Palazzo Grassi – Punta della Dogana presenta un programma di appuntamenti da lunedì 15 a lunedì 22 aprile 2024, che comprende da due concerti nell’atrio di Palazzo Grassi a ingresso libero, giovedì 18 e venerdì 19 aprile, una giornata di apertura straordinaria delle due mostre in corso martedì 16 aprile. Il Teatrino di Palazzo Grassi ospita domenica 21 aprile un incontro pubblico nell’ambito del public program di “Con i miei occhi” la mostra del Paglione della Santa Sede alla Biennale Arte 2024, curata da Bruno Racine, direttore di Palazzo Grassi – Punta della Dogana, e Chiara Parisi, direttrice del Centre Pompidou – Metz. Nel foyer del Teatrino da lunedì 15 a lunedì 22 aprile, torna la possibilità di scoprire l’installazione video di Edith Dekyndt “Song to the Siren”.

Palazzo Grassi

I concerti di Maya Dunietz e Devonté Hynes nell’atrio di Palazzo Grassi

In occasione della mostra “Ensemble” dedicata all’arte di Julie Mehretu, Palazzo Grassi – Punta della Dogana – Pinault Collection presenta nell’atrio di Palazzo Grassi due concerti gratuiti (accesso su prenotazione), giovedì 18 e venerdì 19 aprile, realizzati in collaborazione con la Bourse de Commerce di Parigi, con la partecipazione della pianista e compositrice Maya Dunietz e del compositore Devonté Hynes. Giovedì 18 aprile, dalle ore 21.30, Maya Dunietz insieme a un ensemble di dieci strumenti, reinterpreta opere della leggendaria compositrice etiope Emahoy Tsege Mariam Guebru (1923-2023), la cui musica spirituale è stata oggetto di una appassionata riscoperta negli ultimi vent’anni e le cui origini rintracciano quelle di Julie Mehretu, protagonista della mostra “Ensemble”. L’esibizione include composizioni originali ripensate per archi, in omaggio al desiderio di Emahoy Tsege Mariam Guebru di estendere l’esecuzione delle sue composizioni a strumenti diversi dal pianoforte. Questa performance nasce da un lavoro di riscoperta, un viaggio nell’archeologia musicale di una grande compositrice, nascosta per tanti anni dalle pieghe della storia, ma che in questo modo ritorna alla luce con un’opera unica e potente.

Maya Dunietz entra in contatto con l’opera di Emahoy Tsege Mariam Guebru intorno al 2006, anno della pubblicazione della collezione di dischi “Ethiopiques”, in cui per la prima volta compaiono le composizioni della misteriosa autrice etiope. La storia di Emahoy Tsege Mariam Guebru è fatta di esili e rinunce: nata nel 1923 in una famiglia aristocratica di Addis-Abeba, capitale dell’Etiopia, all’età di 6 anni è costretta a lasciare il Paese per raggiungere l’Europa, dove avvia la sua formazione. Tornata in Etiopia, è costretta a un secondo esilio, ma questa volta sull’isola dell’Asinara durante la seconda guerra italo-etiopica, dove conquista una borsa di studio musicale dalla Royal Academy di Londra che purtroppo non potrà mai frequentare e, disperata, al suo rientro in Etiopia, si dedica alla vita monastica, cosa che le permette però di proseguire nei suoi studi musicali. Scrive composizione per violino, pianoforte e organo e pubblica finalmente le sue prime registrazioni in cui mescola influenze europee e tradizione etiope con una libertà formale unica. Un’opera ariosa e malinconica che fonde delicatamente pianoforte classico, ragtime, gospel e musica popolare etiope, riportata alla luce nel 2006. Maya Dunietz la scopre e affascinata dai suoi brani senza tempo, decide di partire alla ricerca di Emahoy Tsege Mariam Guebru che incontra presso un monastero etiope di Gerusalemme. Le due musiciste creano un legame così stretto che Emahoy affida i suoi spartiti a Maya Dunietz che nel 2013 rilascia una prima serie di pubblicazioni che interpretano l’opera della compositrice etiope. Emahoy Tsege Mariam Guebru muore nel marzo 2023, per tutta la sua vita non ha mai smesso di comporre e suonare il suo pianoforte verticale.

