anni ‘90 Murakami elabora il suo personale stile superflat, che combina bidimensionalità tipica dei manga e critica della società dei consumi. Le sue opere ritraggono spesso personaggi kawaii, colorati e deformed, mutuati dai cartoni animati. Queste figure infantili e giocose celano però un messaggio più profondo e satirico sulla superficialità della società contemporanea. Tra i personaggi iconici creati da Murakami vi sono il simpatico funghetto Mr. Dob, qui esposto E poi…white – Mr Dobe e il morbido fiore smiley, Flowerball e Flowers. Entrambi riflettono l’ossessione dei giapponesi per il kawaii ma anche la loro alienazione nel mondo dei consumi di massa.
Oltre a pittura e scultura, Murakami sperimenta vari media, come merchandising, video, animazione. Collabora con brand di moda e di lusso, mescolando alto e basso e interrogandosi sul concetto di originalità nell’era della riproducibilità tecnica. Viene ribattezzato l’Andy Warhol giapponese per la sua attitudine imprenditoriale e l’ibridazione tra arte colta e cultura popolare. Oggi Murakami è uno degli artisti nipponici più influenti al mondo e continua a sondare ossessivamente il rapporto tra cultura underground e mainstream. Le opere di Angelo Accardi illustrano visioni surreali della vita quotidiana su fondali realistici di paesaggi urbani. I suoi pezzi sono animati da immagini pittoriche della cultura pop nel corso dei secoli, che a loro volta rivelano ironicamente l’evoluzione del linguaggio visivo, come Blend e Misplaced. Accardi è sempre stato alla ricerca di nuove sensazioni nell’arte, e questa è stata una componente cruciale nello sviluppo del suo stile artistico unico.
Nello Petrucci è un artista visivo e filmmaker italiano che vive tra Pompei e New York. Si è distinto per il suo stile che combina “il collage”, con la sovrapposizione di manifesti presi dalla strada, e le stampe in “halftone”. Questa fusione creativa dà vita a un universo artistico coinvolgente, ricco di suggestioni e simbolismi, che ispira profonde riflessioni sulle questioni sociali più urgenti del nostro tempo. Inizia la sua carriera come filmmaker, ha studiato cinematografia a Roma presso la N.U.C.T. prima di laurearsi in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Ha collaborato con grandi registi cinematografici e le sue radici e l’influenza dello stile di pittura pompeiana sono spesso evidenti nelle sue opere, che lo hanno reso uno degli artisti di street art più rispettati del momento. Secondo Banksy, di cui sono esposte dodici opere, tra cui le famose Girl with baloon, Queen Vic, Because I’m worthless e Bomb Love, l’arte può essere usata come arma. Un muro è una grande arma, qualcosa con cui si può colpire o toccare qualcuno. Le strade, i muri e i ponti delle città di tutto il mondo sono la sua tela, creando immagini spesso divertenti e sorprendenti con principi contro la guerra, anticapitalisti e anti-idolatria. È interessante notare che Banksy non spiega mai le sue intenzioni al pubblico anzi, l’artista si affida proprio alle percezioni del pubblico che definisce preziose. jmuseo.it
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