Il giorno successivo, venerdì 19 aprile, sempre dalle ore 21.30, il protagonista della serata è il compositore, polistrumentista, cantante e autore britannico Devonté Hynes, recentemente nominato per due Grammy Awards per il suo album di debutto nella musica classica, “Fields”. Nell’atrio di Palazzo Grassi, Hynes si esibisce in un tributo all’opera dell’autore minimalista afroamericano Julius Eastman (1940-1990), che include la reinterpretazione di “Femenine” del 1974, brano che ha ispirato il ciclo di dipinti di Julie Mehretu “Femenine in nine”. Figura nota dell’avanguardia musicale newyorkese, Julius Eastman è un compositore, pianista e cantante nato nel 1940. Negli anni Settanta, nonostante tutte le difficoltà, la mancanza costante di fondi, ma con alcune composizioni destinate al successo già tra le mani, si unisce alla scena musicale sperimentale newyorchese, collaborando con John Cage, Arthur Russell, Meredith Monk e Peter Maxwell Davies. Nel 1990, dopo sette anni di sregolatezza, Eastman muore e cade nell’oscurità. La sua arte è stata dedicata alle tensioni razziali che dividevano gli Stati Uniti, scegliendo titoli provocatori per le sue composizioni (Evil N****r ; Crazy N****r ) con l’obiettivo di scuotere la morale della società borghese dell’epoca. In parte ispirati all’inno di Patti Smith, questi titoli controversi intendevano onorare gli africani per la loro importanza nella storia della costruzione dell’economia americana e costituiscono una delle singolarità del suo lavoro.  

Il catalogo “Pierre Huyghe. Liminal” e il podcast “Ensemble”

Martedì 16 aprile, dalle 10.00 alle 19.00, le mostre “Pierre Huyghe. Liminal”, in corso a Punta della Dogana, e “Julie Mehretu. Ensemble”, a Palazzo Grassi, sono aperte in via del tutto eccezionale, per accogliere il pubblico in visita alla Biennale Arte 2024. Una giornata molto speciale che offre nuove occasioni di approfondimento dei due progetti espositivi. A partire dalla stessa data sono infatti disponibili sia il catalogo “Pierre Huyghe. Liminal” nella versione inglese, pubblicato da Marsilio Arte, in collaborazione con Les Éditions Dilecta per l’edizione francese, e il podcast “Ensemble” co-prodotto dall’istituzione con Chora Media e dedicato alla personale di Julie Mehretu.

Il catalogo “Pierre Huyghe. Liminal” è trilingue, italiano, inglese, francese, e realizzato con progetto grafico di Irma Boom. Il volume contiene i testi di François Pinault, Presidente di Palazzo Grassi — Punta della Dogana, Bruno Racine, Direttore e amministratore delegato di Palazzo Grassi — Punta della Dogana, Tristan Garcia, filosofo e scrittore, Patricia Reed, artista, scrittrice e designer, Tobias Rees, professore e filosofo, Chiara Vecchiarelli, filosofa e curatrice, oltre a una conversazione tra Anne Stenne, curatrice della mostra, e Pierre Huyghe. Disponibile online su tutte le piattaforme di ascolto e sul sito di Palazzo Grassi a partire dal 16 aprile 2024, il podcast “Ensemble” è una narrazione in due episodi, trilingue (italiano, inglese, francese) realizzata da Chora Media e Palazzo Grassi in occasione della mostra personale di Julie Mehretu.

Per il terzo anno consecutivo, dopo i podcast “Una specie di tenerezza. Marlene Dumas tra parole e immagini” sulla vita e l’opera di Marlene Dumas e “Chronorama. Istantanee dal Novecento” dedicato all’archivio fotografico Condé Nast, Palazzo Grassi e Chora Media presentano un progetto editoriale in collaborazione che approfondisce le esposizioni in corso presso l’istituzione veneziana, con il coinvolgimento di autori italiani e internazionali. L’autore di “Ensemble” è Ivan Carozzi e le voci narranti sono di Sara Poma per l’italiano, Kaitlin Prest per la versione in inglese, e Chloé Barreau, per il francese. “Ensemble” racconta la grande mostra di Julie Mehretu a Venezia, attraverso la storia di un’artista nata nella tumultuosa Etiopia degli anni Settanta e cresciuta negli Stati Uniti di Ronald Reagan, capace di raccontare le fratture e le oscillazioni del nostro tempo attraverso un linguaggio pittorico di vera grazia e rara potenza.

Public Program. “Con i miei occhi”

Il Padiglione Santa Sede alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia. In occasione della Biennale Arte 2024, domenica 21 aprile 2024, il Teatrino ospita un incontro pubblico, curato da Hans Ulrich Obrist, nell’ambito del public program del Padiglione della Santa Sede alla Biennale Arte 2024. L’appuntamento approfondisce il progetto espositivo “Con i miei occhi”, realizzato con la curatela di Bruno Racine, direttore di Palazzo Grassi – Punta della Dogana, e Chiara Parisi, direttrice del Centre Pompidou-Metz, che propone la sperimentazione di una comunità artistica inedita in cui gli artisti invitati a presentare le proprie opere dialogano, lavorano e producono in strettissima sintonia con le detenute della Casa di Reclusione Femminile di Venezia – Giudecca.

Il Padiglione rappresenta una realtà inedita e senza precedenti in cui artisti internazionali sono chiamati a realizzare un intervento a partire dal contesto e con il coinvolgimento attivo delle detenute, concorrendo alla costruzione di una comunità artistica che sfida le convenzioni attraverso l’arte, la poesia, l’umanità e la cura. L’appuntamento si svolge alla presenza di Sua Eminenza il Cardinale José Tolentino de Mendonça e di alcuni degli artisti coinvolti, come Claire Fontaine (Fulvia Carnevale e James Thornhill), Sonia Gomes, Claire Tabouret e Simone Fattal. Ingresso libero sino a esaurimento posti. 

Edith Dekyndt. “Song to the Siren”

Dal lunedì 15 a lunedì 22 aprile 2024, Palazzo Grassi – Punta della Dogana presenta presso il foyer del Teatrino l’installazione video dell’opera “Song to the Siren” di Edith Dekyndt, che torna visibile al pubblico gratuitamente negli orari di apertura dello spazio e in occasione degli eventi serali in programma nell’auditorium. Nella luce di un mattino d’autunno del 2022, Edith Dekyndt ha filmato una giovane donna sdraiata tra le acque della laguna, accanto al monumento alla Partigiana che si trova lungo la riva, di fronte ai Giardini della Biennale a Venezia. La giovane stringe nella mano un panno bianco e, come per consolarla, pulisce o forse accarezza una statua di bronzo, parzialmente immersa, le mani legate dietro la schiena: è la figura di una delle tante partigiane giustiziate durante la Seconda Guerra mondiale. In questo video presentato all’interno del Teatrino di Palazzo Grassi, Edith Dekyndt porta lo spettatore a riflettere sul compito di coltivare e preservare la memoria di quei tragici avvenimenti, affinché non si ripetano mai più.

La scultura, realizzata nel 1969 da Augusto Murer, è posizionata su una struttura e un basamento idraulico progettato dall’architetto Carlo Scarpa. Song to the Siren fa parte di una serie di performance di Edith Dekyndt in cui lo stesso gesto viene compiuto su altri monumenti pubblici, scelti in virtù della loro risonanza nella contemporaneità. I titoli degli interventi riprendono sempre il titolo di qualche canzone, le cui parole risuonano eternamente. In questo caso la canzone è “Song to the Siren”, scritta da Larry Beckett e Tim Buckley e interpretata nel tempo da numerosi artisti, da This Mortal Coil a Robert Plant: “Here I am, waiting to hold you”. Il calendario completo della stagione culturale è disponibile sul sito di Palazzo Grassi, alla pagina “calendario”. pinaultcollection.com

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